[autismo-biologia] Analisi del Comportamento Applicata e Autismo

Tiziano Gabrielli tgabrielli a alice.it
Mer 12 Ott 2016 11:15:41 CEST


Comportamento condizionato:  Stimolo-Richiesta ->  Risposta voluta -> Rinforzo 
In realtà il termine “efficacia" è fuorviante. 
Si misura semplicemente la frequenza della risposta voluta rispetto allo stimolo. Il rinforzo si limita a garantire efficacia iniziale (mancando il senso della relazione tra stimolo e risposta). Se aumenta la frequenza della risposta voluta dopo stimolo, la procedura viene giudicata “efficace” (e il rinforzo va in fading  assimilandosi progressivamente alla risposta in sé.
Questo non significa automaticamente che la risposta voluta sia compresa nella sua essenza, ovvero nella sua funzionalità, da chi la esprime. La performance (più facile capirlo negli animali) non è matematicamente consapevolezza e autodeterminazione ma routine esecutiva fine a se stessa, seppure appresa. La procedura seppure definita appresa può avere bisogno di trigger  ambientali o veri e propri stimoli di avvio (della procedura) evidenziando il rischio di pochezza qualitativa dell’appreso. Il che non significa che non ne abbia rispetto al nulla. Il limite del comportamento condizionato anche se mostra  effetti utili (competenze esecutiva) è che non è una vera comprensione di ciò che quel comportamento significa e predispone. L’ABA moderno risponde a questa carenza metodologica affermando che piano piano queste conquiste si affermano, dopo un certo tempo di pratiche, a volte  improvvisamente (cuspidi) eppure molte difficoltà (ancor oggi recupero sì ma con limite) permangono intensamente ed universalmente (la gravità che resta) mentre si dovrebbero studiare formule da applicare precocemente (correggendo l’ABA, migliorandolo); formule educative in grado di rispondere ai limiti metodologici evidenziati. Tiziano Gabrielli


> Il giorno 12/ott/2016, alle ore 08:29, <mazzoni.armando a libero.it> <mazzoni.armando a libero.it> ha scritto:
> 
> L’Analisi del Comportamento Applicata è solo da pochi anni diventata la metodologia elettiva per i programmi educativi di bambini e adulti con autismo; questo, in generale, ritengo sia una cosa positiva. Come è noto i principi di base non sono specifici dell’Autismo, né sono stati sviluppati facendo ricerca sull’Autismo.
>  
> La contingenza a tre termini (Stimolo -> Risposta->Rinforzo) appare come un principio, verificato sperimentalmente, con basi evoluzionistiche, applicabile sia ad animali che all’uomo; su quest’ultimo, appunto, viene applicato anche in caso di disabilità mentale.
>  
> Dal punto di vista dell’Analisi del Comportamento Applicata la domanda che sto per porre non ha senso, perché l’efficacia è misurabile, ma forse nel dominio della Neuropsicologia lo ha: nel caso della disabilità mentale e in particolare dell’Autismo, possiamo considerare questa contingenza sempre “intatta”, oppure può essere danneggiata o addirittura mancante, a seconda della gravità del caso?
>  
> Grazie
> 
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