[autismo-biologia] Fwd: [2409] Le tecnologie che scrutano la mente

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Lun 26 Ott 2015 13:13:43 CET


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Date: 25 ottobre 2015 18:32
Oggetto: [2409] Le tecnologie che scrutano la mente
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*Press-IN anno VII / n. 2409*

Il Sole 24 Ore del 25-10-2015

*Le tecnologie che scrutano la mente *

I neuroni come serbatoio di conoscenze per capire le malattie neurologiche.

TRENTO. Pensate al cervello di un'ape o di quello, ancor più in miniatura,
del moscerino della frutta. Anche questi quasi impercettibili pugni di
neuroni, con le loro innumerevoli connessioni, potrebbero diventare un
serbatoio di conoscenze da utilizzare per capire, e forse domani
affrontare, le malattie del sistema nervoso umano. Ci stanno lavorando al
CiMeC (Centro interdipartimentale Mente/Cervello) di Trento e Rovereto,
dove gli scienziati approcciano il funzionamento del cervello animale e
umano attraverso l'analisi delle sue caratteristiche funzionali,
strutturali e fisiologiche, sia allo stato normale che patologico.
«Attraverso tecnologie molto sofisticate, come la microscopia a due fotoni,
che consente l'imaging in vivo dell'intero cervello di un'ape mentre impara
a riconoscere un particolare odore, cerchiamo di capire cosa avviene -
spiega Giorgio Vallortigara, neuroscienziato, prorettore alla ricerca
dell'Università di Trento, già direttore del CiMeC -. I principi di
funzionamento fondamentali dovrebbero essere più facilmente enucleabili in
una rete neuronale piccola. Il cervello di un'ape conta meno di un milione
di neuroni». Ricadute possibili? Moltissime, visto che lo sviluppo delle
asimmetrie cerebrali, presenti anche negli insetti, potrebbe svelare i
segreti di numerose patologie umane. Ma non basta: sempre al CiMeC si
valutano le predisposizioni allo sviluppo di autismo in modelli animali e
nei neonati con test non invasivi ma altamente probanti. In particolare ci
si concentra sui "bebè" con fratelli o sorelle con disturbo dello spettro
autistico e quindi a rischio, per scoprire un marcatore che possa
riconoscere super-precocemente la situazione e mettere in atto interventi
mirati.
Comprendere l'ultra-piccolo per decodificare le anomalie cliniche sembra
essere la strada seguita anche nel dipartimento di Neurotecnologie
dell'Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova. In laboratorio si
punta infatti a comprendere i meccanismi molecolari che stanno alla base
dello sviluppo cerebrale. «Negli ultimi tre anni abbiamo fornito dati che
aiutano a comprendere come alcune proteine espresse ad alte concentrazioni
durante lo sviluppo siano fondamentali per la migrazione e la maturazione
morfologica e funzionale dei neuroni - puntualizza Laura Cancedda,
ricercatrice senior del dipartimento -. Così si è potuto anche individuare
possibili meccanismi con i quali prolungare il periodo in cui il cervello
si sviluppa in modo dinamico interagendo con l'ambiente: questo potrebbe
avere possibili applicazioni in quelle patologie genetiche del
neurosviluppo che limitano la plasticità del nostro cervello maturo. In
questo senso abbiamo anche esplorato la possibilità di cercare di
migliorare le capacità cognitive in adulti con malattie del neurosviluppo
come la sindrome di Down a uno stadio in cui lo sviluppo del cervello è già
completato».
L'obiettivo, ovviamente, è valutare se un eventuale intervento
farmacologico potrebbe avere un impatto anche in questi casi. Sono solo
esempi di un approccio collaborativo interdisciplinare con competenze che
spaziano dall'elettrofisiologia alla neuroanatomia, dalla biochimica alla
biologia molecolare, fino ad approcci computazionali e di comportamento.
«Ora bisogna capire se i meccanismi molecolari identificati sono comuni ed
alterati anche in altre malattie come la sindrome di Rett e l'autismo, per
valutare trattamenti farmacologici e genetici che siano più efficaci e con
meno effetti collaterali» precisa Cancedda.
In attesa di queste rivoluzioni "made in Italy", intanto, la ricerca
dimostra che in futuro anche strumenti di uso comune come gli smathphone
potrebbero diventare utilissimi per svelare i segreti di alcune condizioni
patologiche, pensate solamente al disordine bipolare, una patologia
psichiatrica caratterizzata da repentini e inspiegabili sbalzi d'umore, che
vanno dall'euforia alla depressione più cupa. Al Center for Research and
Telecommunication Experimentation for Networked Communities (Create-Net) di
Trento l'equipe di Venet Osmani ha messo a punto un sistema che consente di
definire, tramite le registrazione dello smartphone, le risposte organiche
che classicamente si accompagnano a questa condizione, svelata solamente da
test psicologici. Lo smartphone è stato dato a 12 pazienti e ha monitorato
la loro attività per 12 settimane, con controlli classici ogni tre
settimane. Il metodo ha permesso di svelare mutamenti di carattere nel 94%
dei casi e, combinato che la classica telefonata al curante, ha raggiunto
un'affidabilità predittiva del 97 per cento. Siamo solo all'inizio, ma i
misteri di una condizione così complessa si potrebbero monitorare grazie ad
accelerometri ed altri rilevatori presenti nel dispositivo, capaci di
percepire iperattività e momenti di completa abulia.

di Federico Mereta


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Prof. Carlo Hanau
docente di Statistica medica
e di Programmazione e organizzazione dei servizi sociali e sanitari
Dipartimento di Educazione e Scienze umane
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