<div dir="ltr"><p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">Cara Daniela, </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">ti ringrazio innanzitutto per
l’attenzione che hai dedicato al nostro libro “La passione del possibile” sui
fattori del cambiamento della assistenza al Charitas di Modena negli anni 1990
2020. Ti invio, anche a nome degli altri autori, qualche considerazionie sui due argomenti che
hai trattato: la storia della assistenza alle persone con disabilità e il tema
della appropriatezza dell’uso dei farmaci psicotropi.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">Inizio da questo tuo ultimo formidabile
contributo.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">Tratta un argomento poco considerato dagli addetti ai
lavori.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">Eppure è così rilevante anche
oggi!.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">Tu ricordi il tema della
Istituzione Totale e della rivoluzione psichiatrica di Basaglia deagli anni 80.
Basaglia rivendicò il diritto delle persone con disturbo mentale di vedersi
riconosciuto lo statuto di persone!. Questo riconoscimento ha richiesto quasi
un secolo!; un secolo! … </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">Eppure la negazione della
identità personale sembra serpeggiare (a tratti?) anche oggi!.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">La Convenzione ONU dei
diritti delle persone con disabilità è del 2006. Eppure questi diritti erano
già stati affermati nel 1993 e prima ancora nel 1971. Perché, allora, vi è
stata la necessità di riprenderli nel 2006? …</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">Lo storico della medicina
Franco Voltaggio ci ha dato una chiave di lettura della storia della
assistenza. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">La assistenza è costituita da
tecniche e da prassi. Le tecniche e le prassi dovrebbero essere guidate da un
sapere solido (una Episteme) di cui gli operatori sono consapevoli. Il punto
chiave è la consapevolezza degli operatori: perché stai facendo quelle azioni?;
a quale principio ti ispiri?. Nei periodi storici in cui questo rapporto non è
del tutto consapevole la assistenza ripete senza flessibilità e efficacia le
stesse azioni (producendo nel nostro campo emarginazione e annientamento).</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">La storia dei cambiamenti
della assistenza al Charitas è stata condotta alla luce della consapevolezza del
rapporto tra Tecnica/Prassi e Episteme.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">Ma a questo principio – della
consapevolezza della Episteme –ne è sovraordinato
un altro: che nessuna tecnica può prescindere da una concezione Etica esplicita
e, nel nostro campo, da una concezione dell’essere persona. La persona è, nel nostro modo di intendere l’assistenza,
un costruttore di significati e di
desideri oltre che un titolare di
diritti e di doveri. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">La nostra <i>prima considerazione</i> è, dunque, questa: il
nostro libro suggerisce a ogni organizzazione di ricostruire la propria storia
per divenire più consapevole dei fattori che in passato hanno permesso i
cambiamenti e che in futuro potranno continuare a permetterli. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">Il tema del diritto alla appropriatezza
delle prescrizioni di farmaci psicoattivi (psicofarmaci e antiepilettici) è un
tema che nasce pochi anni dopo l’introduzione del Largactil nei primi anni 50.
Nell’esperienza del Charitas questo tema è stato affrontato con applicazione
serrata delle Linee Guida del’Ohio del 1995. E’ curioso constatare come si
continuino a produrre lavori che evidenziano il problema e pochi o nessun
lavoro che suggerisce come ridurre l’inappropriatezza delle prescrizioni. Nel
nostro lavoro abbiamo scelto la collaborazione con l’Università di Modena e con
l’ Università della Louisiana ( con la traduzione e la applicazione della Scale
di J Matson per il miglioramento della qualità delle diagnosi) e abbiamo,
inoltre, avuto la possibilità di
attingere alla formazione continua permessa dal rapporto con la SIDiN (Sezione
della Società Italiana di Psichiatria) di cui sono stato Presidente per alcuni
anni fino al 2015.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">La <i>seconda considerazione</i> è, allora, questa. Cosa è possibile fare per
aumentare più rapidamente la appropriatezza delle diagnosi psichiatriche e
delle terapie ad esse conseguenti?. La nostra proposta è di riconoscere che la
psichiatria della disabilità richiede una competenza specifica ( come sostiene
la SIDiN con il prestigio del suo presidente dott Bertelli e del suo Consiglio Direttivo).
