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<meta http-equiv="Content-Type" content="text/html; charset=UTF-8">
</head>
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<font face="Times New Roman">Gentile Dott.ssa Daniela,<br>
ringrazio della nota informativa che ci rimanda a certi fenomeni
di allargamento indebito di elementi biopsichici come quello che
l'equipe di Rizzolatti rinvenne, ovvero l'assimilazione di
patterns neuromotori dall'esperienza visiva o uditiva.<br>
Questo fenomeno originario non è in discussione, e con esso il
merito di Rizzolatti, del resto non è una novità che le cellule
memorizzano gli stimoli (ovvero la propria reattività agli
stimoli) come nel caso delle cellule gustative che memorizzano la
sensazione di bisogno di alcool, cioccolato, ecc.<br>
Del resto, così funziona lo "stimolo avversivo" che memorizza ed
automatizza gli effetti di certi stimoli.<br>
Rizzolatti e coll. hanno associato tale effetto al vedere o udire
fatti, eventi, movimenti, immagini, ecc. Fin qui, bene.<br>
Ripenso alla saggezza popolare del "rubare con gli occhi", "visto
- fatto", "detto-fatto".<br>
<br>
Processo oggi in uso nella didattica avanzata, la formazione
sportiva e costruzione del "gesto tecnico", ecc.<br>
</font><font face="Times New Roman"><font face="Times New Roman">Molti
commentatori hanno invece dilatato il fatto all'empatia, alla
metacognitzione, all'interpr</font>etazione dei visi, cioè la
"hanno tirata per la giacchetta".<br>
<br>
Da 50 anni si sa - invece - che l'autismo comporta difficoltà
(lievi o severe) dell'immaginazione, quindi di dare significati ai
visi, ai fenomeni, alle espressioni verbali, agli ambienti, alle
novità, ai cambi di stile, ecc.<br>
</font>Il "disturbo dell'immaginazione" ... da Schopler in avanti.<br>
<br>
Prof. Piero Crispiani<br>
<br>
<br>
<div class="moz-cite-prefix">Il 10/08/2023 09:31, daniela ha
scritto:<br>
</div>
<blockquote type="cite"
cite="mid:c0f87d200f25df3c9d484ad36c4c8023@autismo33.it">Nell’inserto
domenicale di Repubbica dedicato alla cultura, Robinson, del 29
luglio scorso, c’è una lunga intervista a Giacomo Rizzolatti, il
neuroscienziato che nel 1992, studiando le basi neurologiche del
movimento nelle scimmie, scoprì l’esistenza dei neuroni specchio.
<br>
Fu una vera rivoluzione per le neuroscienze e da questa scoperta
molti scienziati trassero ispirazione per cercare di interpretare
molte situazioni fisiologiche e patologiche, in particolare chi
studiava l’empatia trovò nella presenza dei neuroni specchio le
basi per spiegare i diversi livelli di essa nei normodotati.
<br>
Lo stesso gruppo di Rizzolatti e molti ricercatori nel campo
dell’autismo ipotizzarono che nei neuroni specchio, o meglio che
in una loro disfunzione, si potesse trovare la causa dell’autismo.
<br>
Ora Rizzolatti ammette con onestà, e con rammarico, che l’ipotesi
non ha retto all’evidenza delle prove, che alla base dell’autismo
non c’è un’assenza o un malfunzionamento dei neuroni specchio, per
cui questa ipotesi deve essere abbandonata.
<br>
Si tratta di un messaggio negativo, ma è importante che le ipotesi
di lavoro, anche quando del tutto lecite e biologicamente
plausibili, vengano abbandonate in modo che si facciano nuove
ipotesi e si cerchino nuove strade che facciano luce sui reali
meccanismi patogenetici, premessa necessaria per arrivare a
proposte terapeutiche razionali.
<br>
<br>
<br>
Daniela Mariani Cerati
<br>
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Lista di discussione autismo-biologia
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<a class="moz-txt-link-abbreviated" href="mailto:autismo-biologia@autismo33.it">autismo-biologia@autismo33.it</a>
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Autismo-biologia e' una lista di discussione promossa dall'
A.P.R.I., Associazione Cimadori per la ricerca italiana sulla
sindrome di Down, l'autismo e il danno cerebrale.
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<a class="moz-txt-link-abbreviated" href="http://www.apriautismo.it">www.apriautismo.it</a>
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Per cancellarsi inviare un messaggio a:
<a class="moz-txt-link-abbreviated" href="mailto:valerio.mezzogori@autismo33.it">valerio.mezzogori@autismo33.it</a><br>
</blockquote>
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