[autismo-biologia] ancora sulla tragedia di Vespolate

ANGSA Emilia Romagna angsaer a yahoo.it
Sab 12 Nov 2016 08:51:28 CET


E' successo ancora. Ancora una volta un padre ha preferito uccidere il proprio figlio adulto con autismo che pensare ad un futuro in cui lasciarlo solo. 
E' così difficile, quando si ama un figlio impotente nei confronti della vita, dire senza ipocrisie che la propria esistenza è intollerabilmente pesante. Per amore, solo per amore, evitiamo di piangerci addosso. Eppure questi ripetuti episodi dovrebbero essere sintomatici della gravità delle condizioni di moltissime nostre famiglie e sollecitare Istituzioni ed opinione pubblica ad interrogarsi sulla reale condizione di chi è affetto dalla sindrome autistica e delle famiglie coinvolte. Qualche grillo parlante da anni non perde occasione per lanciare messaggi populisti del tipo :"avere un figlio con autismo è la cosa migliore che possa accadere ad un essere umano ", "la persona che incontra un autistico gode di un grande privilegio" . E' vero che un intervento precoce può migliore molto la condizione autistica, permettendone l'inserimento sociale (seppure quasi sempre protetto ), come è vero che i nostri figli sanno spesso essere adorabili nella loro ingenuità. Eppure la stessa disabilità sociale che rende problematici i comportamenti e difficile tessere rapporti amicali, condiziona pesantemente anche le dinamiche famigliari. I problemi di comportamento, spesso gravi, le rigidità routinarie, fiaccano le famiglie, soprattutto quando i genitori invecchiano e debbono continuare a trovare in sè lungo tutta la vita le forze che occorrono per gestire un bambino. Ma è politicamente scorretto che un genitore se ne lamenti. Così, quando siamo ad un tavolo di confronto con le istituzioni, la gravità specifica viene negata, soprattutto da famiglie non coinvolte in questa disabilità, che ci accusano di pretendere troppo. E a volte allora si minimizza, con rassegnazione, pudore e timore di denigrare, denunciando il vero, proprio l'essere al mondo che amiamo di più. Perchè questa è la specie d'amore più alta fra gli esseri umani: amare un figlio imperfetto, ma non certo perchè porti i segni fisici di un destino bizzarro, bensì dell'imperfezione più dolorosa che si possa immaginare. Quella che non lo rende empatico, non lo rende partecipe ad un tuo momento di stanchezza, di dolore, alla tua malattia. Quell'imperfezione per la quale hai la sensazione di esistere solo per essere utile, dimenticandoti di vivere e perdendo per strada la tua individualità. 
Eppure, sai che anche lui ti ama, ma devi ricordarlo a te stesso ogni giorno, per trovare la forza di andare avanti. 
Come si può perdonare un padre che uccide il proprio figlio perchè, rimasto solo, pensa al futuro e non riesce a pensare che questa società edonista e violenta saprà custodirne l'umana condizione?
Forse è giusto non perdonarlo, ma noi, che sappiamo, possiamo accogliere la sua sofferenza, senza tentare di giudicarlo.Noemi Cornacchia, Presidente di ANGSA Emilia Romagna
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