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t.gomiero a virgilio.it t.gomiero a virgilio.it
Dom 4 Set 2016 13:01:19 CEST


Buongiorno a tutti, 
su sollecitazione di Daniela invio un sunto dell'articolo che è stato pubblicato nell'ultimo numero di Psicogeriatria relativo all'utilizzo di farmaci nelle persone con Disabilità Intellettiva adulte e anziane. A quanto mi è dato sapere è uno dei pochi studi che sia stato pubblicato relativo ad un campione multicentrico italiano.
La farmacoterapia per le persone con DI rappresenta una sfida per poter migliorare l’appropriatezza clinica e la qualità di vita. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi su questi aspetti anche perché il processo di invecchiamento è normalmente correlato con l’aumento di somministrazione di farmaci, per questo motivo un affronto evidence based di questo aspetto diventa essenziale.
In questo studio abbiamo effettuato un’analisi sistematica, in rapporto all’eziologia, al livello di disabilità, all’età, al genere, alla
residenza, alla multimorbilità organica e/o comorbilità psichiatrica esaminando i dati relativi alla somministrazione di 276 persone con DI (età media di ca. 55 anni,range 40-80) e li abbiamo confrontati con i più recenti contributi della letteratura, sia sull’ambito specialistico, sia quella relativa alla popolazione generale. Sono stati classificati i farmaci somministrati anche in funzione dei loro effetti anticolinergici.
L’analisi ha prodotto degli esiti non scontati, tra i quali ci pare che il primo risultato da sottolineare sia legato ad un consumo totale di farmaci mediamente basso. Solo una minoranza è in politerapia (+=5 farmaci 13,4%; +=10 farmaci 2,2%), a differenza della popolazione geriatrica generale e questo dato è relato in modo significativo alla residenzialità in strutture residenziali (+15 posti). Quasi la metà del campione (N=129; 46,7%) assume almeno uno psicofarmaco quotidianamente, sovente non correlato con la presenza di una diagnosi di disturbo psichiatrico e più di un terzo del campione assume farmaci con effetti anticolinergici, mentre il consumo di farmaci internistici e di antidolorifici/analgesici è molto inferiore a quello registrato nella popolazione generale (solo l'8% del nostro campione ha un trattamento antidolorifico). Da questi primi dati ci pare sia necessaria una nuova cultura anche nell’adulto e anziano con DI, raccomandando una prescrizione più oculata e giudiziosa che tenga conto della comorbilità e della fragilità di queste persone, associata ad un frequente monitoraggio dell’efficacia, tollerabilità e degli eventuali effetti avversi, finalizzato all’ottimizzazione della funzionalità generale e della qualità di vita. Andrà verificato soprattutto il rischio di una sottovalutazione di problematiche internistiche e del sottotrattamento del dolore. Questo anche in rapporto al profilo di somministrazione degli psicofarmaci che, assieme ad alcuni altri farmaci ad azione anticolinergica, indica che più di un terzo del nostro campione sia a rischio di un declino cognitivo accelerato, un dato paradossale se si pensa che sono trattate delle persone con un preesistente deficit cognitivo. Quello che mi preme sottolineare in modo sintetico è che in molti casi abbiamo riscontrato delle prescrizioni pluriennali "stratificate"  senza possibilltà di verifica dell'efficacia, una prima funzione di vigilanza a nostro parere è proprio legata alla verifica dei trattamenti sintomatici e dei loro effetti misurabili sui comportamenti o sulle condizioni delle persone, su questo aspetto vi sono ormai degli strumenti semplici e standardizzati che possono aiutare i medici a rivedere prescrizioni di cui si può essere smarrito il razionale clinico.
Riferimenti: De Vreese, L. P., De Bastiani, E., Weger, E., Marangoni, A., Mantesso, U., & Gomiero, T. (2016). La farmacoterapia nella disabilità intellettiva adulta e anziana: risultati di una indagine multicentrica. Psicogeriatria, 2, 33–51.
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