<div dir="ltr">
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">Ringrazio la
dott.ssa Mariani Cerati per avere riproposto in mailing list l’importante tema
della dieta di esclusione. Gli aspetti nutrizionali stanno emergendo quale fattore
cruciale per rischi e opportunità di salute dell’individuo. Pertanto,
richiedono di essere inseriti a pieno titolo nella prospettiva dinamica (dall’epoca
preconcezionale alla vita adulta) e sistemica (non limitata ad un solo organo e
apparato) di inquadramento della salute e della sua possibile perturbazione.<span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">La valutazione
del possibile effetto degli alimenti nella patogenesi di numerosi disturbi in
aumento negli ultimi decenni, richiede una premessa, che in questa sede limito
al un fattore: la permeabilità intestinale.<span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">Lo studio dell’aumento
della permeabilità intestinale è attualmente oggetto di grande interesse da
parte della comunità scientifica. La barriera intestinale è costituita da molteplici
elementi (lo spessore di muco, le caratteristiche della flora batterica, le
giunzioni che “cementano” le cellule dell’epitelio intestinale ecc). In caso di
modificazione della barriera e aumento della permeabilità intestinale, gli
antigeni (cioè le molecole in grado di attivare la risposta immunitaria) presenti
nel lume intestinale hanno maggiore facilità superare “il confine”,
raggiungendo lo strato sottostante (lamina propria), cioè lo strato in cui si
trova circa la metà del nostro sistema immunitario. Gli antigeni presenti nel
lume intestinale sono rappresentati dalla popolazione microbica (il noto
microbiota, di cui spesso sentiamo parlare) e alimentari, tra cui si trovano
glutine e caseina. Circa il glutine, si tratta di un complesso di proteine
insolubili in acqua. Al contatto con l’acqua, diventano massa collosa (dal
latino </span><span style="font-family:"Garamond",serif">gluten -tĭnis «colla»), le cui proprietà sono utilmente impiegate nella
panificazione, nel “tenere insieme” il pane. Varianti più o meno spugnose di
glutine, hanno proprietà diverse, non solo nella resa della panificazione, ma
anche sugli effetti in caso di ingestione.<span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif"><span> </span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">Le proteine del glutine hanno molteplici modalità per attivare la risposta
immunitaria. Accanto alla forma autoimmunitaria su base genetica rappresentata
dalla celiachia, la struttura molecolare della gliadina è fortemente immunogena.
Si tratta di effetti aspecifici, potenzialmente presenti in chiunque, a seconda
delle caratteristiche della permeabilità intestinale e della diversa
possibilità di “attraversamento” da parte della gliadina. Dopo una forma di
gastroenterite acuta, per esempio, chiunque di noi può manifestare transitori disturbi
legati all’ingestione di glutine, poichè una transitoria infiammazione comporta un aumento della permeabilità intestinale, un maggior passaggio di gliadina verso gli strati più profondi e la conseguente attivazione della risposta immune. Solitamente si tratta di effetti transitori, che si autorisolvono. In altre situazioni persistono e possono divenire sempre più complesse.<br></span></p><p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">Questo il link di una interessante panoramica
delle numerose condizioni correlate alla sensibilità al glutine <a href="https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0016508515000293?casa_token=suF0p3TK0DQAAAAA:1EyNq-MkxdRNiVtglSZZsyrrPg5eRlHYlw0JzH2mU2FdRD3WgwkZg3oEhXQooJs2UIr0EFsmOw" style="color:rgb(5,99,193);text-decoration:underline">https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0016508515000293?casa_token=suF0p3TK0DQAAAAA:1EyNq-MkxdRNiVtglSZZsyrrPg5eRlHYlw0JzH2mU2FdRD3WgwkZg3oEhXQooJs2UIr0EFsmOw</a><span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">Il diagramma in seconda pagina aiuta a comprendere la complessità della
questione e il consiglio di evitare autogestioni. Un circolo vizioso tra
attivazione immunitaria e aumento della permeabilità può favorire il graduale passaggio
da una situazione di tolleranza e benessere a stati di disturbo crescente.<span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif"><span> </span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">La lunga premessa consente di comprendere l’ampia portata della questione e
l’attenzione dedicata alla relazione “alimenti-permeabilità intestinale-attivazione
immunitaria”, attualmente tra i più studiati. Questo riguarda anche il neurosviluppo
e l’insorgenza di condizioni neuropsichiatriche, data la crescente evidenza del
ruolo dell’asse intestino-cervello, a partire dalle prime fasi di vita. <span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">In sintesi, la multifattorialità della questione aiuta a comprendere per
quale motivo sia da scoraggiare l’autogestione degli aspetti nutrizionali e
delle diete di esclusione. Gli effetti del singolo fattore (in questo caso, il
glutine nella dieta) variano in relazione a differenze inter e intraindividuali
(per esempio, differente permeabilità intestinale, le caratteristiche del
microbiota, la presenza di infiammazione intestinale, stress ossidativo …) che
richiedono necessariamente di essere tenute in conto sia nella pianificazione
della ricerca sia nella pratica clinica.<span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">La consapevolezza della crescente complessità biologica richiede una
metodologia di studio coerente. In tal senso, i modelli di <i>machine learning</i>
sembrano molto promettenti e in grado di fornire un importante strumento per la
medicina personalizzata. E’ un’impostazione alla quale siamo abituati quando ci
riferiamo all’ “abito su misura” nella pianificazione degli interventi psicoeducativi.
