[autismo-biologia] genetica: nuovi studi

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Mer 29 Giu 2011 11:29:25 CEST


Tratto da "Galileo "  del 26-06-2011
con  integrazioni di Elena Maestrini, Docente di Genetica all'Università di 
Bologna,
Componente Comitato scientifico angsa
 
Autismo. I meccanismi di causa-effetto non sono noti, ma ormai si conoscono 
almeno 60 geni coinvolti, ciascuno dei quali, però, è alterato in un numero 
molto ridotto di casi.
Ora quattro nuovi studi, apparsi su Neuron e su Science Translational Medicine, 
aggiungono importanti mutazioni alla lista. 

Ciascuna di esse è in grado di spiegare un numero molto ridotto di casi, per lo 
più sindromici.
Si tratta di varianti strutturali submicroscopiche, cioè tratti di DNA presenti 
in un numero di copie variabile, chiamate copy number variants (CNVs).
I ricercatori del Cold Spring Harbor Laboratory di New York e della Yale 
University (New Haven), indipendentemente, hanno individuato centinaia di nuove 
CNV implicate nello sviluppo dei disturbi autistici, e ne hanno confermate molte 
altre già note. 

Anche in passato, infatti, erano state indagate mutazioni di questo tipo (vedi 
Galileo). Questa volta, però, sono stati analizzati esclusivamente i genomi di 
famiglie con un solo caso di autismo, in cui la componente ereditaria potrebbe 
avere un ruolo minore.
Gli scienziati hanno confrontato il genoma di bambini con disturbi dello spettro 
autistico (DSA) con quello dei familiari sani, utilizzando la tecnica dei 
“microarrays”, che permette di analizzare fino ad un milione di tratti di DNA 
alla volta, al fine di trovare alterazioni genetiche presenti negli individui 
affetti da autismo ma assenti nei loro genitori.
Entrambi gli studi hanno evidenziato l'esistenza di numerose mutazioni Cnv 
sporadiche, che si presentano cioè una sola volta nel campione, e di altre che 
sono invece ricorrenti.
È stata inoltre riscontrata una forte associazione tra CNV sui cromosomi 16 e 7 
e la presenza della malattia.
In particolare i ricercatori hanno osservato che variazioni nella regione p11.2 
del cromosoma 16 sembrano determinare, da sole, più dell'1% dei casi di autismo: 
si tratta di un valore statisticamente significativo se si considera che, tra le 
persone affette dalla patologia, raramente vengono rilevate mutazioni analoghe 
sugli stessi geni. 

E c'è di più: mentre la duplicazione di geni nella regione q11.23 del cromosoma 
7 è  stata ora associata all’autismo, la perdita di geni in quella stessa 
regione era già nota per essere correlata ad una sindrome (detta di 
Williams-Beuren) caratterizzata da ritardo mentale e da una disposizione 
particolarmente incline alla socialità. “Aver trovato le prove che l'aumento di 
materiale genetico in una particolare posizione porta alla minore socialità 
tipica dei Dsa, mentre la perdita di tale materiale comporta esattamente 
l'effetto opposto è particolarmente eccitante", ha sottolineato Matthew W. State 
della Yale Univerisity.
Un altro importante pezzo del puzzle lo hanno poi aggiunto i ricercatori della 
Columbia University. Invece che concentrarsi sui geni, gli studiosi sono andati 
a guardare le interazioni tra le proteine che questi esprimono e le altre 
proteine dell'organismo. La sorpresa è stata scoprire che la maggior parte delle 
mutazioni legate all'autismo analizzate appartengono ad una stessa rete di 
relazioni. Non solo: questa rete è implicata nello sviluppo del cervello e, se 
alterata, viene compromessa la corretta formazione di neuroni e sinapsi. "Questa 
analisi - scrivono i ricercatori - supporta l'ipotesi che l'alterazione nella 
creazione delle sinapsi sia al cuore dell'autismo".
Alla stessa conclusione sono arrivati i genetisti del Baylor College of Medicine 
e del Jan and Dan Duncan Neurological Research Institute del Texas Children's 
Hospital.
Dall’analisi delle interazioni delle proteine prodotte da geni associati 
all’autismo è emerso che modificazioni negli stessi processi biologici 
determinano disturbi comportamentali simili.


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