Ogni AUSL potrebbe facilmente individuare alcuni Specialisti che potrebbero maturare nel
tempo con la formazione delle Università e delle Società Scientifiche questa
competenza. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">Ancora un ringraziamento, Daniela,
per il tuo lavoro!.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt">Ciro Ruggerini</span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm 0cm 0.0001pt;font-size:10pt;font-family:"Times New Roman","serif""><span style="font-size:12pt"> </span></p></div><br><div class="gmail_quote"><div dir="ltr" class="gmail_attr">Il giorno sab 27 nov 2021 alle ore 23:17 daniela <<a href="mailto:daniela@autismo33.it">daniela@autismo33.it</a>> ha scritto:<br></div><blockquote class="gmail_quote" style="margin:0px 0px 0px 0.8ex;border-left:1px solid rgb(204,204,204);padding-left:1ex">Le residenze per le persone con disabilità mentale hanno una bruttissima <br>
storia. Basti pensare a quanto scritto da Erving Goffman nel 1961<br>
<br>
<a href="http://www.ristretti.it/areestudio/cultura/libri/asylums.pdf" rel="noreferrer" target="_blank">http://www.ristretti.it/areestudio/cultura/libri/asylums.pdf</a><br>
<br>
da Franco Basaglia nel 1968<br>
<br>
<a href="http://www.psychiatryonline.it/node/7445" rel="noreferrer" target="_blank">http://www.psychiatryonline.it/node/7445</a><br>
<br>
e ancora nel 1994 da Roberto Cestari<br>
<br>
<a href="http://www.fondazionepromozionesociale.it/PA_Indice/110/110_l_inganno_psichiatrico.htm" rel="noreferrer" target="_blank">http://www.fondazionepromozionesociale.it/PA_Indice/110/110_l_inganno_psichiatrico.htm</a><br>
<br>
Le residenze in realtà erano sinonimi di manicomi, grandi contenitori di <br>
uomini e donne ai quali veniva data, più che una buona cura, una pessima <br>
custodia.<br>
<br>
Nei manicomi, come ad esempio nel Roncati di Bologna, c’era anche il <br>
reparto per bambini, dove venivano tenuti i bambini con disabilità <br>
mentale, spesso insieme agli orfani, ai trovatelli<br>
e ai poveri.<br>
<br>
Una storia dell’evoluzione di un brutto manicomio per bambini, prima <br>
trasformato in una residenza dignitosa e poi chiuso, si trova al link<br>
<br>
<a href="https://www.comune.imola.bo.it/aree-tematiche/partecipazione/sante-zennaro/storia-del-sante-zennaro" rel="noreferrer" target="_blank">https://www.comune.imola.bo.it/aree-tematiche/partecipazione/sante-zennaro/storia-del-sante-zennaro</a><br>
<br>
Qui è descritta la situazione di una istituzione imolese, denominata <br>
ISTITUTO MEDICO PSICO PEDAGOGICO, che ha avuto ben poco sia di psico che <br>
di pedagogico fino a quando è arrivato,<br>
nei primi anni ‘60, un direttore illuminato, Eustachio (detto Nino) <br>
Loperfido.<br>
Egli ha rivoluzionato l’approccio agli ospiti anzitutto aprendo le porte <br>
dell’istituto “ le porte sono aperte, in giardino ci si va ogni <br>
qualvolta ne sentiamo il bisogno<br>
(prima c’era un piccolo quadretto asfaltato fuori dal portone che i <br>
bambini vedevano dalle grate delle finestre) e poi andiamo in giro per <br>
le strade di Imola.<br>
Andremo anche in vacanza in collina, a Covigliaio, in mezzo ai boschi e <br>
pure in montagna, a Cavalese, a Dobbiaco o al mare, a Igea Marina”<br>
Dalla struttura fatiscente "questo gruppo di ragazzi doveva poi <br>
trasferirsi nei locali del nuovo Complesso Sante Zennaro, nel 1970, in <br>
quella meravigliosa struttura costituita da casette piccole,<br>
con camerette piccole, con tanti bagni, con tanto verde, con tanto <br>
colore, con gli arredi delle aule gialli, rossi, verdi, azzurri"<br>
Ma Loperfido si spinse ancora oltre. Anche se il nuovo ambiente era <br>
bello e accogliente, non era la famiglia e così il Sante Zennaro fu <br>
chiuso per lasciare il posto ad una assistenza<br>
domiciliare per tutti, senza limiti di gravità.<br>
<br>
Io capisco la logica che ha portato a questo. Gli economisti della <br>
sanità dicono “l’offerta crea la domanda”. In effetti erano molti i <br>
ricoverati che non avevano malattie o disabilità mentali<br>
che esigessero l’istituzionalizzazione. La presenza di posti letto in <br>
una residenza può creare una domanda, anche incongrua, di residenza.<br>
Se di posti in residenze non ce ne sono, le persone con disabilità <br>
vengono gestite in famiglia.<br>
<br>
Diversa è la storia del Charitas di Modena, fondato da un sacerdote, <br>
monsignor Ermanno Gerosa, nel 1942. Qui erano concentrati più di 200 <br>
ospiti nei primi decenni.<br>
Poi, col cambiamento dell’approccio culturale alla disabilità mentale, <br>
il numero delle presenze è passato da 200 a 50, ma la residenza non è <br>
stata chiusa, nella consapevolezza che<br>
non tutti possono essere accuditi in famiglia. Il presupposto per il <br>
quale si afferma la necessità di mantenere in vita alcune residenze è <br>
contenuto nella frase che si trova a pagina 68<br>
del nuovo libro di Ciro Ruggerini e A.A: “La passione del possibile. <br>
Trent’anni del Charitas di Modena (1990-2020). Un impegno in evoluzione” <br>
Ed. Consulta librieprogetti, Reggio Emilia, 2021, cfr <br>
<a href="https://www.unilibro.it/libro/ruggerini-ciro-rebecchi-mauro-seghedoni-paolo/passione-possibile-trent-anni-charitas-modena-1990-2020-impegno-evoluzione/9788869880780" rel="noreferrer" target="_blank">https://www.unilibro.it/libro/ruggerini-ciro-rebecchi-mauro-seghedoni-paolo/passione-possibile-trent-anni-charitas-modena-1990-2020-impegno-evoluzione/9788869880780</a><br>
<br>
“la famiglia, come ogni realtà umana, va incontro a cambiamenti che <br>
spesso la rendono inidonea a mantenere il grave nel proprio seno, <br>
cosicché è necessario trovare soluzioni alternative”<br>
<br>
Il libro descrive come queste soluzioni alternative debbano essere <br>
soluzioni di qualità, lontanissime dalle tetre Istituzioni descritte nei <br>
libri prima menzionati,<br>
in continuo confronto con le famiglie degli ospiti, col territorio e, <br>
soprattutto, con l’Università, che porta cultura, innovazione, idealità <br>
e contrasta la comprensibile<br>
tendenza alla demotivazione e all’usura del personale.<br>
<br>
Daniela Mariani <br>
Cerati<br>
<br>
<br>
<br>
<br>
<br>
<br>
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<br>
_______________________________________________<br>
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