Si tratta ora di estendere la personalizzazione - nella ricerca così come nella
pratica clinica – anche agli aspetti biologici, per i quali sarà importante garantire
la medesima competenza. <span> </span><span> </span><span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">Sul piano clinico, oltre all’importanza di una condivisione culturale del
paradigma patogenetico complesso, è auspicabile la presenza nel team
multidisciplinari di gastroenterologi, immunologi e nutrizionisti esperti su
questi temi. Questo è il modello che stiamo costruendo con alcuni degli
iscritti a questa lista e che con piacere condivideremo con chi sarà interessato.<span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif"><span> </span><span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">Anticipo che in novembre verrà proposto un webinar su questi temi da parte
di ANGSA Marche, che ha accolto la richiesta di approfondimento da parte delle
famiglie, a seguito del seminario del luglio scorso con Laura Villa.<span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif"><span> </span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">Un cordiale saluto<span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif">Cristina Panisi<span></span></span></p>
<p class="MsoNormal" style="margin:0cm;font-size:12pt;font-family:"Calibri",sans-serif"><span style="font-family:"Garamond",serif"><span> </span></span></p>
</div><br><div class="gmail_quote"><div dir="ltr" class="gmail_attr">Il giorno mer 28 ott 2020 alle ore 23:47 ANGSA RAVENNA <<a href="mailto:angsaravenna@gmail.com">angsaravenna@gmail.com</a>> ha scritto:<br></div><blockquote class="gmail_quote" style="margin:0px 0px 0px 0.8ex;border-left:1px solid rgb(204,204,204);padding-left:1ex"><div dir="auto">Grazie Daniela, diffondiamo alle famiglie queste considerazioni molto utili, come già detto. I genitori che hanno avuto una diagnosi recente sono meno informati e , ancora più di altri, facilmente influenzati ed attratti da ogni tipo di intervento, di cui trovano traccia su internet. Portare i risultati di sperimentazioni serie non solo informa, ma abitua a dare una valutazione più razionale delle varie proposte . <div dir="auto">Noemi<br><div dir="auto"><br></div></div></div><br><div class="gmail_quote"><div dir="ltr" class="gmail_attr">Il mer 28 ott 2020, 12:41 daniela <<a href="mailto:daniela@autismo33.it" rel="noreferrer" target="_blank">daniela@autismo33.it</a>> ha scritto:<br></div><blockquote class="gmail_quote" style="margin:0px 0px 0px 0.8ex;border-left:1px solid rgb(204,204,204);padding-left:1ex">Su questa lista abbiamo spesso parlato della dieta priva di glutine e <br>
caseina. In un messaggio del settembre 2015 iniziavo citando un <br>
messaggio dell’aprile 2007<br>
<br>
<a href="http://autismo33.it/pipermail/autismo-biologia/2015-September/001825.html" rel="noreferrer noreferrer noreferrer" target="_blank">http://autismo33.it/pipermail/autismo-biologia/2015-September/001825.html</a><br>
<br>
Pensavo che il discorso fosse chiuso e che ci si dovesse rivolgere ad <br>
altre ipotesi e a conseguenti altri approcci terapeutici, invece qualche <br>
mese fa è uscito il resoconto di una sperimentazione controllata nella <br>
quale 37 soggetti con autismo sono stati reclutati e ciascuno di loro è <br>
stato sottoposto per sei mesi a dieta libera e sei mesi a dieta priva di <br>
glutine e caseina, nonché a misurazione della concentrazione di beta <br>
casomorfina nelle urine. Non sono stati documentati cambiamenti né nel <br>
comportamento né nella concentrazione di beta- casomorfina dopo i sei <br>
mesi di dieta priva di glutine e caseina.<br>
González-Domenech, P.J., Díaz Atienza, F., García Pablos, C. et al. <br>
Influence of a Combined Gluten-Free and Casein-Free Diet on Behavior <br>
Disorders in Children and Adolescents Diagnosed with Autism Spectrum <br>
Disorder: A 12-Month Follow-Up Clinical Trial. J Autism Dev Disord 50, <br>
935–948 (2020).<br>
<br>
<a href="https://doi.org/10.1007/s10803-019-04333-1" rel="noreferrer noreferrer noreferrer" target="_blank">https://doi.org/10.1007/s10803-019-04333-1</a><br>
<br>
La dieta senza glutine è la cura base della celiachia e negli ultimi <br>
anni sono emerse altre condizioni che beneficiano della dieta senza <br>
glutine, tra cui l’allergia al grano e la sensibilità non celiaca al <br>
glutine. Negli ultimi decenni vi è stato anche un movimento di opinione <br>
che attribuiva alla dieta senza glutine vantaggi per la salute in <br>
