[autismo-biologia] un articolo interessante sul New York Times

Carlo Hanau hanau.carlo a gmail.com
Dom 1 Apr 2018 23:50:21 CEST


La comprensione dell'uomo aiuta anche a comprendere il suo grado di
affidabilità sulle sue "scoperte" scientifiche.
Bruno Bettelheim era abile nel raccontare storie. Molto abile se è riuscito
a conquistarsi un seguito tanto vasto di laureati in medicina e in
psicologia, che ancora oggi seguitano da epigoni per la strada da lui
indicata.
Aveva vantato di essere allievo di Sigmund Freud, e non era vero. Ma gli
serviva per avere la patente di psicanalista.
Aveva dichiarato autistici bambini che non lo erano per potere mostrarne le
successive "guarigioni" dopo il suo trattamento.
Picchiava i bambini a lui affidati nella sua scuola ortogenica di Chicago,
dove è avvenuto un caso di morte di un fratello di un giornalista, Pollock,
che ha scritto una biografia di Bettelheim al vetriolo.
La Dr.Giuliana Proietti riporta anche un sunto di questa biografia

Per più di quarant’anni, Bruno Bettelheim è stato considerato dal grande
pubblico come uno dei più importanti e influenti psicoanalisti, un erede
della psicoanalisi viennese, un allievo degli allievi di Freud. Il giudizio
su Bettelheim era però destinato a modificarsi nel tempo, anzi a ribaltarsi
completamente ad opera di un giornalista suo biografo, Richard Pollack,
anch’egli di origine ebraica. La molla che ha portato Pollack a scrivere
una biografia al veleno di Bettelheim, circostanziata e lunga quasi 500
pagine, è un caso personale. Stephen Pollack, fratello dell’autore del
saggio, fu internato nella scuola di Bettelheim, con la diagnosi di
autismo. In questo istituto stette per cinque anni. Un giorno, durante una
vacanza da scuola ebbe un incidente domestico, (che coinvolse anche
Richard), dal quale il ragazzo non uscì vivo. Bettelheim affermò che si
trattava di suicidio: quali furono le parole di conforto che disse alla
famiglia? Queste: “La madre, i genitori, la famiglia, voi tutti ne siete i
responsabili.” Tra l’altro Bettelheim definì il padre del suo assistito, il
Signor Pollack senior, come un inetto, utilizzando il termine yiddish
”schlemiel”, e sua madre come una “falsa martire”, che aveva la colpa di
aver rifiutato questo figlio alla nascita. Come si può capire questa
tragedia sconvolse profondamente la vita di Richard, che trascorse anni a
documentarsi e ad indagare. Il libro di Pollack è uscito in America nel
1997 (in Italia, caso stranissimo e non poco sorprendente, il libro non è
stato ancora tradotto) e si intitola “La Creazione del Dr. B.”, come veniva
chiamato lo psicoanalista dai suoi collaboratori. Secondo Mr. Pollak,
Bettelheim raccontò di sé stesso non tutto quello che aveva fatto davvero,
ma quello che avrebbe voluto fare: incontrare Freud, portare dei bambini
autistici a casa sua, prendere degli attestati dall’Università di Vienna,
combattere per liberare Vienna dai nazisti, resistere ai maltrattamenti dei
nazisti nei campi di concentramento ed essere salvato da questi attraverso
la mediazione, niente meno, di Eleanor Roosevelt, la moglie del Presidente
degli Stati Uniti d’America. Dopo essere emigrato negli Stati Uniti
infatti, sempre secondo Pollack, falsificò numerosi documenti accademici e
fece della sua vita un mito. Si vantava di aver conosciuto Freud e di aver
frequentato la sua più ristretta cerchia, di aver lavorato su bambini
autistici a Vienna, di aver intervistato 1.500 prigionieri nei campi di
concentramento ecc.Portando avanti le sue indagini anche in biblioteche e
archivi di Vienna, Amsterdam, Dachau, Buchenwald e negli Stati Uniti
d’America, intervistando più di 100 persone, tra parenti ed altri che
avevano dei rapporti con lui, confrontando i libri e gli articoli l’autore,
Pollack svela una “fortezza”, citando il famoso libro di Bettelheim,
costruita sulla sabbia. Bettelheim rifiutò di essere intervistato dal
giornalista per questa biografia, ma Pollack poté intervistare due dei tre
figli di Bettelheim, alcuni colleghi, i suoi editori, studenti ed amici:
molti di loro hanno concordato sul fatto che ”you couldn’t believe anything
he said.” cioè era un bugiardo, non si poteva credere ad una sola parola di
tutto quello che diceva. Nella Orthogenic School, che diresse per
