[autismo-biologia] cosa insegna il caso Vannoni

Cornacchia/Donato alpinok2 a teletu.it
Mer 15 Gen 2014 17:34:47 CET


grazie a tutti per l'interessante, e soprattutto, laico dibattito su questo 
tema.
Noemi Cornacchia

----- Original Message ----- 
From: "Panei Pietro" <pietro.panei a iss.it>
To: "Autismo Biologia" <autismo-biologia a autismo33.it>
Sent: Wednesday, January 15, 2014 2:42 PM
Subject: R: [autismo-biologia] cosa insegna il caso Vannoni


Mi inserisco anch'io nell'interessante dibattito innescato dalla Dr.ssa 
Panisi e ripreso dalla Professoressa Marini. Concordo sulla necessità, 
nell'era della rete, di un'informazione scientifica di massa seria e 
affidabile. Sarebbe utile, forse non fattibile, che le varie fonti (web, TV, 
ecc.) fossero sottoposte a un grading, come si fa con gli studi scientifici, 
per qualificarne l'affidabilità: attualmente tutti possono dire di tutto 
senza tema di smentite. È un bene per la libertà di pensiero e di 
espressione ma può essere pericoloso quando si tratta della vita e della 
salute dei cittadini: il caso stamina ora e, anni fa, Di Bella insegnano. 
Dall'altra parte della "barricata" gli scienziati devono evitare 
atteggiamenti "ideologici": l'EBM è una conquista del mondo scientifico, 
fondamentale in sanità pubblica, ma non applicabile tout court  in quelle 
"zone grigie" della medicina e della biologia in cui ancora non abbiamo 
conoscenze consolidate: è il caso dell'autismo, ma non solo. Sono queste le 
aree in cui trovano l'humus della disperazione i fenomeni tipo stamina. Il 
mondo scientifico ha la responsabilità di anticiparne l'insorgere conducendo 
ricerche, metodologicamente ineccepibili, anche su argomenti "eretici". 
Infine, credo che il mondo scientifico abbia la responsabilità di un deficit 
di comunicazione verso l'opinione pubblica: si fa solo la politica degli 
annunci più o meno clamorosi ("scoperto il gene del tumore a...") ma non 
un'azione costante di formazione/informazione del cittadino medio cui non 
sono mai forniti gli strumenti per valutare gli argomenti.
Pietro Panei
Child Health Unit, Department of Pharmacology and Therapeutic Research, 
Italian National Institute of Health, Roma


-----Messaggio originale-----
Da: autismo-biologia-bounces a autismo33.it 
[mailto:autismo-biologia-bounces a autismo33.it] Per conto di Marina Marini
Inviato: mercoledì 15 gennaio 2014 12.29
A: autismo-biologia a autismo33.it
Oggetto: Re: [autismo-biologia] cosa insegna il caso Vannoni

Buongiorno a tutti,
mi permetto di inserirmi nella discussione, sollecitata dalla mail della 
dott.ssa Panisi. Innanzitutto mi associo al plauso per la trasmissione del 
giornalista Iacona, che ho trovato veramente ben fatta ed equilibrata. Mi 
sembra che da essa sia emersa comunque la necessità di approfondire lo 
studio SERIO (ossia scientifico) delle staminali e l'inchiesta non ha 
mancato di presentare le scarne informazioni disponibili su qualche 
miglioramento riscontrato nei pazienti (credo esclusivamente nei bambini 
affetti da SMA), miglioramento che vorrei vedere documentato e divulgato 
sulle riviste specialistiche.
Abbiamo in Italia una grande ignoranza in campo scientifico e stupisce che 
questa sia presente proprio nel Paese in cui il metodo di indagine 
scientifica è stato messo a punto; questa grande ignoranza rende gli 
Italiani proni a movimenti irrazionali di partigianeria e di schieramenti 
"senza se e senza ma" simili al tifo calcistico. Come nota la dottssa 
Panisi, a volte un po' più di elasticità anche da parte del mondo medico e 
scientifico può essere necessaria, tuttavia i partigiani "pro-Stamina" mi 
preoccupano molto di più perché sotto tale partigianeria cova un fuoco che 
vorrebbe bruciare le conquiste in tema di tutela del malato e di tutela 
della medicina basata su evidenze scientifiche e che instilla una sfiducia 
aprioristica verso il mondo della scienza e dell'industria farmaceutica. 
Tali ambienti devono essere "semplicemente" soggetti a norme che ne 
garantiscano l'adesione a comportamenti corretti e condivisi ed essere 
trasparenti ai controlli: e questo non è poco.
Mi risulta che alcune sperimentazioni cliniche molto interessanti, condotte 
in maniera ineccepibile, siano già in atto all'estero, a partire da cellule 
staminali mesenchimali derivate da placenta e usate in modo "non ortodosso"; 
per il momento il campo di applicazione è stato limitato e non ha coinvolto 
patologie neurodegenerative, ma il potenziale c'è. Il campo delle staminali 
è in rapida crescita e, a differenza di quanto pensano i pazienti che si 
accampano davanti ai Palazzi del Potere, la crescita delle conoscenze non è 
ostacolata dall'industria farmaceutica, anzi, è promossa da piccole 
industrie che sanno muoversi bene anche nell'ambito delle normative imposte 
dagli enti di vigilanza, il che dimostra che le scorciatoie non sono 
necessarie (anzi, sono pericolose). C'è ampio spazio soprattutto per la 
ricerca pubblica, di cui l'inchiesta di Iacona ha presentato alcuni tra i 
migliori esponenti italiani. Ci vorrebbero però più finanziamenti diffusi 
perché anche piccoli gruppi creativi possano emergere, al di là delle realtà 
grandi e consolidate. Abbiamo bisogno di un'opinione pubblica che stia 
accanto al mondo della ricerca e che non le si contrapponga facendosi 
travolgere dall'emotività, ma fornendole stimoli e supporto.

Marina Marini
Associate Professor of Applied Biology, Department of Experimental, 
Diagnostic and Specialty Medicine - University of Bologna, Italy 
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