[autismo-biologia] etica della ricerca

Francesco Barale francesco.barale a unipv.it
Ven 18 Apr 2014 20:34:00 CEST


Perfetto
Francesco Barale
 Il giorno 18/apr/2014 19:48, "daniela marianicerati" <
marianicerati a yahoo.it> ha scritto:

> Credo che il tema della promozione della ricerca sia importante allo
> stesso modo, insieme alla ricerca di nuove fonti di finanziamento e di uno
> stile comunicativo più efficace.
> Claudia Celenza
>
> Ricercatori e famigliari hanno gli stessi obiettivi: trovare le  cause
> dell’autismo, i meccanismi patogenetici e i target su cui agire per curare
> o, almeno, per lenire i gravi e molteplici sintomi. Bisogna però che,
> perché l’alleanza sia proficua, gli uni rispettino le esigenze degli altri.
> Una delle esigenze dei ricercatori è la riservatezza nei confronti delle
> loro ricerche, quando sono in itinere e non sono ancora pubblicate. Solo
> dopo che uno studio è stato pubblicato, è corretta e bene accetta la
> pubblicizzazione dello studio. Uno dei rischi della mancanza di
> riservatezza è l’appropriazione di ipotesi e di dati da parte di altri
> gruppi che poi magari giungono a pubblicare i dati prima del gruppo
> originale che ha fatto ipotesi e faticose ricerche per testare le proprie
> ipotesi. Inoltre, gli studi più seri sono inviati per la pubblicazione a
> riviste internazionali con un comitato di redazione costituito da altri
> scienziati esperti, che spesso svolgono il loro compito in maniera gratuita
> ("peer-review"). Ebbene, questi revisori hanno il compito di valutare se lo
> studio risponde a tutti i criteri che caratterizzano una pubblicazione
> scientifica e fanno "gli avvocati del diavolo" cercando di individuare
> eventuali falle, errori o cattive interpretazioni di dati di per sé
> corretti. Molto spesso, suggeriscono di svolgere ulteriori approfondimenti
> sperimentali o di riscrivere una parte della discussione Quindi, gli
> scienziati più seri attenderanno il giudizio definitivo dei loro "pari"
> prima di divulgare dei dati che potrebbero rivelarsi non definitivi. Per
> questo non si deve chiedere a un’associazione di famigliari che promuove in
> vario modo la ricerca di parlare della stessa prima della pubblicazione dei
> dati.
>
> Quando poi c’è in corso una sperimentazione di terapie, non conviene fare
> della pubblicità. Si rischia di dare delle aspettative che poi possono
> venire disattese. I non addetti ai lavori fanno molta fatica a distinguere
> una sperimentazione da una terapia di provata efficacia. E ogni
> sperimentazione in quanto tale puo’ dare risultati negativi. Alla prossima
> e auguri
>      Daniela MC
>
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