trent’anni, il Dr. B. si vantava di aver curato ‘centinaia’ di bambini
autistici riuscendo ad ottenerne la guarigione nell’85% dei casi. Pollack
dimostra con dovizia di particolari che le cose non andarono esattamente
così. Ecco allora la descrizione fatta da Pollack del Dr: B numero Due:
Nipote e figlio di ricchi commercianti ebrei di legname, dopo la morte del
padre, causata dalla sifilide, B.B. fu costretto ad interrompere i suoi
studi di letteratura e storia dell’arte per dedicarsi al mestiere di
famiglia. La madre era una donna fredda e anaffettiva. Bruno aveva allora
solo 23 anni: questa tragedia familiare fu un grave colpo per lui, in
quanto gli impedì di riuscire ad integrarsi pienamente nell’élite
intellettuale che frequentava a Vienna. Si laureò con 12 anni di studi
fuori corso, in Storia, studiando soprattutto come autodidatta. Prima di
essere arrestato dai Nazisti, nel 1938, stava completando un dottorato in
estetica (una branca della filosofia) che non fu mai portato a termine.
Catturato dai nazisti nel 1938, fu deportato a Dachau e poi Buchenwald,
dove fu rilasciato nella primavera del 1939 grazie a tangenti pagate dalla
madre e da parenti della moglie, emigrati negli Stati Uniti. Entrando nel
porto di New York, avrebbe detto: “si apre una nuova vita per me” ed
infatti è lì che, secondo Pollack, sfruttando gli sconvolgimenti prodotti
dalla Seconda guerra mondiale, riuscì a ricostruire la sua storia, e
perfino a mitizzarla. Bettelheim non era un uomo particolarmente attraente,
ma era estremamente abile nell’uso del linguaggio, considerato seducente da
molte donne e invidiato da molti uomini. In America, dice il biografo, con
una consumata abilità nella manipolazione e con opportunismo, per decenni,
avrebbe trascorso la sua vita sviluppando teorie senza fondamento,
affermando risultati non verificabili, attraverso il plagio di altri
autori. Secondo Pollak, oltre ad inventarsi titoli accademici che non
aveva, oltre a citare un tirocinio per diventare analista che non aveva mai
frequentato, il nostro arrivò perfino a dire che Freud (che non aveva mai
conosciuto) avesse detto un giorno di lui: “questa è esattamente la persona
giusta di cui abbiamo bisogno per far crescere e sviluppare la
psicoanalisi”. In America, a quel tempo, nessuno avrebbe messo in dubbio
quanto diceva uno psicoanalista ebreo-viennese scappato dai campi di
concentramento; con il suo accento viennese, i continui riferimenti a
Freud, la sua abitudine di interpretare i sogni dei suoi allievi, i loro
ricordi, ecc… Chi poteva dubitare del Dr. B.? Dosando sottilmente seduzione
e provocazione, grazie al mondo mediatico che subiva il suo fascino e il
suo talento di ‘fine dicitore’, svicolando dalle critiche del mondo
scientifico, che non arrivavano al grande pubblico, Bettelheim gettò
l’anatema sui gruppi vulnerabili, come gli ebrei sotto il nazismo, sui
prigionieri dei campi di concentramento, sulle madri dei bambini autistici,
sui giovani pacifisti. Nel suo Istituto regnò come sovrano assoluto, dove i
soli neri ammessi erano i domestici. Quanto ai collaboratori, per Pollack
il Dr. B faceva di tutto per destabilizzare il loro equilibrio psicologico,
per meglio manipolarli. I bambini che Bettelheim definiva ‘psicotici’ erano
dei bambini con disturbi del comportamento, o provenienti da ambienti
sociali e familiari disagiati. Di bambini autistici veri e propri, secondo
le ricerche di Pollack, in quell’istituto diretto dal Dr. B., ve ne furono
veramente pochi. Bettelheim era un direttore autoritario, aggressivo e
persino violento con i bambini che non gli obbedivano; alla sbandierata
assenza di regole di autorità, si opponeva nel privato uno stile direttivo
molto acceso che prevedeva come sanzioni al mancato rispetto delle regole
perfino l’umiliazione e la violenza fisica.Mr. Pollak sostiene che un
metodo di punizione era ad esempio far spogliare un paziente ed imporgli di
farsi la doccia di fronte ad altre persone. . Ciò nonostante, rileva
Pollack, Bettelheim riuscì a diventare un punto di riferimento: le sue
teorie portarono una generazione di genitori ed operatori a colpevolizzare
i genitori dei bambini autistici e a considerare ‘autistici’ anche bambini
