[autismo-biologia] Vagus nerve stimulation therapy

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Gio 1 Lug 2010 15:12:31 CEST


Il 27 giugno scorso sul Corriere della Sera è stato pubblicato il seguente articolo
L'impulso che fa uscire i bambini dall'isolamento 
di Cesare Peccarisi

Il metodo migliorerebbe la vigilanza e l'aggressività
Da pagina 55 La stimolazione vagale (in sigla VNS), tecnica basata sui microimpulsi di un neuro-pacemaker posto sotto la clavicola e avviati al cervello tramite il nervo vago che transita nel collo, si sta rivelando un'inattesa soluzione per le cosiddette comorbidità, termine che indica patologie che si presentano insieme. Utilizzata per curarne una, finisce per funzionare anche nell'altra, sorprendendo gli stessi medici. 

Frequenza. L'autismo colpisce fino a 60 bambini ogni 10 mila.
L'ultima sorpresa arriva nell'autismo, la malattia dell'isolamento psichico, che colpisce fino a 60 bambini ogni 10 mila. Usando la stimolazione vagale su oltre 300 bambini affetti da epilessia e autismo i neuropsichiatri infantili diretti da Michael Levy dell'Università della California hanno visto migliorare anche questo disturbo. 

«L'autismo può assumere varie forme», spiega Nelia Zamponi, responsabile del Centro di epilessia infantile del Presidio Ospedaliero ad Alta Specializzazione Salesi di Ancona. «Si parla infatti di spettro autistico intendendo i suoi vari aspetti, come mancata interattività con gli altri, evitamento dello sguardo, non immediata comprensione delle intenzioni altrui, comportamenti ripetitivi e problemi di controllo emotivo e di comunicazione. Il 40% di questi bambini soffre anche di epilessia, spesso non grave e se questa insorge nel primo anno divita la comorbidità è più frequente». 

Lo studio californiano, appena pubblicato sul Journal of Neurosurgical Pediatrics, indica che il trattamento ottiene un miglioramento della qualità di vita degli autistici pari a quello ottenibile nell'epilessia, malattia per la quale la VNS ha avuto l'approvazione della FDA americana nel '97. 

Nel 2004 il metodo ha ottenuto anche l'autorizzazione per depressione cronica resistente e due anni fa la sua doppia azione si è presentata anche nell'emicrania associata a depressione: i ricercatori del Besta di Milano, trattando la depressione farmacoresistente di una paziente emicranica, hanno visto migliorare entrambe le patologie. Nel 2003 i ricercatori dell'università canadese di Halifax, curando l'epilessia farmacoresistente di un paziente anche emicranico, ottennero addirittura un miglioramento dell'emicrania superiore a quello dell'epilessia. 
Che la stimolazione vagale riesca ad agire su varie malattie neurologiche, da sole o in comorbidità, può essere spiegato dalle molteplici ramificazioni del nervo vago nel cervello. Gli impulsi della VNS hanno di conseguenza un'ampia e rapida propagazione e, dato che i neuroni sono cellule elettriche, i suoi impulsi ne resettano l'attività. 

Si è visto che nella depressione tale effetto rimodula i neuroni della corteccia cingolata anteriore e orbitofrontale, dell'ippocampo e dell'amigdala. Proprio l'azione sull'amigdala ci riporta all'autismo: uno studio inglese dei ricercatori del Cambridge Autism Research Centre, pubblicato sugli Archives of General Psychiatry, ha indicato che fino a 3 anni gli autistici hanno un'amigdala più grossa del normale; poi diventa più piccola per lo stress cronico dovuto all'angoscia dell'isolamento sociale vissuto nell'infanzia. 

«Pur avendo vari limiti metodologici, come un'inadeguata divisione dei pazienti o la mancanza di soggetti di controllo in doppio cieco, lo studio americano indica che la VNS può rappresentare un buon trattamento sintomatico commenta Zamponi . Qui in Italia stiamo allestendo uno studio pilota nazionale, nel quale vogliamo essere più precisi degli americani scegliendo bambini autistici con epilessia lieve: se, infatti, l'epilessia è predominante, si corre il rischio di non capire se il miglioramento consegua all'effetto sull'epilessia, o se si è invece esplicato specificamente sull'autismo. Fondamentale è quindi creare un buon protocollo per selezionare i pazienti. Difficoltà organizzative hanno rallentato l'inizio dello studio, ma intanto abbiamo preparato meglio i pazienti, dividendoli in autistici puri e in comorbidità con epilessia. Nei primi 16 già trattati si confermano i risultati degli americani: cala l'aggressività emigliorano tono
 dell'umore e vigilanza».


La fonte da cui l’articolo è tratto è la seguente
J Neurosurg Pediatrics 5: 595-602, 2010
 Vagus nerve stimulation therapy in patients with autism
spectrum disorder and intractable epilepsy: results from the
vagus nerve stimulation therapy patient outcome registry
Michael L. Levy, M.D., Ph.D.,1 Karen M. Levy, R.N., B.S.N.,1 Dayna Hoff, M.B.A.,1
Arun Paul Amar, M.D.,2 Min S. Park, M.D.,1 Jordan M. Conklin, B.S.,1
Liss a Baird, M.D.,1 and Michael L. J. Apuzzo, M.D.2

Si tratta di uno studio retrospettivo in cui si riesaminano le cartelle dei pazienti sottoposti a VNS = vagus nerve stimulation 
“A total of 393 patients were evaluated in the constant
cohort; 315 patients with intractable epilepsy,
and 78 patients with a history of autism and intractable
epilepsy”

Mio commento
Dall’articolo del Corriere sembra che la terapia sia stata praticata su 300 bambini con autismo ( Usando la stimolazione vagale su oltre 300 bambini affetti da epilessia e autismo i neuropsichiatri infantili diretti da Michael Levy dell'Università della California hanno visto migliorare anche questo disturbo)

La diagnosi di autismo è stata fatta in modo approssimativo 
Gli autori  dicono infatti di  avere avuto “difficulties with the designation of children within the broad spectrum of autistic
disorders”

Nel follow up, oltre a verificare la diminuzione delle crisi epilettiche, hanno anche fatto qualche domanda sulla QOL = quality of life, che dovrebbe migliorare come conseguenza del miglioramento dell’epilessia.
Gli autori hanno trovato che il miglioramento della QOL si evidenziava anche nel gruppo dei soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico e che l’umore migliorava in questo gruppo più che in quello senza autismo.
Un mio commento: testare il tono dell’umore nelle persone con autismo è molto difficile e pare che il follow up fosse fatto solo con delle semplici domandine
Il clou dell’articolo sta nel grafico in allegato
Mio commento
Se la diminuzione delle crisi epilettiche aumenta la QOL nelle persone affette da epilessia, non vedo perché non lo dovrebbe fare anche nelle persone con epilessia e autismo. 
Non vorrei sembrare una guastafeste, ma non mi sento di condividere l’entusiasmo del Corriere.
Interessante la notizia che un gruppo di ricercatori italiani partirà con una sperimentazione su bambini affetti da autismo e epilessia lieve per vedere se gli effetti sulla QOL sono superiori a quelli attesi in base al miglioramento dell’epilessia. 
Attendiamo il risultato.
Buona estate
      Daniela


      
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