[autismo-biologia] Ancora un dramma nel mondo della disabilità

Sonia Zen soniazen.rusticali a gmail.com
Ven 7 Set 2018 21:42:42 CEST


Grazie Benedetta per aver fatto sentire la presenza di Angsa in queste
tragedie che sono per noi una pugnalata.
Mi chiedo se non ci siano responsabilità da parte dei servizi che lasciano
a casa i ragazzi disabili a completo carico della famiglia.
Se poi una mamma non.più giovane si ritrova con um carico di assistenza
elevata é quasi inevitabile la depressione per burn out. C'era stato  in
precedenza un tentativo di suicidio. Per cui la fragilità era tangibile. E
la,tragedia annunciata
Sonia Zen Presidente Angsa Veneto

Dato che i dati Censis del 2012

   -

   ben il 96% delle persone con autismo vivono in famiglia;
   -

   sono richieste 17,1 ore di assistenza al giorno;
   -

   si riscontra il 65,9% di impatto negativo sulla vita lavorativa delle
   famiglie (che raggiunge il 68,9% delle famiglie dei gravi);
   -

   il 25,9% delle madri lascia il lavoro;
   -

   il 23,4% delle madri chiede il part-time.



Il ven 7 set 2018, 21:19 demartisbenedetta <demartisbenedetta a gmail.com> ha
scritto:

>
>
>
>
> Inviato da smartphone Samsung Galaxy.
>
>
>
>
> Una madre che uccide i suoi figli. L'atto più anormale di tutti.
>
> Ancora un dramma che riguarda la disabilità. Una madre in Sardegna uccide
> col fucile i suoi gemelli disabili di 42 anni.
> Leggendo altre fonti sembra non si tratti di abbandono e solitudine.
> Non in questo caso. Mi torna in mente l'altro dramma successo a Novara
> solo qualche anno fa. Anche in questo caso sembra ci fosse l'assistenza
> indiretta in denaro. Una sorella medico molto presente. Famiglia allargata
> e servizi sociali.
>
> Proprio come per il papà di Novara, credo si tratti di depressione. Quel
> male di vivere di cui soffrono un gran numero di persone. Posso solo dire
> che a peggiorare il quadro, ci sono certe disabilità che mettono a dura
> prova l'equilibrio psichico più di altre disabilità.
> È un destino infame quello di chi ama perché non permette di uscire da
> quel "ricatto emotivo" che l'amore ci fa provare con i nostri cari più
> fragili.
> Dobbiamo noi genitori, figli o fratelli  imparare ad allontanarci un poco
> da loro, fare altro, parlare d'altro, per riprendere linfa vitale.
> Lo dobbiamo fare per "durare" più a lungo nel tempo e per concederci un
> poco di normalità. E per permettere ai nostri cari di vivere altre
> relazioni, altrettanto importanti.
> Certo che fuori casa ci servono altri supporti, altrimenti ci sentiremo e
> diventeremo indispensabili. Ma crolleremo prima, inevitabilmente.
> Dobbiamo invece, come dovere sociale, costruire i supporti per il sostegno
> alla persona fragile e alla sua famiglia. Altrimenti succederà ancora, e
> ancora.....
>
> Benedetta Demartis per Angsa
>
> _______________________________________________
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> ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).
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