che vivevano semplicemente nel disagio, millantando poi un numero
incredibile di ‘guarigioni’. Nel 1943 nell’articolo ”Individual and Mass
Behavior in Extreme Situations,” Bettelheim se la prese con i prigionieri
ebrei, cosa che forse più delle altre ha fatto inorridire Pollack e molti
intellettuali ebrei: i prigionieri ebrei, secondo lo psicologo, invece di
prendersela con i loro carnefici, si combattevano l’un l’altro, come dei
bambini, fantasticando e perfino emulando gli esempi dati dai Nazisti e
comportandosi come degli strumenti in mano alla Gestapo. Questo documento
attrasse l’attenzione critica di Meyer Schapiro, Dwight Macdonald, Dwight
D. Eisenhower, Theodor Adorno e Max Horkheimer. Pollak si mostra indignato
soprattutto perché queste idee, del tutto personali, sono state camuffate
come il risultato di ricerche scientifiche condotte sul campo, su 1.500
prigionieri in cinque differenti baracche. Ma se Bettelheim aveva vissuto
solamente in due baracche, come aveva potuto condurre le interviste? C’è
poi il mistero della sua prima moglie, Patsy, che Bettelheim definì
“autistica”. In seguito la storia della prima moglie autistica fu
abbellita, spiegando che Patsy era solo una dei tanti ragazzi autistici che
B. curava a Vienna, al proprio domicilio. Non è vero nulla, confuta
Pollack, ma questo gli permise di lavorare presso l’Istituto Ortogenico.
Bettelheim, dice Pollack, non poteva sopportare le madri, specialmente
ebree: non voleva che esse visitassero i figli in Istituto o si portassero
a casa i figli. Apprezzava invece la vita nei kibbutz, dove l’educazione
dei figli non era praticata dai genitori del bambino, ma dal gruppo
allargato degli adulti della piccola comunità. Nel libro ‘La fortezza
vuota’ arrivò ad attribuire le cause dell’autismo al cattivo comportamento
materno, coniando il termine di “madri-frigorifero”. Grazie alle sue teorie
negli anni novanta il mondo scientifico riteneva che l’autismo fosse un
disturbo psicologico dovuto alle cattive cure materne e non ad una
disabilità psichica, dice Pollack. Quando Bettelheim andò in pensione,
ritirandosi dalla Orthogenic School nel 1973, andò a vivere in California
dove scrisse ”The Uses of Enchantment’ (in italiano “il mondo incantato”),
che Pollack mostra in larga parte ricopiato da un testo del 1963 dal titolo
”A Psychiatric Study of Fairy Tales: Their Origin, Meaning and Usefulness,”
di Julius Heuscher. Pochi mesi dopo la morte della moglie, il 12 marzo
1990, Bettelheim, già sofferente di diversi problemi di salute (aveva 86
anni), si ubriacò di whisky e assunse una grande quantità di psicofarmaci
per trovare il coraggio di suicidarsi per asfissia, chiudendosi la testa in
un sacchetto di plastica. Per i suoi detrattori questo suicidio è la prova
dell’esistenza di un secondo Dr. B., sconosciuto ai più. Concludendo, il
Dr. B. potrebbe essere stato un personaggio molto diverso da quello che
viene descritto nelle biografie ufficiali e davvero pericoloso per le sue
idee personali, con scarsi connotati scientifici. Da quello che scrive
Pollack non sembrerebbe essere stato neanche un esempio di saggezza e di
onestà, ma sicuramente indagando nella vita di molte persone di successo
potremmo trovare gli stessi scheletri nell’armadio, a partire dallo stesso
Freud. Una biografia così distruttiva è spiegabile, oltre che per le
ragioni obiettive fin qui elencate, anche per una comprensibile vendetta
personale ed “etnica” da parte di Pollack (Bettelheim infatti aveva
abbandonato la religione ebraica, professava l’ateismo ed inoltre parlava
molto male degli altri ebrei, arrivando al punto di sostenere che le
vittime dell’Olocausto avessero “collaborato” con i loro carnefici nella
loro distruzione, in quanto da secoli coltivavano un pensiero ‘da ghetto’,
all’insegna della passività). Psicolinea.it © Feb 2011

Tratto dal sito psicolinea.it, online dal 2001:
http://www.psicolinea.it/bruno-bettelheim/

Il giorno 1 aprile 2018 17:04, Stefano PALAZZI <s.palazzi a ausl.fe.it> ha
scritto:

> Leo Kanner era un emigrato ebreo-tedesco pre-nazismo. Bruno Bettelheim era
> un rifugiato dai campi di concentramento. Hans Asperger era un austriaco in
> tempi difficili... Anche Galileo Galilei ha abiurato. E allora?
