[autismo-biologia] I: ricerca scientifica

armando.mazzoni a tiscali.it armando.mazzoni a tiscali.it
Ven 7 Dic 2018 22:13:15 CET


A proposito dei risultati EU-AIMS, sono entrato in contatto con il Project Management, per trovare una risposta; mi hanno fornito per il momento un breve Summary. Non è molto, ma credo possa essere meritevole di approfondimenti sia per addetti che non. Spero di farvi cosa gradita riportandone la traduzione.

 


Quali erano gli obiettivi dell'UE e cosa ha conseguito?


L'European Autism Innovative Medicine Studies (EU-AIMS) è stato un progetto di ricerca internazionale che ha migliorato la nostra comprensione dell'autismo. E’ stato attivo dal 2012 all'inizio del 2018.

Il progetto ha fatto delle scoperte su come il cervello si sviluppa dall'infanzia fino all'età adulta e sui bisogni unici degli individui autistici. Ha anche scoperto di più sulla biologia che è alla base di particolari comportamenti autistici.

Una parte fondamentale del progetto EU-AIMS consisteva nel tentare di identificare i segni biologici dell'autismo (detti anche biomarcatori) per consentire una diagnosi più precoce e accurata.

Un'altra parte fondamentale del progetto è stata lo sviluppo di una rete di medici e persone autistiche in tutta Europa che potrebbero voler prendere parte a futuri studi di ricerca.

Per espandere questa ricerca iniziale, un secondo e separato progetto - AIMS-2-TRIALS - è iniziato nel giugno 2018 per saperne di più sull'autismo e su come sostenere al meglio le persone autistiche e le loro famiglie.


1.1.   obiettivi


•           Identificare i marcatori di autismo che aiuterebbero in diagnosi e prognosi più precoci e accurate e lo sviluppo di nuove terapie.

•           Sviluppo di nuove opportunità di formazione per i medici.

•           Implementazione di nuovi approcci analitici su dati multimodali su larga scala.


1.2.   finalità


Un obiettivo chiave degli EU-AIMS era identificare i biomarker per l'autismo. I biomarcatori sono indicatori di una particolare condizione medica; possono includere fattori biologici come la genetica, la struttura o la funzione del cervello, la cognizione e il comportamento. Tutte le persone autistiche sono diverse nei sintomi che sperimentano e mostrano. Per essere in grado di adattare meglio le terapie alle diverse persone autistiche, questi marcatori mirano a differenziare sottogruppi di individui, che possono avere esiti diversi e quindi beneficiare di approcci diversi.


2.      Riepilogo del lavoro


Nessuna singola caratteristica dell'autismo è universalmente presente in tutte le persone autistiche. Pertanto, è probabile che gli approcci individualizzati all'intervento siano più efficaci per migliorare la qualità della vita e consentire alle persone di raggiungere il loro potenziale. Questi obiettivi continueranno a essere investigati in AIMS-2-TRIALS.

Gli EU-AIMS erano costituiti da diversi pacchetti di lavoro (progetti o WP-Work Package) che includevano ciascuno dei sotto-progetti. Di seguito riassumiamo alcuni di questi progetti.


2.1.   Studi cellulari e animali (WP1 e 2)


Questi studi si sono concentrati su forme di autismo legate a un singolo gene per identificare caratteristiche biologiche e comportamentali nei modelli animali e cellulari. Questi modelli non riflettono l'autismo di per sé ma i tratti / comportamenti autistici associati all'autismo. I modelli cellulari utilizzano cellule umane, per esempio neuroni formati in condizioni di laboratorio da cellule staminali prelevate in modo innocuo da un capello umano. Lo scopo di questa ricerca è di investigare l'autismo a livello di cellule utilizzando una metodologia non invasiva per i volontari della ricerca. Questo lavoro ha scoperto che i cambiamenti in un singolo gene, legati alle sindromi associate all'autismo, portano a differenze strutturali nei neuroni del cervello che hanno un impatto sullo sviluppo. Le differenze nella struttura del cervello risultanti da questa variazione genetica sono risultate simili a quelle osservate nell'autismo.


2.2.   Studi di imaging traslazionale e di ricerca clinica (WP3 e WP4)


Il WP3 mirava a colmare il divario tra studi pre-clinici (animali e studi cellulari) e clinici (umani) studiando sistemi cerebrali simili sia in modelli animali sia in individui autistici utilizzando diverse tecnologie di scansione.

Nel WP4 ​​con l'obiettivo di identificare dei biomarcatori, sono stati condotti studi di ricerca che hanno coinvolto un gran numero di partecipanti e una caratterizzazione approfondita. Gli obiettivi dell'UE comprendevano tre studi clinici di questo tipo nel corso della vita che coinvolgono bambini ad alto rischio di autismo, bambini autistici, adolescenti e adulti e individui con particolari forme monogeniche di autismo (cause geniche di autismo come la sindrome di Phelan McDermid (SynaG).

