[autismo-biologia] studio prospettico longitudinale di quattro anni

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Sab 1 Giu 2013 15:43:13 CEST


Armando Mazzoni  ha
inviato il 21 maggio scorso il seguente messaggio: “Pur comprendendo la
complessità e i criteri di rigore statistico e scientifico necessari, che molto
probabilmente rendono la domanda poco pertinente, vi chiedo se esistono studi e
ricerche recenti che mettano in relazione le terapie di intervento educativo
precoci con gli outcomes negli adulti”
Per dare risposta a questo quesito bisogna impostare degli
studi prospettici che seguano gruppi di  bambini dalla diagnosi all’età adulta. 
Patricia K. Kuhl  e collaboratori hanno impostato uno studio
prospettico di lunga durata  iniziando a
seguire un gruppo di bambini con diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico
dall’età di due anni. Per ora hanno seguito i bambini per quattro anni e hanno
pubblicato lo stato di avanzamento della loro ricerca pochi giorni fa, il 29
maggio, sulla rivista Plos One
Il titolo
dell’articolo già anticipa il risultato più interessante che hanno rilevato
Brain Responses to Words
in 2-Year-Olds with Autism Predict Developmental Outcomes at Age 6 
Il testo
completo dell’articolo è in rete al link
http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0064967
Il disegno
della ricerca è piuttosto complesso. 
24 bambini con diagnosi di autismo sono
sottoposti, subito dopo la diagnosi, non solo a valutazione diagnostica e
funzionale, ma anche ad un esame strumentale non invasivo: la misurazione dei
potenziali evocati evento correlati  “event-related
potentials, ERPs “ . L’evento è l’ascolto di parole famigliari e non
famigliari, un modo per esplorare la processazione della parola  “a brain measure (event-related potentials,
ERPs) of word processing”
Tale
esame viene eseguito sui 24 bambini con diagnosi di autismo e su 20 bambini a
sviluppo tipico. L’esame consiste in questo: i ricercatori leggono ai bambini
parole a loro famigliari e altre non famigliari. Quando i bambini a sviluppo
regolare sentono parole per loro nuove, l’attività elettrica nell’emisfero
sinistro si attiva secondo un pattern prevedibile e costante..
Nel
gruppo dei bambini con autismo un sottogruppo  mostra una risposta elettroencefalografica molto minore, mentre l’altro
sottogruppo  mostra una risposta intermedia, maggiore rispetto al gruppo dei
meno responsivi e più vicina a quella dei bambini a sviluppo normale. 
 
C’è
correlazione tra l’intensità della risposta EEG e i punteggi all’ADOS per
l’interazione sociale.  I  bambini con una minore compromissione della
socialità hanno una risposta più vicina a quella dei bambini a sviluppo tipico
e viceversa “children with less severe social symptoms resemble TD controls,
while those with more severe social symptoms show a clearly atypical brain
response”
A
due anni di età, dopo la valutazione clinica e strumentale, i bambini vengono
randomizzati in due gruppi per iniziare due tipi di trattamento, entrambi
intensivi: l’Early Start Denver Model, considerato l’intervento sperimentale, e
il trattamento che offrono i Servizi, pure esso intensivo.
 
Rivalutati
all’età di 4 e 6 anni, vi sono dei miglioramenti in tutti i bambini, senza
differenza tra i due trattamenti, mentre ci sono miglioramenti  più marcati,  sia a 4 che a 6 anni , nei bambini che a due anni avevano avuto punteggi
migliori nella socialità e risposte meno alterate ai potenziali evocati dalle
parole non famigliari.
 
Il
lavoro sottolinea questo dato che è fortemente positivo, mentre sorvola sul
fatto che i due tipi di trattamento, entrambi intensivi, non danno differenze
significative. Questo dato a me pare invece molto interessante per cui copio
quello che il lavoro dice sulle caratteristiche dei due trattamenti
 
During the two year study enrollment
period, the Early Start Denver Model (ESDM) experimental intervention group
received an average of 15.2 hours/week (SD = 1.4) of therapist-delivered
intervention. In addition, parents reported an additional 16.3 hours/week (SD =
6.2) of interaction using ESDM strategies and 5.2 hours/week (SD = 2.1) in
other therapies (e.g., speech therapy, developmental preschool). Families
assigned to the Community Intervention (CI) treatment group were referred to
local providers for interventions commonly available in the community, and
reported an average of 9.1 hours/week of individual therapy and an average of
9.3 hours/week of group interventions (e.g., developmental preschool)
 
Il
trial di cui si parla è lo stesso che viene descritto in: Dawson G, Rogers S,
Munson J, Smith M, Winter J, et al. (2010)
Randomized, controlled trial of an intervention for toddlers with autism: The
Early Start Denver Model. Pediatrics 125: e17–e23. doi: http://dx.doi.org/10.1542/peds.2009-0958.
 
L’Early
Start Denver Model è descritto minuziosamente in un manuale che è stato
tradotto anche in italiano (Early Start
Denver Model. Intervento precoce per l’autismo. Linguaggio, apprendimento e
reciprocità sociale. Autori: Sally Rogers, Geraldine Dawson. Edizione italiana a cura di
Giacomo Vivanti. Omega Edizioni, Torino, 2010) 
Del trattamento offerto dalla comunità il lavoro non
dice molto, ma sappiamo che in USA il trattamento più frequentemente offerto è
l’EIBI (Early intensive behavioral intervention)
 Per quanto riguarda i miglioramenti
all'età di sei anni si dice “group-level improvements in standardized behavioral test scores were
found in children with ASD over time (Table 4), with significant increases from Time 1 to Time 3
for measures of receptive language, F(1, 17) = 32.240, p = .000, ηp2= .655,
cognitive ability, F(1,
18) = 25.583, p = .000, ηp2= .614, and adaptive function, F(1, 14) = 6.021, p = .028, ηp2= .301. Variability also increased from Time 1 to
Time 3 as evidenced by increased standard deviations and range of scores"
 
Dunque:
le aree in cui I bambini hanno mostrato miglioramenti, dai due ai sei anni di
età, sono state: il linguaggio recettivo, l’abilità cognitiva e la funzione
adattativa. Dai due ai sei anni è anche aumentata la variabilità, ovvero le
divergenze nel miglioramento tra i singoli bambini all’interno di entrambi i
gruppi di trattamento.

Il lavoro è lungo e articolato per cui altri lettori potrebbero sottolineare altri dati interessanti e fare altre considerazioni. 

  Daniela Mariani Cerati
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