[autismo-biologia] antipsicotici: la reazione soggettiva raccontata da una scrittrice

daniela daniela a autismo33.it
Mer 6 Lug 2022 15:51:18 CEST


Nel 2009 Gaia Rayneri con il libro “Pulce non c’è” ha parlato della 
sorella disabile e del disastro seguito all’illusione che con la 
Comunicazione Facilitata la sorella esprimesse realmente
il suo pensiero.
A distanza di 13 anni Gaia esce con un nuovo libro “Un libro di 
guarigione“ in cui parla di sé, di un suo disagio battezzato dagli 
psichiatri “Disturbo borderline di personalità”

Molto correttamente premette che le informazioni contenute nel testo non 
intendono sostituire il rapporto medico-paziente e raccomanda di non 
interrompere cure psichiatriche o psicologiche in essere.

Racconta la sua esperienza, un’esperienza ricca di sofferenza, ma anche 
di risorse con le quali Gaia ha affrontato la sofferenza ed è riuscita a 
ritrovare un nuovo equilibrio.

Credo che sia molto utile leggere quello che Gaia dice a proposito dei 
farmaci antipsicotici in quanto credo che gli effetti che questi hanno 
avuto in lei siano presumibilmente simili a quelli
che questi farmaci hanno su tanti altri che però, non essendo scrittori 
di professione, non sanno esprimere come lei la loro reazione soggettiva 
a questi farmaci.

“Con quel farmaco non avevo più pensieri psicotici, era vero. Non avevo 
proprio più pensieri.
Non perché avessi raggiunto la mente buddhica o il nirvana oltrepassando 
la dualità: non avevo praticamente più contenuti interni” (pag 268)

“Qualche anno dopo l’esperienza con l’antipsicotico cercavo di spiegare 
alla Dottoressa 4 che non avrei più preso un farmaco che per curarmi mi 
avrebbe tolto ogni mio contenuto interno – doloroso
o meno – perché io con i miei contenuti interni ci lavoro. Ma lei mi ha 
detto che la mia era una percezione “errata”” (pag. 269)

La Dottoressa 4 ha risposto così, ma proprio all’interno della 
psichiatria c’è un movimento che sta rivedendo criticamente il ruolo dei 
farmaci, in particolare degli antipsicotici,
nelle malattie mentali.

Tyrer, citato da Tibaldi e Piazza, così si esprime: “E’ arrivato il 
momento di riconsiderare il principio secondo cui gli antipsicotici 
debbano essere sempre la prima scelta nel trattamento
delle persone con un episodio psicotico. […] Ci sono evidenze 
scientifiche sempre più convincenti che ci dicono che, se consideriamo 
gli effetti avversi degli antipsicotici,
il gioco – per esprimerci in modo semplice – non vale la candela. [...] 
E’ arrivato il momento di dare per conclusa la “rivoluzione 
psicofarmacologica” del 1952.
Tutte le rivoluzioni finiscono ed anche quella psicofarmacologica doveva 
finire, con l’approdo ad un mondo più tranquillo, nel quale la terapia 
farmacologica
(che si è mossa come un ariete, in questi ultimi anni) venga sostenuta 
se diventa socio alla pari con gli altri interventi, lavorando in modo 
coordinato, anziché conflittuale, con gli altri approcci”

Molte altre considerazioni critiche sull’uso ed abuso degli 
antipsicotici si trovano nell’articolo

"Uso appropriato degli psicofarmaci appropriatezza dei trattamenti con 
farmaci antipsicotici: less is more?"
che si puo’ leggere integralmente al link

https://www.nuovarassegnastudipsichiatrici.it/volume-15/uso-appropriato-psicofarmaci-appropriatezza-trattamenti-farmaci-antipsicotici-less-more

In questa direzione va anche il discorso che Silvio Garattini ha 
pronunciato il 29 maggio 2018 in occasione del passaggio di consegne 
della direzione del’IRCCS Mario Negri a Giuseppe Remuzzi,
quando ha auspicato che si faccia maggiore ricerca in ambito 
psichiatrico, dove da troppo tempo si va avanti per forza di inerzia con 
farmaci i cui effetti indesiderati, soprattutto nel lungo periodo,
sono pesantissimi a fronte di effetti desiderati incerti, almeno nel 
lungo periodo.

“Oggi grande spazio all’immunologia (un’altra “moda” è l’immunoterapia
soprattutto dei tumori) ma ad esempio sulle malattie mentali siamo
carenti. Sono quelle che creano una maggiore disabilità ma gli sforzi di
ricerca sono pochi, frutto forse dello stigma che c’è ancora intorno a
quest’area di patologia. Abbiamo tante organizzazioni che raccolgono 
fondi
per tumori, malattie rare, cardiovascolari etc. ma non ce n’è una per le
malattie mentali. Ambito invece che richiede di essere sostenuto.”

https://www.aboutpharma.com/business-e-mercato/sei-parole-per-il-futuro-la-scienza-del-farmaco-secondo-silvio-garattini/


Di antipsicotici si fa un larghissimo uso anche in bambini e adulti con 
autismo, incapaci di esprimere le loro sensazioni soggettive.
Per questi vale l’osservazione di terze persone, soprattutto dei 
familiari conviventi, che dovrebbero essere attentamente ascoltati da 
chi prescrive gli psicofarmaci che,
se devono essere ridimensionati nella schizofrenia, a maggior ragione 
devono essere dati con estrema prudenza e parsimonia nell’autismo,
dove la condizione di disabilità è duratura e il suo inizio è molto 
precoce.

    Daniela Mariani Cerati













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