> L’importante è ciò che crediamo davvero oggi, mi sembra. Leggerò con
> interesse il libro, quando esce.
>
> === Stefano P.
>
> > On 1 Apr 2018, at 16:42, daniela a autismo33.it wrote:
> >
> > Anche Leo Kanner non brilla.
> > Adam Fenstein nel libro “Storia dell’autismo. Conversazione con i
> pionieri”
> >
> > http://www.uovonero.com/catalogo/i-raggi/363-storia-
> dellautismo-conversazioni-con-i-pionieri
> >
> > dice che in America nel secondo dopoguerra si discuteva sull’opportunitá
> o
> > meno di sopprimere fisicamente i disabili mentali. A questa discussione
> ha
> > preso parte anche Kanner dicendo che questo non si doveva fare perché
> > anche i disabili mentali potevano essere impiegati in lavori manuali nei
> > quali potevano essere produttivi.
> > Dunque si é detto sí contrario, ma non per motivi etici; solo per una
> > possibile utilitá dei disabili in attivitá semplici ma utili.  La
> > motivazione non gli fa molto onore .
> >        Daniela
> >
> >
> >
> >
> >> Penso che possa interessarvi questo articolo, che ho tradotto per voi
> >>
> >> Marina
> >>
> >> • Opinione
> >>
> >>
> >> /La storia nazista dietro "Asperger"
> >> Di Edith Sheffer
> >> 31 marzo 2018/
> >>
> >> /
> >> /PALO ALTO, California - La scuola di mio figlio, David Starr Jordan
> >> Middle School, viene ribattezzata. Un ragazzino di seconda media ha
> >> sollevato il problema che la persona cui la scuola era intitolata, il
> >> primo presidente della Stanford University, David Starr Jordan, era un
> >> eminente sostenitore dell’eugenetica del 20esimo secolo, che sosteneva
> >> la sterilizzazione del "non idoneo".
> >>
> >> Questo tipo di dibattito si sta spargendo in tutto il paese, dove le
> >> comunità dibattono se demolire o no i monumenti ai confederati e se
> >> Andrew Jackson merita di rimanere sulla banconota da 20 dollari. Come
> >> decidiamo chi onorare e chi rinnegare?
> >> Ci sono alcuni casi semplici: Le Piazze Hitler furono ribattezzate dopo
> >> la seconda guerra mondiale; le statue di Lenin furono abbattute dopo il
> >> crollo dell'Unione Sovietica. Ma altri mostri meno famosi del passato
> >> continuano a definire il nostro paesaggio e il nostro linguaggio.
> >>
> >> Ho passato gli ultimi sette anni a studiare il passato nazista del Dr.
> >> Hans Asperger. Ad Asperger viene attribuito il merito di aver plasmato
> >> le nostre idee sull'autismo e la sindrome di Asperger, diagnosi fornite
> >> a persone che si ritiene abbiano competenze sociali limitate e interessi
> >> ristretti.
