[autismo-biologia] R: Re: (senza oggetto)

mazzoni.armando a libero.it mazzoni.armando a libero.it
Ven 17 Feb 2017 12:46:26 CET


Buongiorno,
la qualità di vita dei disabili intellettivi, valutata da terze parti, credo sia una questione complessa, poichè implica un arbitrio di giudizio rispetto a ciò che una persona non sente/non comprende/non riesce a dire. Su questo punto, però, si gioca l'enorme partita dei servizi socio-sanitari, di come vengono pensati, progettati, realizzati.
Condivido pienamente di non porre attese e forzature adattative irrealistiche, ma mi chiedo se impostare le cose in modo che le persone funzionino più possibile in modo "autistic like", faccia parte dell'arbitrio di cui sopra, in cui si pensa (su quali base scientifiche?) che questo aumenti la loro qualtià di vita.
SalutiArmando Mazzoni 



----Messaggio originale----

Da: "Francesco Barale" <francesco.barale a unipv.it>

Data: 17-feb-2017 11.34

A: "Autismo Biologia"<autismo-biologia a autismo33.it>

Ogg: Re: [autismo-biologia] (senza oggetto)



A proposito di persone adulte con autismo grave, ricordo che esistono sia esperienze significative che evidenze di letteratura che testimoniano come sia possibile, nel lungo periodo, non solo evitare il deterioramento che spesso purtroppo caratterizza gli outcome sia nei tradizionali contesti istituzionali che  nelle "istituzionalzzazioni a domicilio" (ovunque in sostanza non vi sia una coerenza tra progetti, contesti di vita e interventi abilitativi), ma anche consentire a queste particolari persone una effettiva buona qualità di vita e di espressione della loro umanità; a patto che sia garantito un mix coerente fatto non solo di continuità, costanza, sistematicità e specificità di interventi nel tempo, ben oltre l'età evolutiva, ma anche, appunto, di progetti di vita adeguati e non improntati ad attese e forzature adattative irrealistiche, nonchè (last but not least)  di cura e organizzazione dei contesti, perchè funzionino nel modo più "autistic like" possibile. Dunque molte cose si possono fare già ora, almeno in linea teorica, se ci sono risorse e competenze adeguate. Per la nostra esperienza rimando a  L. Fusar Poli et al:  Long-term Outcome of a cohort of adults with autism and intellectual disabilities: A pilot prospective study. In Research in Developmental Disabilities, 2017 Jan; 60:223-231
Cordiali salutiFrancesco Barale 
Il giorno 16 febbraio 2017 19:23, Tiziano Alice <tgabrielli a alice.it> ha scritto:














Con
lo spalancarsi dei criteri diagnostici inclusivi (DSM-V), non solo la casistica ma
anche gli approcci
educativo-comportamentali si 
complicheranno nelle singolarità dei casi, perché gli interventi si dovranno misurare con livelli di autismo estremi (dal poco al tanto) associati a livelli intellettivi assai
difformi. Si potrà toccare il cielo delle competenze o sprofondare nel nulla. I metodi abilitativi
si dovranno adattare ulteriormente alla nuova attenzione per i livelli intellettivi più alti (e
numerosi) con livelli di autismo sempre più sfumati, avvalendosi di strategie psico-educative molto vicine a
quelle usate nella normodotazione ma sempre più lontane dai principi abilitativi adatti all’autismo grave.
Dico questo perché nei prossimi anni sarà più complicato, anziché più
semplice, proporre e correggere i principi abilitativi attuali (già tendenzialmente circoscritti nei primi anni di vita, mentre prevale il TEACCH più ci si sposta verso il grave o l'adulto)  e la paralisi propositiva  aumenterà. Il concentrarsi dell’intervento
educativo ABA in una fascia di età sempre più specifica e recettiva _Denver Model- sembra anche ribadire indirettamente l’esiguità del range di applicabilità-efficacia della metodica. A fronte di questo dato il
dilatarsi della casistica verso la normodotazione rallenterà definitivamente la ricerca della
soluzione abilitativa dei casi di autismo grave. Questi anni sono quindi
cruciali per applicare e misurare l’impegno abilitativo per l’autismo più di quanto si creda. Tiziano & Patrizia 


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Prof. Francesco BaraleOrdinario di Psichiatria
Direttore del Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del ComportamentoUniversità degli Studi di PaviaVia Bassi, 21 - 27100 PaviaTel.: 0039 0382 98 7250Mail to: francesco.barale a unipv.it





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