[autismo-biologia] R: R: Analisi del Comportamento Applicata e Autismo

ccelenza a libero.it ccelenza a libero.it
Mer 12 Ott 2016 16:18:42 CEST


Ciao Armando,secondo me non parliamo di inapplicabilità assoluta ma di grosse difficoltà di applicazione in assenza di qualche idea del perchè non c'è (o non c'è in modo sufficiente) la risposta ad un determinato stimolo. Parlo di limiti imposti dalla neurologia. Per questo parlo spesso della necessità dell'apporto di altre discipline. Non so se mi sono spiegata bene. Forse volevi la risposta di un professionista, sono intervenuta solo per dire che mi faccio anch'io questa domanda.Claudia




----Messaggio originale----

Da: mazzoni.armando a libero.it

Data: 12/10/2016 13.41

A: "Autismo Biologia"<autismo-biologia a autismo33.it>

Ogg: [autismo-biologia] R: Analisi del Comportamento Applicata e Autismo



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-->Con l’occasione, rispondendo a Tiziano, mi correggo “è solo da pochi anni diventata IN ITALIA la metodologia elettiva”. Forse Tiziano mi ha risposto ed io non ho capito. A me interessa molto la domanda posta alla fine, perché credo allo stato attuale qualsiasi Comportamentista ti dirà allo sfinimento che qualsiasi comportamento tranne quello riflesso è condizionato, che non si hanno strumenti né di definizione né di misura scientifici della comprensione, dell’autodeterminazione di quel comportamento (la sua qualità, come credo la definisca Tiziano) che non siano l’emissione della risposta stessa. È una barriera alla discussione ancora invalicabile. Volevo capire, prima ancora dei limiti dell’applicazione del principio, se il principio di base stesso, considerato universale e indipendente dai suoi correlati neurologici, possa invece avere delle aree di inapplicabilità in condizioni autistiche, intesa come condizione neurologica diversa.     Da: autismo-biologia [mailto:autismo-biologia-bounces a autismo33.it] Per conto di Tiziano Gabrielli
Inviato: mercoledì 12 ottobre 2016 11:16
A: Autismo Biologia <autismo-biologia a autismo33.it>
Oggetto: Re: [autismo-biologia] Analisi del Comportamento Applicata e Autismo Comportamento condizionato:  Stimolo-Richiesta ->  Risposta voluta -> Rinforzo In realtà il termine “efficacia" è fuorviante. Si misura semplicemente la frequenza della risposta voluta rispetto allo stimolo. Il rinforzo si limita a garantire efficacia iniziale (mancando il senso della relazione tra stimolo e risposta). Se aumenta la frequenza della risposta voluta dopo stimolo, la procedura viene giudicata “efficace” (e il rinforzo va in fading  assimilandosi progressivamente alla risposta in sé.Questo non significa automaticamente che la risposta voluta sia compresa nella sua essenza, ovvero nella sua funzionalità, da chi la esprime. La performance (più facile capirlo negli animali) non è matematicamente consapevolezza e autodeterminazione ma routine esecutiva fine a se stessa, seppure appresa. La procedura seppure definita appresa può avere bisogno di trigger  ambientali o veri e propri stimoli di avvio (della procedura) evidenziando il rischio di pochezza qualitativa dell’appreso. Il che non significa che non ne abbia rispetto al nulla. Il limite del comportamento condizionato anche se mostra  effetti utili (competenze esecutiva) è che non è una vera comprensione di ciò che quel comportamento significa e predispone. L’ABA moderno risponde a questa carenza metodologica affermando che piano piano queste conquiste si affermano, dopo un certo tempo di pratiche, a volte  improvvisamente (cuspidi) eppure molte difficoltà (ancor oggi recupero sì ma con limite) permangono intensamente ed universalmente (la gravità che resta) mentre si dovrebbero studiare formule da applicare precocemente (correggendo l’ABA, migliorandolo); formule educative in grado di rispondere ai limiti metodologici evidenziati. Tiziano Gabrielli  Il giorno 12/ott/2016, alle ore 08:29, <mazzoni.armando a libero.it> <mazzoni.armando a libero.it> ha scritto: L’Analisi del Comportamento Applicata è solo da pochi anni diventata la metodologia elettiva per i programmi educativi di bambini e adulti con autismo; questo, in generale, ritengo sia una cosa positiva. Come è noto i principi di base non sono specifici dell’Autismo, né sono stati sviluppati facendo ricerca sull’Autismo. La contingenza a tre termini (Stimolo -> Risposta->Rinforzo) appare come un principio, verificato sperimentalmente, con basi evoluzionistiche, applicabile sia ad animali che all’uomo; su quest’ultimo, appunto, viene applicato anche in caso di disabilità mentale. Dal punto di vista dell’Analisi del Comportamento Applicata la domanda che sto per porre non ha senso, perché l’efficacia è misurabile, ma forse nel dominio della Neuropsicologia lo ha: nel caso della disabilità mentale e in particolare dell’Autismo, possiamo considerare questa contingenza sempre “intatta”, oppure può essere danneggiata o addirittura mancante, a seconda della gravità del caso? Grazie Questa e-mail è stata controllata per individuare virus con Avast antivirus. 
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