[autismo-biologia] farmaci psicotropi

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Sab 21 Gen 2012 15:46:15 CET





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 Da: Stefano Palazzi <s.palazzi a ausl.fe.it>
A: Autismo Biologia <autismo-biologia a autismo33.it> 
Inviato: Sabato 21 Gennaio 2012 12:12
Oggetto: [autismo-biologia] Jett Travolta e i servizi speciali per l'autismo
 

Dopo il dibattito sull'insuccesso delle terapie farmacologiche, 

Vorrei che fosse chiaro che gli esempi che ho portato nella mia precedente mail, tratti dalle storie vere di Sergio, raccontata da Mauro Paissan  http://www.angsaonlus.org/mondo_sergio.pdf  
e di Sabine, raccontata da Sabrine Bonnaire
http://www.youtube.com/watch?v=uyG1giBUx9E&feature=email 
sono esempi di mala pratica medica.
Ci puo’ essere una prescrizione di farmaci saggia e prudente anche in assenza di una robusta base di “evidence”
La prima regola dovrebbe essere quella che chi prescrive farmaci a una persona con autismo deve sapere che si deve mettere in collaborazione con chi guida il percorso educativo di cui il farmaco è un aiuto e un complemento.
La seconda regola è che ogni farmaco puo’ avere l’effetto paradosso e il medico deve dare un recapito telefonico, magari un appuntamento ad ore precise perchè nessuno è obbligato ad essere disponibile sempre e dovunque. Deve comunque sollecitare un appuntamento telefonico per verificare se il farmaco funziona nel modo desiderato o in modo paradosso.
Se ci sono gli estremi per proseguire il farmaco, bisogna cercare il dosaggio minimo efficace ed evitare la forza d’inerzia.
Ogni prescrizione dovrebbe essere a termine. Si dovrebbe cioè cercare di diminuire progressivamente il farmaco per poi sospenderlo periodicamente. 
Una prassi molto diffusa è che i genitori vanno a chiedere aiuto in centri lontani dal proprio domicilio. Chi prescrive il farmaco non si fa poi trovare al telefono dai genitori che si trovano in estrema difficoltà con farmaci che non si capisce se funzionino all’arrovescio o se non funzionino ancora perché il dosaggio è troppo basso e non riescono a chiedere consigli a nessuno
Lo specialista vicino o non viene interpellato o non osa mettere le mani in una terapia prescritta da altri e, quando il farmaco viene continuato perché “l’ha detto il dottore”, non si sa se faccia bene o male, ma nessuno osa interromperlo. 
Una soluzione ragionevole potrebbe essere che in ogni ASL un ristretto numero di psichiatri prescriva farmaci alle persone con disabilità mentale (non importa, penso, che si faccia distinzione tra autismo o non autismo) e conosca quando i farmaci possono essere utili, quali, in che dosaggio e con quale monitoraggio.
L’educazione è sempre la strada maestra del percorso di cura a tutte le età, ma la fatica e i risultati della stessa potrebbero essere migliorati da farmaci innovativi ,oggi non disponibili. 
Qualche decennio fa poteva sembrare impossibile che il cosiddetto cretinismo ipotiroideo potesse essere prevenuto con un po’ di iodio nel sale da cucina.
Queste vittorie della medicina devono aiutare a sperare e a supportare la ricerca biologica.
L’educazione è utile, ma non è risolutiva e raramente fa uscire dallo stato di disabilità
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