[autismo-biologia] Rethinking the clinical pathway for autism spectrum disorder and challenging the status quo

Cristina Panisi cristina.panisi a tin.it
Gio 2 Feb 2017 17:12:50 CET


Concordo pienamente con le osservazioni di Mariani Cerati e sono lieta dell'occasione di scambio.

Se è vero che "non è mai troppo tardi", è ancor più ampiamente dimostrato che "prima è, meglio è": la massima neuroplasticità è nei primi 2 anni di vita. Questa è la finestra in cui si possono ottenere i migliori risultati degli interventi che "insegnano ad imparare" o, al contrario, approcci educativi inadeguati possono innescare comportamenti reattivi che si consolideranno nel tempo e concorreranno alla disabilità futura.

Circa la possibilità di individuare categorie a rischio, segnalo questo articolo di Carole Samango-Sprouse "Individuazione di bambini a rischio di disturbo dello spettro autistico e ritardo evolutivo del linguaggio prima dei 12 mesi d'età" https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24550549, anche tradotto in italiano sul volume di ottobre 2016 di "Autismo e disturbi dello sviluppo" Erickson. Gli autori propongono uno strumento di screening per l'individuazione di bambini a rischio evolutivo prima dei 12 mesi. In sintesi, lo strumento è costituito dall'associazione dell'accelerazione della crescita del cranio nei primi mesi di vita e le anomalie del riflesso di raddrizzamento del capo. Quest'ultimo è stato considerato un parametro veloce e facile per individuare precocemente un tono muscolare ridotto (alla base dei deficit di prassie che saranno evidenziabili in epoche successive). Circa la correlazione tra aumento della circonferenza cranica e autismo, ricordo la metanalisi di Sacco e Persico https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26456415

Concordo anche sull'utilità del manuale di Sally Rogers per l'impiego dell'Early Start Denver Model in famiglia. La lettura deve certamente essere affiancata da specialisti che rendano comprensibili e adeguatamente applicabili gli interventi. 
Ho riscontrato grande interesse da parte degli educatori di alcune scuole di infanzia, grande risorsa, con i genitori, per per creare le migliori condizioni per influire sulla traiettoria del neuosviluppo. Dunque, sostengo pienamente l'ipotesi di investimenti dedicati alla formazione di familiari ed educatori dei nidi. Il Piemonte lo ha già previsto (o almeno, sembra averlo messo nero su bianco); non so a che punto siano le altre Regioni http://www.quotidianosanita.it/piemonte/articolo.php?articolo_id=45632 

Come dice Mariani Cerati, anche nel caso venga attuato il trattamento in bambini neurotipici con sviluppo tardivo, non avremo fatto alcun danno. Al contrario, per tutti i genitori sarà un'occasione irripetibile per soffermarsi sulla qualità dell'interazione con il proprio figlio, imparando che il gioco è questione incredibilmente seria e che il bambino non è un contenitore vuoto che l'adulto riempie con ciò che ritiene utile. Anche se lo fa con le migliori intenzioni.

Un cordiale saluto

Cristina Panisi





Il giorno 02/feb/2017, alle ore 14.41, daniela a autismo33.it ha scritto:

> Segnalo l’articolo
> 
> Elizabeth Usher Memorial Lecture: Rethinking the clinical pathway for
> autism spectrum disorder and challenging the status quo
> Andrew J.O. Whitehouse
> International Journal Of Speech-Language Pathology Vol. 0 , Iss. 0,0
> Published online: 13 Jan 2017
> 
> http://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/17549507.2016.1276963
> 
> Come dice il titolo, l’autore evidenzia le contraddizioni tra il percorso
> clinico attualmente in uso e le attuali conoscenze biologiche.
> Allo stato attuale la diagnosi di autismo viene fatta tra i due e i cinque
> anni e solo dopo che la diagnosi é stata fatta si inizia il trattamento.
> La biologia ci insegna che la massima plasticitá cerebrale si ha nei
> primissimi anni di vita, quando non si puo’  fare la diagnosi di autismo,
> ma si puo’ classificare il bambino a rischio di autismo.
> In questa fase, che coincide con i primi due anni di vita, si puo’
> iniziare un trattamento mediato dai genitori, che devono utilizzare il
> tempo che inevitabilmente dedicano a un bambino cosí piccolo per dare a
> questo tempo una valenza terapeutica .
> Il percorso che l’autore propone é il seguente: intorno all’anno di etá si
> possono individuare i marcatori di alto rischio per autismo ( in inglese
> si usa sempre la sigla ASD, Autism Spectrum Disorders). Subito si inizia
> il trattamento mediato dai genitori. A due anni e mezzo il bambino viene
> valutato e a questa etá si puo’ verificare se esistono gli estremi per
> fare la diagnosi o se il bambino ha recuperato e la diagnosi non si fa. Il
> trattamento sopra descritto non ha nessun effetto collaterale per chi non
> ha l’autismo, mentre é  utile ad alleviare i sintomi in chi l’autismo ce
> l’ha .
> I marcatori di rischio da ricercare durante il secondo anno di etá,
> secondo l’autore, sono i seguenti: mancanza di risposta al proprio nome,
> insufficiente attenzione congiunta, atipico uso dei giocattoli,
> alterazioni dello sviluppo motorio, disregolazione emozionale.
> A range of infant behaviours during the second year of life have been
> found to indicate risk of a later diagnosis of ASD – lack of response to
> name, poor joint attentional behaviours, atypical toy play, poor motor
> development, emotional dysregulation – but no one single behavioural
> marker is wholly predictive of ASD.
> 
> Per il trattamento mediato dai genitori una guida utilissima é il libro di
> Rogers S., Dawson G. & Vismara L.A. (2012, traduzione it. 2015) “Un
> intervento precoce per il tuo bambino con autismo: come utilizzare l’Early
> Start Denver Model in famiglia. Hogrefe: Firenze"
> Il libro é utilissimo e deve essere consigliato ai genitori, i quali peró
> non devono passare dalla lettura al trattamento, ma devono essere guidati
> da professionisti esperti,  i quali dovrebbero ricevere il giusto compenso
> a spese dei contribuenti, come avviene per tutte le patologie gravi e
> croniche.
> 
> La lettura di questo articolo mi ha dato un’impressione di ‘déja vu” Cose
> del tutto simili le ho sentite dire 30 anni fa dal compianto Professor
> Gilbert Lelord, il quale cosí si esprimeva  a proposito dei bambini
> piccolissimi a rischio di autismo “On ne peut pas diagnostiquer, mais il
> faut traiter”
>                  Daniela Mariani Cerati
> 
> 
> 
> _______________________________________________
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