[autismo-biologia] comorbidità

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Lun 22 Set 2014 13:02:31 CEST


Armando Mazzoni ha scritto ”Nella mia domanda originaria (Volevo
chiedere quante comorbidita' dell'autismo sono conosciute, oltre al ritardo
mentale, ad es. sindrome di down, epilessia, etc. Se l'autismo e' più
ricorrente come comorbidita' rispetto ad altre malattie/sindromi, cosa potrebbe
significare?), c’era anche un’idea profana e volevo sapere se era priva di
senso. Se troviamo autismo in piena comorbidità o come sintomi secondari/non
nucleari (indotti?) in tante patologie/sindromi (anche “eterogenee”), questo
dato può fornire un indirizzo alla ricerca?”
 
Se per comorbidità  intendiamo l’associazione con altri sintomi di sofferenza cerebrale,  questo ci dice semplicemente che la
disfunzione cerebrale è di entità tale da provocare danni molto estesi. Sarebbe
come dire che la dispnea si associa a tosse in quanto entrambi i sintomi sono
conseguenza di una patologia dell’apparato respiratorio. Questo vale ad esempio
per il ritardo mentale, l’epilessia, la disattenzione, l’ipercinesia ecc.
Tutti questi sintomi sono spesso associati all’autismo in quanto
tutti sono espressione di una sottostante disfunzione cerebrale. 
 
Se per comorbidità intendiamo l’identificazione di condizioni
biologiche ben definite, questo puo’ essere il punto di partenza per
comprendere il meccanismo patogenetico.
 
Tra le condizioni biologiche quelle che più si prestano alla
comprensione della patogenesi sono le malattie monogeniche, ma per nessuna, a
quanto mi risulta, esiste una corrispondenza biunivoca tra gene alterato e
autismo. Lo stesso difetto genico
 (mutazione o alterato numero di copie) puo’
dare sia autismo, più o meno associato ad altre condizioni, sia disturbi dello
sviluppo psicologico diversi dall’autismo.
Forse puo’ essere in tema quanto scritto da Maestrini E. et al. nell’articolo  “L’autismo: una condizione genetica,
Autismo oggi, 25, novembre 2013, 4 – 9”
 
“Uno
dei risultati più interessanti ottenuti negli ultimi anni è stato
l’individuazione di mutazioni molto rare, ma con elevata penetranza, in diversi
geni che codificano per proteine coinvolte nella formazione, maturazione e
regolazione dei circuiti neuronali. Queste includono diverse classi di molecole
di adesione cellulare (CAMs) sinaptiche e proteine dello scaffold
post-sinaptico (famiglia SHANK).
Tra
queste mutazioni si annoverano le neuroligine (NLGN) e le beta-neurexine (NRXN1, NRXN2 e NRXN3). Le
neuroligine (NLGN) rappresentano una famiglia di proteine transmembrana
coinvolte nell’adesione cellulare post-sinaptica. Esse sono localizzate sul
versante citoplasmatico post-sinaptico delle sinapsi neuroni-neuroni e fungono
da recettori per le beta-neurexine (NRXN1, NRXN2 e NRXN3), molecole di adesione cellulare espresse principalmente a livello
pre-sinaptico. Insieme, le neuroligine-neurexine svolgono un ruolo importante
modulando lo sviluppo ed il funzionamento delle sinapsi[1].
Diverse neuroligine sono localizzate a livello delle sinapsi inibitorie o
eccitatorie, indicando una funzione specifica dei diversi membri della famiglia
genica nella regolazione del bilanciamento tra sinapsi inibitorie e
eccitatorie. Tali mutazioni sono presenti in meno dello 0,5% dei casi[2].
E’
interessante notare come anche le mutazioni in questa classe di geni, che
possono essere considerate forme di autismo “monogenico”, sono caratterizzate
da un’espressività variabile, risultando in fenotipi eterogenei che vanno
dall’autismo classico, al deficit intellettivo, alla sindrome di Asperger, alla
schizofrenia”
 
 
 

________________________________
 
[1]Sudhof, T.C. Neuroligins and neurexins link synaptic function
to cognitive disease. Nature 455, 903-11 (2008).
[2]Devlin, B. & Scherer, S.W. Genetic architecture in
autism spectrum disorder. Curr Opin Genet
Dev 22, 229-37 (2012).
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