[autismo-biologia] Neurofisiologia della visione

daniela daniela a autismo33.it
Mer 22 Giu 2022 12:38:33 CEST


Dal messaggio del 3 giugno scorso

http://autismo33.it/pipermail/autismo-biologia/2022-June/004631.html

riporto quanto segue

“E’ attraverso l’attenzione all’ambiente
che ci circonda, in particolare all’ambiente umano,
che noi sviluppiamo le abilità sociali nei primi anni di vita e, stando
ai risultati di questo studio, un deficit anatomo-funzionale  nelle
strutture cerebrali che presiedono al complesso network
visivo porta ad un carente sviluppo delle abilità sociali, ovvero a quel
complesso di anomalie sociali che chiamiamo autismo”

R Jure ((2022) (The “Primitive Brain Dysfunction” Theory of Autism: The 
Superior Colliculus Role. Front. Integr. Neurosci. 16:797391. doi: 
10.3389/fnint.2022.797391) torna su questo tema
esaminando la letteratura recente sulla neurofisiologia della visione, 
intesa come attenzione agli stimoli rilevanti e risposte motorie 
automatiche basate sugli input sensoriali.

Il collicolo superiore, localizzato a livello del tronco encefalico, è 
il primo centro della visione e una sua disfunzione primaria, ovvero 
congenita e non influenzata dall’esperienza,
potrebbe essere il primum movens da cui poi dipenderebbero, a cascata, i 
sintomi che caratterizzano l’autismo.

Esso è il più importante centro sottocorticale che sta tra le afferenze 
provenienti dall’ambiente e il resto del sistema neurale, e produce 
decisioni continue, implicite,
su dove dirigere la nostra attenzione.
Esso contiene dei neuroni specializzati nella esplorazione dei volti e 
dei movimenti a partire dalla nascita.
Durante lo sviluppo il collicolo superiore manda impulsi appropriati per 
aiutare a plasmare le aree del cervello deputate alle abilità 
socio-comunicative.

In questo articolo l’autore ipotizza che una precoce compromissione 
della funzione collicolare possa essere, anche da sola, alla base 
dell’autismo,
non solo in quanto il collicolo superiore è implicato nei sintomi che 
riguardano lo sguardo e l’attenzione, ma anche perché una mancanza di 
queste abilità porterebbe ad uno sviluppo
deviante di numerosi altri sistemi e questo spiegherebbe l’intero quadro 
sintomatologico dell’autismo.

L’articolo è molto stimolante, anche se l’autore, per sua ammissione,  
presenta questi dati come un’interessante ipotesi da verificare.

Molto vera è la frase con cui inizia l’abstract

“A better understanding of the pathogenesis of autism will help clarify 
our conception
of the complexity of normal brain development”

                      Daniela Mariani Cerati






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