generale, ritenendola, fra le altre cose, un fattore di protezione nei <br>
confronti delle malattie cardio vascolari, anche in assenza di <br>
condizioni patologiche.<br>
<br>
Questa teoria è nata al di fuori della medicina ufficiale. Ciò <br>
nonostante è stata presa in grande considerazione ma, al di fuori di <br>
condizioni patologiche ben precise che dovrebbero essere diagnosticate <br>
da medici esperti e non autodiagnosticate, si è visto che essa non è un <br>
fattore di protezione dalle malattie cardiovascolari. Al contrario uno <br>
studio osservazionale fatto su migliaia di individui supporta il <br>
contrario.<br>
<br>
Si tratta dello studio di Lebwohl e colleghi (Long term gluten <br>
consumption in adults<br>
without celiac disease and risk of coronary heart disease: prospective <br>
cohort study.<br>
BMJ. 2017;357:j1892.) che ha esaminato 45303 uomini e 64714 donne non <br>
celiaci suddivisi, mediante la compilazione di un diario alimentare, in <br>
base al contenuto di glutine nella dieta e seguiti per 26 anni.<br>
Gli autori hanno trovato una relazione inversa tra incidenza di malattia <br>
coronarica e consumo di glutine. L’ipotesi avanzata dagli autori è che <br>
il basso consumo di glutine porti con sé un ridotto consumo di cibi a <br>
base di grano integrale, notoriamente benefico per la salute.<br>
<br>
Vici e colleghi ( “Gluten free diet and nutrient deficiencies: a <br>
review,” Clinical Nutrition, vol. 35, no. 6, pp. 1236–1241, 2016) dicono <br>
che i cibi privi di glutine, quando paragonati ai cibi equivalenti <br>
contenenti glutine, mostrano carenza: di minerali, inclusi calcio, <br>
ferro, magnesio e zinco; di vitamine, incluse B12, folato e vitamina D, <br>
nonchè di fibre.<br>
<br>
La dieta senza glutine e senza latticini è stata molto utilizzata per <br>
gli individui con Disturbo dello Spettro Autistico a partire dagli <br>
anni’ 90 del secolo scorso.<br>
Ha creato grandi speranze, anche se la sua realizzazione creava non <br>
pochi problemi organizzativi soprattutto per i pasti fuori casa, come la <br>
mensa scolastica e le festicciole tra gli amici. Forse proprio le <br>
difficoltà favoriscono l’effetto placebo. Ma in medicina vale sempre il <br>
principio che ciò che non fa bene fa male.<br>
<br>
Negli anni sono stati fatti vari studi per valutarne l’EFFICACIA, fra i <br>
quali alcuni in doppio cieco, che non hanno evidenziato una superiorità <br>
rispetto al placebo .<br>
Tuttavia alcuni genitori riferiscono un beneficio sull’aspetto delle <br>
feci che risultano più formate dopo l’inizio della dieta mentre prima <br>
riferivano sia una frequenza superiore di evacuazione, sia una vera e <br>
propria diarrea . A questo associano anche un miglioramento del <br>
comportamento , nel senso di minore irritabilità e ipercinesia.<br>
<br>
Credo pertanto che quanto segnalato su soggetti adulti e sani vada <br>
tenuto in grande considerazione, anche e soprattutto rispetto ad una <br>
tendenza generale anche fra i normotipici ad evitare il consumo di <br>
questa o quella sostanza , spesso con scarse prove di evidenza <br>
scientifica .<br>
<br>
Al tempo stesso, come ci ricordava un bel po’ di anni fa il Prof. <br>
Reichelt , il primo ad ipotizzare un collegamento fra dieta e <br>
sintomatologia autistica ( anni 90), si può eventualmente provare <br>
questo approccio, come a volte richiedono alcuni genitori, ma solo per <br>
sei mesi ( in assenza di celiachia conclamata) poiché, trascorso tale <br>
termine e in mancanza di risultati, potrebbe essere controproducente e <br>
comunque impegnativo rispetto alla qualità della vita familiare.<br>
<br>
Daniela Mariani Cerati<br>
<br>
PS L’articolo citato è stato da me discusso con un gruppo di farmacologi <br>
e Neuropsichiatri di cui il commento contenuto nel messaggio rispecchia <br>
le opinioni<br>
<br>
_______________________________________________<br>
Lista di discussione autismo-biologia<br>
<a href="mailto:autismo-biologia@autismo33.it" rel="noreferrer noreferrer" target="_blank">autismo-biologia@autismo33.it</a><br>
ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).<br>
Fondazione Augusta Pini ed Istituto del Buon Pastore Onlus.<br>
Per cancellarsi dalla lista inviare un messaggio a: <a href="mailto:valerio.mezzogori@autismo33.it" rel="noreferrer noreferrer" target="_blank">valerio.mezzogori@autismo33.it</a></blockquote></div>
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