[autismo-biologia] commento a un articolo di rassegna sugli interferenti endocrini

Marina Marini marina.marini a unibo.it
Mar 12 Mar 2019 14:04:53 CET


Aderisco con piacere alla proposta della dottssa Mariani-Cerati di commentare l’articolo Current Knowledge on Endocrine Disrupting Chemicals (EDCs) from Animal Biology to Humans, from Pregnancy to Adulthood: Highlights from a National Italian Meeting https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6032228/

Si tratta di una rassegna molto importante, che avrebbe dovuto trovare grande risonanza sui mezzi di comunicazione a tutti i livelli. In maniera molto documentata (sono 315 gli articoli scientifici citati) vi si discute gli effetti dell’immissione nell’ambiente di un migliaio di sostanze chimiche di sintesi definite come “interferenti endocrini”, essenzialmente molecole che interferiscono in vario modo con i segnali che le cellule degli organismi pluricellulari si scambiano tra loro per coordinare la loro attività.

Gli effetti di queste molecole riguardano in genere gli ecosistemi, in quanto molecole e meccanismi di comunicazione sono molto conservati evolutivamente, quindi le stesse molecole alterano le comunicazioni cellula-cellula dei vegetali, degli invertebrati e dei vertebrati, uomo compreso. Questo non significa solo che gli effetti di tali molecole si possono riscontrare su una scala globale, ma ha anche due implicazioni importanti: ci fornisce innumerevoli modelli epidemiologici che provano gli effetti di tali molecole e ci ammonisce sul fatto che qualunque composto noi progettiamo per limitare i danni da parassiti o da commensali può danneggiare anche noi.

Sono interferenti endocrini molte sostanze chimiche che sono state immesse nell’ambiente ai fini più disparati, dai pesticidi ai ritardanti di fiamma, da componenti della plastica (ftalati, bisfenoli) a prodotti inquinanti che si formano nel corso di vari processi di produzione industriale (alchilfenoli, metalli, diossine, idrocarburi aromatici policiclici).

Siamo abituati a considerare come pericolosa l’attività di molecole in grado di danneggiare le molecole biologiche, in particolare il DNA: ma, nel caso degli interferenti endocrini, il danno genotossico è meno rilevante del danno epigenetico. In breve, più che mutazioni, si determinano difetti nella regolazione dell’attività dei geni, che vengono inibiti o attivati in maniera impropria, in quanto gli interferenti endocrini agiscono sui fattori di trascrizione e/o sui meccanismi epigenetici, ossia sui meccanismi che regolano l’accessibilità della cromatina alla sua trascrizione. Questo spiega perché gli interferenti endocrini agiscono a concentrazioni molto basse (una parte per milione o addirittura per miliardo), che sono le stesse a cui agiscono numerosi ormoni, fattori di crescita, citochine, morfogeni.

Va da sé che l’esposizione a tali sostanze nel periodo embrionale o perinatale ha un’influenza enorme sui processi di sviluppo e non dobbiamo stupirci se ne risente in particolare il neurosviluppo, che, nell’uomo, si protrae anche nei primi anni di vita e che dipende da segnali, ancora poco noti, che diverse aree del cervello si scambiano tra loro in concentrazioni e in tempi critici.

I processi epigenetici lasciano tracce anche a livello dei gameti, per cui l’esposizione materna a interferenti endocrini può avere anche effetti transgenerazionali, ripercuotendosi non solo sugli embrioni e sui feti ma anche sulla loro progenie.

Limitandoci ad elencare rapidamente gli ambiti su cui agiscono gli interferenti endocrini in generale, senza entrare nel merito di dosi, tempi di esposizione, tipo di sostanza, meccanismi di azione, troviamo un’impressionante serie di patologie e alterazioni, di cui si riscontra un aumento esponenziale e che entrano tutte nella categoria delle patologie non trasmissibili; molti problemi sono associati ad alterazioni dell’asse HPT (ipotalamo-ipofisi-tiroide), il che giustifica la terminologia di “interferenti endocrini” in senso stretto.

-alterazioni del neurosviluppo, disordini dello spettro autistico (ASD), Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (AHDH), dislessia, discalculia, disprassia, ritardi e deficit cognitivi ed emozionali in genere, aggressività, ansietà, difficoltà di apprendimento, patologie neurodegenerative come il morbo di Parkinson;

-alterazioni dello sviluppo socio-sessuale e del comportamento parentale;

-alterazioni del metabolismo, tra cui “epidemia” di obesità e di diabete di tipo 2; da notare che di questa “epidemia” sono stati accusati i comportamenti alimentari e lo stile di vita sedentario, ma gli interferenti endocrini svolgono un ruolo molto importante e su diversi piani nel determinare queste alterazioni;

-femminilizzazione o mascolinizzazione dei feti e dei neonati; aumento dell’infertilità, sia maschile sia femminile; pubertà precoce;

-cancerogenesi, con incremento di tumori in età pediatrica.

La portata degli interferenti endocrini è quindi impressionante e costituisce un pericolo gravissimo per il futuro stesso dell’umanità, tanto che dovremmo chiederci perché se ne parli così poco. Ricordo qualche inchiesta televisiva della Gabbanelli o di Jacona, ma mi stupisco che abbiano avuto una risonanza molto limitata, forse per la nostra cronica mancanza di cultura scientifica o per la capacità ipnotica esercitata da diversivi, divertimenti, notizie irrilevanti, fenomeni di costume, politica dell’apparire… Insomma, questa importante rassegna dovrebbe indurci a discutere sul piano politico e sociale, in modo da assumere decisioni responsabili. Sul piano della ricerca, dovrebbe cambiare anche le prospettive e gli obbiettivi dei decisori, che dovrebbero indirizzare opportunamente le scelte dei finanziamenti alla ricerca.

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