> >>
> >> La diagnosi ufficiale di disturbo di Asperger è stata recentemente
> >> eliminata dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali
> >> dell'Associazione Americana Psichiatrica perché i medici hanno
> >> ampiamente concordato che non era una condizione separata dall'autismo.
> >> Ma la sindrome di Asperger è ancora inclusa nella classificazione
> >> internazionale delle malattie dell'Organizzazione Mondiale della Sanità,
> >> che viene utilizzata in tutto il mondo.
> >> Inoltre, il nome rimane in uso comune. È un archetipo nella cultura
> >> popolare, un termine che applichiamo ai nostri cari e un'identità che
> >> molte persone con autismo adottano per se stessi. La maggior parte di
> >> noi non pensa mai all'uomo dietro il nome. Ma dovremmo.
> >>
> >> Asperger è stato a lungo considerato un resistente del Terzo Reich,
> >> eppure il suo lavoro era, in effetti, inestricabilmente legato
> >> all'ascesa del nazismo e ai suoi programmi mortali.
> >> Ha incontrato per la prima volta la psichiatria infantile nazista quando
> >> ha viaggiato da Vienna in Germania nel 1934, all'età di 28 anni. I suoi
> >> colleghi senior stavano sviluppando diagnosi di carenze sociali per i
> >> bambini che sembravano incapaci di avere legami con la comunità,
> >> incapaci di partecipare a attività collettive del Reich come la
> >> Hitleryugend (/un’organizzazione giovanile di indottrinamento nazista e
> >> militare, n.d.T./)
> >> All'inizio, Asperger mise in guardia contro la classificazione dei
> >> bambini, scrivendo nel 1937 che "è impossibile stabilire un rigido
> >> insieme di criteri per una diagnosi". Ma subito dopo l'annessione
> >> nazista dell'Austria nel 1938 - e l'epurazione dei suoi associati ebrei
> >> e liberali dall’Università di Vienna - Asperger introdusse la sua
> >> diagnosi di distacco sociale: "psicopatia autistica".
> >> Mentre Asperger cercava la promozione come professore associato, i suoi
> >> scritti sulla diagnosi si fecero più aspri, sottolineando "crudeltà" e
> >> "tratti sadici" dei bambini che studiava, mettendo in evidenza i loro
> >> "atti di malizia autistici", fino a definire "automi intelligenti" gli
> >> psicopatici autistici.
> >> Qualcuno ha considerato favorevolmente il fatto che Asperger si
> >> esprimesse sulle "abilità speciali" dei bambini situati all’estremità
> >> "più favorevole" dello spettro autistico, speculando sul fatto che
> >> avrebbe utilizzato la sua diagnosi per proteggerli dall'eugenetica
> >> nazista – come se lui fosse una specie di Schindler della psichiatria.
> >> Ma il suo atteggiamento era in linea con la benevolenza selettiva della
> >> psichiatria nazista; Asperger aveva anche messo in guardia che "i casi
> >> meno favorevoli" di autismo si sarebbero evoluti in adulti che avrebbero
> >> "vagato per le strade, grotteschi e fatiscenti".
> >>
> >> Parole come queste potevano essere una condanna a morte nel Terzo Reich.
> >> E infatti, decine di bambini valutati da Asperger sono stati uccisi.
> >> L'eutanasia infantile fu il primo programma di sterminio di massa del
> >> Reich, iniziato da Hitler nel luglio del 1939 per sbarazzarsi di bambini
> >> considerati come un peso economico per la nazione e un pericolo per il
> >> suo patrimonio genetico. La maggior parte delle vittime era fisicamente
> >> sana, né sofferente né malata terminale. Sono stati semplicemente presi
> >> in esame difetti fisici, mentali o comportamentali.
> >> Almeno 5.000 bambini sono morti in circa 37 "reparti speciali", tra cui
> >> Am Spiegelgrund, a Vienna, è stato uno dei più letali. I giovani erano
> >> uccisi nei loro letti: le infermiere propinavano dosi altissime di
> >> sedativi, fino a quando i bambini si ammalavano e morivano, di solito di
> >> polmonite.