EU-AIMS ha istituito il primo network clinico europeo per l'autismo che comprende oltre 100 siti clinici e di ricerca in 37 paesi europei. La rete clinica EU-AIMS ha intrapreso una serie di attività progettate per costruire e migliorare la capacità clinica in Europa (1) caratterizzando le coorti cliniche attraverso i siti, (2) condividere i dataset esistenti per consentire analisi su larga scala non possibili all'interno di un sito o paese e (3) Valutare la "Trial-Readiness" dei siti per facilitare la conduzione di studi clinici di ASD in tutta Europa.


2.3.   Risultati generali


•           La coorte di bambini ad alto rischio includeva neonati ad alto rischio, bambini di famiglie che hanno già almeno un bambino autistico rispetto ai bambini a basso rischio nati in famiglie senza alcun parente immediato autistico. 300 bambini ad alto rischio e 100 a basso rischio sono stati seguiti da 4 mesi a 3 anni per capire meglio i primi segni di autismo.

•       Il Progetto europeo autistico longitudinale EU-AIMS (LEAP) è il più grande studio osservazionale multidisciplinare multicentrico sui biomarcatori di stratificazione per l'autismo. LEAP include 430 bambini e adulti autistici e 300 bambini e adulti senza autismo di età compresa tra 6 e 30 anni.

•       La coorte sinaptica (SynaG) è stata progettata per comprendere meglio la relazione tra geni e sintomi in portatori di geni legati a sindromi associate all'autismo. Ci siamo concentrati principalmente su pazienti portatori di mutazioni SHANK3 o NRXN1.

•       L'EU-AIMS ha istituito il primo network clinico europeo per l'autismo. Questa rete fornirà una piattaforma per lo sviluppo di una rete di prove cliniche e inviterà i partecipanti a identificare il rischio e i biomarcatori dell'autismo.

•       Gli sforzi sono stati sostenuti da un database centrale per condividere in modo efficiente e sicuro, controllo di qualità, pre-elaborazione e scaricare i dati da ogni studio per i progetti di analisi registrati.

•       Nel complesso, il progetto ha oltre 300 pubblicazioni in riviste ad alto impatto. Informazioni sul progetto sono state comunicate in occasione di conferenze accademiche e eventi di coinvolgimento pubblico.

•       Il progetto includeva anche eventi di sensibilizzazione come eventi di formazione per giovani scienziati, una serie di webinar e una serie di video e podcast.

 

 

Da: mazzoni.armando a libero.it <mazzoni.armando a libero.it> 
Inviato: domenica 28 ottobre 2018 12:50
A: 'Autismo Biologia' <autismo-biologia a autismo33.it>
Oggetto: R: [autismo-biologia] ricerca scientifica

 

*	Mutazioni
*	Mutazioni de-novo
*	Epigenetica

 

Una esclude l’altra nell’autismo? 

(leggevo poi che c’è una sorta di ereditarietà di breve termine anche nell’epigenetica).

 

Le fascinazioni secondo me non devono indirizzare la ricerca e i fondi; silenziare la ricerca genetica sarebbe a mio avviso un grosso errore (vedi tasso di concordanza delle diagnosi dei gemelli omozigoti), anche se alla fine dimostrasse poco o niente. La ricerca su un problema così complesso è un processo della conoscenza Caotico, imbrigliarlo significa ritardarlo. 

Capisco che il discorso possa sembrare utopico a fronte di milioni di potenziali strade da seguire e di fondi così limitati.

Le strade che si scoprono poco promettenti, o che si rilevano inutili, nel nostro caso contribuiscono comunque a delimitare il perimetro, altrimenti tremendamente infinito. E non è detto che comunque forniscano indizi per altre strade.

 

Chiedevo tempo fa, ad esempio, una sintesi di ciò che hanno prodotto cinque anni di ricerca dell’EU-AIMS (2012-2018) (https://www.eu-aims.eu/), che se non sbaglio è l’iniziativa coordinata di ricerca sull’autismo più grande o tra le più grandi finora intraprese.

 

Di rito, lascio volentieri la parola agli esperti.

 

Cordiali saluti

AM

 

 

 

 

Da: autismo-biologia <autismo-biologia-bounces a autismo33.it <mailto:autismo-biologia-bounces a autismo33.it> > Per conto di Fondazione Marino
Inviato: domenica 28 ottobre 2018 11:26
A: autismo-biologia <autismo-biologia a autismo33.it <mailto:autismo-biologia a autismo33.it> >
Oggetto: [autismo-biologia] ricerca scientifica

 

                             Autismo: Dove va la ricerca scientifica?

       

Abbiamo combattuto una lunga battaglia per il riconoscimento della causa organica e da questa ipotesi sono nate ricerche di biologia molecolare e di genetica che per anni ci hanno aggiornato su un numero sempre crescente di geni modificati cui si attribuisce la causa dell’autismo. Parimenti l’indagine epidemiologica ci spiega che da 1-2 su 10.000 del 1995 si è passati nel 2017 ad 1su 60 nati.

