[autismo-biologia] disturbo socio pragmatico comunicativo

daniela a autismo33.it daniela a autismo33.it
Sab 9 Giu 2018 21:30:29 CEST


Ho inoltrato la richiesta di Elisabetta Lalumera anche a Giacomo Vivanti
che in risposta mi ha segnalato i seguenti articoli

Early pragmatic language difficulties in siblings of children with autism:
implications for DSM-5 social communication disorder? Meghan Miller,
Gregory S. Young, Ted Hutman, Scott Johnson, A.J. Schwichtenberg, and
Sally Ozonoff. Journal of Child Psychology and Psychiatry 56:7 (2015), pp
774–781

Identifying High Ability Children with DSM-5 Autism Spectrum or Social
Communication Disorder: Performance on Autism Diagnostic Instruments. 
Megan Foley-Nicpon,  Staci L. Fosenburg, Kristin G. Wurster,
Susan G. Assouline. J Autism Dev Disord (2017) 47:460–471

Social (Pragmatic) Communication Disorder and Its Relation to the Autism
Spectrum: Dilemmas Arising From the DSM-5 Classification. Yael
Brukner-Wertman, Nathaniel Laor, Ofer Golan.
J Autism Dev Disord (2016) 46:2821–2829

      Daniela MC




> Ho posto il quesito di Elisabetta Lalumera ad alcuni colleghi. Ecco le
> risposte di Leonardo Zoccante, Neuropsichiatra dell’Universitá di Verona,
> e di Donata Pagetti Vivanti, medico, giá Presidente di Autismo-Europa
>
> Leonardo Zoccante ha scritto
>
> l DSM-5 ha introdotto entità che oltre a seguire l'aspetto categoriale
> evidenziano anche aspetti dimensionali. Il disturbo socio-pragmatico o
> della comunicazione sociale nel DSM-5 evidenzia un'entità con
> compromissione della comunicazione (usualmente al profilo cognitivo hanno
> una differenza significativa dei punteggi ottenuti nel verbale rispetto a
> quelli di performance) priva però delle caratteristiche peculiari
> dell'autismo caratterizzate dalla condivisione e dall'aggancio
> congiunto. Si tratta pertanto di un disturbo che tiene conto della
> complessità del disturbo del linguaggio e nello specifico del disturbo del
> linguaggio dove la produzione verbale è buona ma con caratteristiche
> deficitarie sia a livello semantico che pragmatico. Nei primi anni di vita
> a volte la diagnosi differenziale con lo spettro autistico risulta
> difficile, mentre tende a diventare più netta con la crescita.
>
> A mio parere è una scelta adeguata perché evidenzia un disturbo dello
> sviluppo che si pone a confine con lo spettro autistico, con un'evoluzione
> nel tempo più favorevole. Parimenti, sul piano delle performance potrebbe
> essere interessante, in quanto anche noi come altri gruppi italiani e
> internazionali ci stiamo muovendo in questa direzione, riuscire a
> riconoscere una condizione analoga anche sull'altro versante e cioè quello
> delle performance, individuando il disturbo non-verbale (attualmente
> inserito nello spettro autistico) come entità vera e propria che,
> per compromissione, si colloca ad un livello inferiore rispetto allo
> spettro autistico.
>
> Essendo un disturbo che varia con l'età evolutiva, si presta ad essere a
> volte difficilmente differenziabile. All'interno però di questo gruppo
> esiste a mio parere una percentuale di circa il 50% che con accurate
> valutazioni mirate si riesce ad identificare precocemente a partire dai
> primi anni di vita. 
>      Leonardo Zoccante
>    
>
>
> Donata Pagetti Vivanti, oltre a dare un suo parere, mi ha inviato un
> articolo di Giacomo sul tema “L’autismo nel DSM5” pubblicato su
> Informautismo  ai tempi dell’adozione del DSM 5, che invieró
> individualmente a chi me lo richiederá
>
> Ecco la risposta di Donata Pagetti Vivanti
>
> “Come per tutte le edizioni del DSM, i cambiamenti di un’edizione rispetto
> alla precedente derivano da un’analisi attenta della letteratura
> scientifica pubblicata nel frattempo, quindi dall’acquisizione di nuove
> conoscenze, non riflettono pareri  personali.  
> Quanto all’utilità o meno del cambiamento, il DSM e la altre
> classificazioni sono utili in quanto riassumono conoscenze derivate da
> un’analisi oggettiva degli studi più attendibili della letteratura
> scientifica,  ma non possono essere condizionate dall’”utilità” per il
> paziente o per il clinico. L’introduzione della nuova diagnosi di Disturbo
> della Comunicazione Sociale può effettivamente portare
> complicazioni nel sistema dei servizi, poichè  non è chiaro , almeno per
> ora,  quale relazione ci sia fra questa nuova diagnosi e i disturbi dello
> spettro autistico, né quali siano i trattamenti e le strategie
> d’intervento da raccomandare. Tuttavia queste possibili conseguenze o
> altre considerazioni di tipo “utilitaristico” non possono influenzare
> l’evoluzione concettuale prodotta  dal panel di esperti sulla base di dati
> empirici. 
>
>
> Concordo pienamente con te che in ogni caso è il profilo di funzionamento
>  della persona, oltre alle priorità, ai desideri e alle aspettative sue e
> della famiglia, che deve orientare il programma d’intervento, non la
> diagnosi categoriale, che serve piuttosto a orientare gli studi
> epidemiologici e la ricerca eziopatogenetica.
>
>
> In particolare, l’introduzione della nuova categoria diagnostica del
> “Disturbo della Comunicazione Sociale” è motivata dell’evidenza che alcuni
> bambini possono presentare una menomazione nell’uso sociale
> della comunicazione senza manifestare comportamenti rigidi/ripetitivi.
> (Rapin & Allen, 1983). Il panel di studiosi che ha redatto il relativo
> capitolo del DSM 5 ha evidentemente ritenuto, dopo lunghe discussioni e
> non certo secondo un parere personale, che questa nuova categoria
> rispondesse meglio a una descrizione puntuale della popolazione che
> presenta quel disturbo. 
>    Donata Pagetti Vivanti
>
>
>
>      Daniela mariani Cerati
>
>
>> Buongiorno a tutti,
>>
>> sono una ricercatrice a Milano-Bicocca, mi occupo di filsoofia della
>> medicina; in particolare, assieme a una collega, stiamo lavorando sui
>> problemi concettuali delle nosologie psichiatriche.
>>
>> Vi scrivo per chiedervi un parere, come clinici ed esperti,
>> sull'introduzione del disturbo socio pragmatico comunicativo nel DSM-5
>> come
>> entità separata dalla sindrome dello spettro autistico. Secondo voi è
>> stata
>> una scelta utile? Porta a migliori percorsi di trattamento? E'
>> scientificamente ben fondata?
>>
>> Vi ringrazio per l'attenzione. Grazie per il lavoro molto interessante
>> di
>> scambio e mutua informazione.
>>
>> Elisabetta Lalumera
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>> *Elisabetta Lalumera, PhDRicercatrice di Filosofia del Linguaggio, con
>> abilitazione nazionale a Professore AssociatoUniversità di
>> Milano-Bicocca, Dipartimento di PsicologiaPiazza Ateneo Nuovo 1, 20126
>> Milano - Ihttps://sites.google.com/site/elisabettalalumera/
>> <https://sites.google.com/site/elisabettalalumera/>*
>> _______________________________________________
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>> Fondazione Augusta Pini ed Istituto del Buon Pastore Onlus.
>> Per cancellarsi dalla lista inviare un messaggio a:
>> valerio.mezzogori a autismo33.it
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