> >>
> >> Asperger ha lavorato a stretto contatto con le migliori personalità del
> >> programma di eutanasia di Vienna, tra cui Erwin Jekelius, il direttore
> >> di Am Spiegelgrund, fidanzato con la sorella di Hitler. La mia ricerca
> >> d'archivio, insieme a quella di altri studiosi di eutanasia come Herwig
> >> Czech, autore di un lavoro di prossima pubblicazione su questo argomento
> >> nella rivista Molecular Autism, mostrano che Asperger raccomandava il
> >> trasferimento di bambini a Spiegelgrund. Dozzine di loro sono stati
> >> uccisi lì.
> >> Una delle sue pazienti, Elisabeth Schreiber, di 5 anni, poteva
> >> pronunciare una sola parola, "mamma". Un'infermiera ha riferito che era
> >> "molto affettuosa" e, "se maltrattata, piange e abbraccia l'infermiera".
> >> Elisabeth è stata uccisa e il suo cervello entrò a far parte di una
> >> collezione di oltre 400 cervelli di bambini depositati per la ricerca
> >> nella cantina di Spiegelgrund.
> >>
> >> Nel dopoguerra, Asperger prese le distanze dal suo lavoro dell'era
> >> nazista sulla psicopatia autistica, dedicandosi a temi religiosi e a
> >> commenti sociali sull'educazione dei figli. Probabilmente Asperger
> >> sarebbe diventato una nota a pié di pagina nella storia della ricerca
> >> sull'autismo se non fosse stato per Lorna Wing, una psichiatra
> >> britannica che ha rintracciato l'articolo di Asperger del 1944 sulla
> >> psicopatia autistica. La Wing ritenne che esso fornisse un'importante
> >> aggiunta nell’ambito della definizione più ristretta di autismo allora
> >> in uso, così che, all'inizio degli anni '80, "sindrome di Asperger",
> >> insieme all'idea di uno spettro più ampio di "autismo", era entrata nel
> >> lessico medico.
> >>
> >> Nel 1994, il disturbo di Asperger è stato aggiunto al manuale americano
> >> dei disturbi mentali, dove è rimasto fino a quando non è stato
> >> riclassificato nel 2013 come disturbo dello spettro autistico. La
> >> sindrome di Asperger è ancora una diagnosi ufficiale nella maggior parte
> >> dei paesi. Ed è onnipresente nella cultura popolare, dove "Aspergery" è
> >> troppo spesso utilizzato per descrivere un comportamento genericamente
> >> impacciato e imbarazzante in società, uno stereotipo che compagni di
> >> classe e colleghi utilizzano oscurando l’individualità della persona con
> >> cui hanno a che fare.
> >>
> >> L'uomo dietro il nome è importante? Per l’etica medica, sì. Dare a un
> >> disordine il nome di uno studioso significa accreditarlo e onorarlo, e
> >> Asperger non ha meritato né credito né onore. La sua definizione di
> >> "psicopatici autistici" è antitetica a come viene oggi compreso
> >> l'autismo, e ha mandato decine di bambini alla morte.
> >> Altre condizioni, che prendono il nome dai medici dell'era nazista che
> >> erano coinvolti in programmi di sterminio (come la sindrome di Reiter)
> >> ora passano con etichette alternative (artrite reattiva). E la medicina
> >> in generale si sta muovendo verso etichette più descrittive. Inoltre,
> >> l'American Psychiatric Association ha stabilito che Asperger non è
> >> nemmeno un descrittore utile.
> >> Dovremmo smettere di dire "Asperger". È un modo per onorare i bambini
> >> uccisi nel suo nome e quelli ancora etichettati con esso.
> >>
> >>
> >> /Edith Sheffer, senior fellow presso l'Institute of European Studies
> >> dell'Università della California, Berkeley, è l'autrice del libro in
> >> uscita, "Asperger's Children: The Origins of Autism in Nazi Vienna"./
> >>
> >> /Una versione di questo articolo appare in stampa il 1 aprile 2018,
> >> nella pagina SR6 dell'edizione di New York con il titolo: The Nazi
> >> History Behind 'Asperger'./
> >>
> >> https://static01.nyt.com/images/2018/04/01/sunday-
> review/01Sheffer/01Sheffer-popup.jpg?quality=75&auto=webp
> >>
> >> Dr. Hans Asperger.
> >>
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-- 
Prof. Carlo Hanau
già docente di Programmazione e organizzazione dei servizi sociali e
sanitari
Università di Modena e Reggio Emilia e Università degli Studi di Bologna
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