La spiegazione di questa esplosione, salvo la migliore accuratezza diagnostica e la emersione dei casi nascosti, è dovuta ai fattori epigenetici che si aggiungono alla “causa madre” del difetto genetico come fattore evolutivo o ereditario. Con questa ipotesi risulta evidente la preponderanza del fattore epigenetico che si somma su una base genetica costante e comune in ogni popolazione.

Mi sono sempre meravigliato però che, da questa ipotesi, l’incidenza crescente dell’autismo si sia mantenuta costante sia nei riguardi del rapporto maschio/femmina che in ogni territorio. E’ una contraddizione se si prende atto che i fattori epigenetici variano grandemente per tipo di ambiente, esposizione, ecc, ecc, fino ad includere il benessere socio economico della comunità di riferimento. Non mi risulta che la comunità scientifica si sia mai applicata per approfondire questa contraddizione che certamente individua i difetti genetici alla base dell’autismo, ma non necessariamente la causa che li scatena.

Forse che la comunità scientifica che si occupa di questa materia non ha la giusta formazione? In fin dei conti gli esperti di autismo continuano sempre ad essere identificati tra i professionisti che si prendono carico del percorso assistenziale ed educativo. Se così fosse sarebbe un grave limite al progresso della conoscenza.

In ogni caso, da genitore, non ho mai fatto il tifo per la ipotesi genetica come causa, semplicemente perché la complessità di “aggiustare” oltre 100 geni coinvolti rende impossibile la soluzione del problema e penso che le risorse impiegate su questo filone di ricerca sono in gran parte sprecate.

Invito a leggere qualche libro che invece si occupa di una nuova disciplina, la Neuroimmunologia.

1-Structural and Funnctional Features of Central Nervous System Lymphatic Vessel 

( Nature , vol 523 pp 337-341 , 16 /07/2015 )

2- Multifaceted Interactions Between Adaptive Immunity and the Central Nervous System ( Science  vol 353 pp. 766-771 19/08/2016 )

3- Immune System: The Seventh Sense ( Journal of Experimental Medicine del 16/01/2018)

Un interessante articolo di Jonathan Kipnis  pubblicato sulla rivista Le Scienze di questo mese riassume l’argomento:

Si pensava che il cervello ed il sistema immunitario esistono del tutto isolati l’uno dall’altro. Il cervello è deputato al funzionamento del corpo mentre il sistema immunitario a difenderlo. Ora si sa invece che i due organi interagiscono in modo sistematico tanto che il sistema immunitario svolge perfino il ruolo di aiutare il cervello ad affrontare lo stress in funzioni essenziali quali l’apprendimento ed il comportamento sociale ed i ricercatori ipotizzano che l’informazione immunologica influenza i circuiti del cervello in molte malattie come l’autismo e l’Alzheimer.

Si sono studiate le componenti innate ed adattive dell’immunità. La immunità adattiva consiste principalmente di cellule chiamate linfociti T e linfociti B che riconoscono uno specifico agente patogeno ed organizzano un attacco mirato contro di esso. Il problema è che l’uno per cento della popolazione immunitaria adattiva perde il controllo e attacca cellule nei tessuti propri dell’individuo causando malattie autoimmuni. Si ritiene cioè che la risposta infiammatoria sia uno strumento impreciso che elimina gli elementi buoni insieme a quelli cattivi. Per tutti gli altri  tessuti questo non è un problema ma il tessuto del snc ha una capacità di crescita limitata e la risposta infiammatoria causerà un danno permanente. Infatti, i  ricercatori hanno  scoperto che i topi senza immunità adattiva se la cavano male in compiti come l’apprendimento , la memoria spaziale e comportamento sociale.

C’è poi tutta la trattazione del come il sistema immunitario sia presente nel snc e come le citochine e l’interferone gamma modificano il comportamento del cervello. Uno studio recente ( Gloria Choi del Mit ) ha dimostrato come la citochina IL-17 interagisce con neuroni nella corteccia celebrale modificando i comportamenti dei disturbi dello spettro autistico.

Si tratta certamente di studi ancora agli albori ma a me piace moltissimo pensare che il sistema immunitario, essendo un bersaglio più accessibile ai farmaci rispetto al snc, sia più facilmente riparabile per esempio con terapia genica o mediante trapianto di midollo osseo che renderebbero più trattabili i disturbi cerebrali. Raccomando perciò di assegnare i fondi necessari per la ricerca su questa nuova disciplina molto promettente e di individuare gli istituti più aggiornati da sostenere.

Questa parte è una sintesi di quello che ho letto e che mi affascina come ipotesi di intervento risolutivo al problema ma mi rendo conto che per approfondire questi concetti bisogna rivolgersi ad esperti che notoriamente, come dicevo, non fanno parte della cerchia dei professionisti che si occupano di autismo e forse non sono presenti nemmeno nella lista autismo- biologia. A questi ultimi però chiedo di volere commentare ed anche correggere delle inesattezze che certamente avrò potuto scrivere. 

giovanni marino 

 

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