[autismo-biologia] Medication Use in the Management of Comorbidities Among Individuals With Autism Spectrum Disorder From a Large Nationwide Insurance Database

daniela daniela a autismo33.it
Mar 29 Giu 2021 19:14:19 CEST


Il problema del consumo di psicofarmaci nei minori con autismo è oggetto 
di grande preoccupazione a livello internazionale. Un nuovo contributo 
su questo tema è stato dato il 7 giugno scorso con l’articolo

Feroe AG, Uppal N, Gutiérrez-Sacristán A, et al. Medication Use in the 
Management of Comorbidities Among Individuals With Autism Spectrum 
Disorder From a Large Nationwide Insurance Database. JAMA Pediatr. 
Published online June 07, 2021. doi:10.1001/jamapediatrics.2021.1329

https://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/article-abstract/2780352

Feroe e colleghi partono dalla considerazione che la condizione 
autistica è accompagnata da una grande variabilità di sintomi e che è 
accompagnata con frequenze non rare o da altri disturbi del 
neurosviluppo o da condizioni psichiatriche. Gli autori evidenziano 
inoltre l’importante consumo di psicofarmaci per il quale sulla base 
degli studi disponibili è difficile stabilire con chiarezza la frequenza 
(nel 30-50% delle persone con diagnosi di autismo sarebbe presente 
almeno una prescrizione con psicofarmaci), ma che gli autori 
sottolineano essere cresciuta molto rapidamente negli ultimi 10 anni. 
Gli autori ritengono che le incertezze nei dati sulle frequenze di 
prescrizione e sulle tipologie di prescrizione sono dovute alla 
tipologia degli studi fatti in precedenza che sono limitati a campioni 
poco ampi e spesso non sono studi longitudinali, nel senso di analizzare 
le frequenze di prescrizione per un certo numero di anni. Per superare 
queste limitazioni gli autori hanno effettuato un’analisi retrospettiva 
a partire da un database nazionale riguardante sei grosse regioni 
geografiche degli Stati Uniti, contenente più di 86 milioni di soggetti. 
Il database raccoglie le richieste di rimborsi per le spese mediche 
relative a vari tipi di prestazione, comprese le prescrizioni 
farmacologiche. Lo studio ha analizzato i dati relativi alle richieste 
di rimborso effettuate nel periodo dal primo gennaio 2014 al 31 dicembre 
2019.
Tra queste, 146 433 (0.2%) erano associate a una diagnosi di spettro 
autistico (i codici diagnostici presenti nelle schede di richiesta erano 
compatibili con la diagnosi di autismo secondo ICD9, ICD10).
Di queste 44 827 presentavano una richiesta di rimborso per prescrizione 
farmacologica. Delle richieste di rimborso per farmaci, 26 722 (59.6%) 
erano relative a una prescrizione per almeno 1 dei 24 psicofarmaci più 
comunemente usati nell’autismo. Lo studio ha quindi analizzato le 
prescrizioni psicofarmacologiche relative alle principali classi di 
psicofarmaci utilizzate nell’autismo (stimolanti, agonisti 
α2-adrenergic, modulatori delle trasmissioni nervose, antipsicotici, 
antidepressivi, stabilizzatori dell’umore, ansiolitici, ipnotici). 
L’analisi di queste 26722 cartelle è stata utilizzata per valutare la 
polifarmacologia, ovvero la presenza di prescrizione di più di un 
farmaco (fino a 5), la tipologia di farmaco prescritto e l’associazione 
tra farmaco e condizione psichiatrica co occorrente.

Lo studio si basa sulle richieste di rimborso spese alle assicurazioni e 
la presenza di diagnosi sia di autismo sia di altra condizione co 
occorrente è stata dedotta dalla presenza dei codici di classificazione 
diagnostica e non verificata direttamente dagli autori dello studio. Gli 
autori precisano che, sebbene tali diagnosi non siano state verificate, 
l’interesse del lavoro sta soprattutto nella dimensione dei dati, che 
copre l’intero territorio degli Stati Uniti.

Sintesi dei risultati.

La coorte di persone con disturbi dello spettro autistico risultante 
dall’analisi del database è risultata composta per il 77,75 da maschi 
con un’età media di 14,45 anni, con un terzo dai 6 agli 11 anni (30.6%) 
e più di un terzo dai 12 ai 18 anni (39,3%).

In ogni anno al 40,6% veniva prescritto uno dei farmaci in studio, al 
29% 2 farmaci, al 16,9% 3 farmaci, al 7,9% 4 farmaci, al 3,4% 5 farmaci. 
Nell’arco dei 6 anni dello studio (2014 -2019) una polifarmacoterapia, 
definita come un regime di tre o più psicofarmaci in un dato periodo, è 
stata rilevata dal 28,6% al 31,5% degli individui con autismo.

Non per tutte le prescrizioni veniva segnalata una condizione co 
occorrente che giustificasse la prescrizione di quel dato psicofarmaco. 
Quando poi la condizione co occorrente veniva segnalata, non sempre le 
prescrizioni erano coerenti con le comorbilità associate.

Ad esempio, per i pazienti che assumevano antipsicotici le comorbilità 
più rappresentate furono ADHD e disturbi d’ansia. L’ADHD era associata 
con il 17,2% di coloro che assumevano aripiprazolo, col 17,8% di coloro 
che assumevano quetiapina e con l’11.6% di coloro che assumevano 
risperidone.

Il disturbo d’ansia era associato con il 16,1% di coloro che assumevano 
aripiprazolo, col 30% di chi assumeva quetiapina e col 13% di chi 
assumeva risperidone.

Più del 15% degli individui erano codificati per un disturbo dell’umore 
nonostante la prescrizione farmacologica non fosse quella di elezione 
per questi disturbi, vedi ad esempio aripiprazolo, atomoxetina e 
quetiapina. La stessa incongruenza tra prescrizione farmacologica e 
comorbilità associata è stata riscontrata per alcuni altri farmaci come 
ad esempio diazepam, dextroamphetamina, e lamotrigina.

Gli autori concludono che le tendenze osservate nei dati suggeriscono 
che i clinici usino questi farmaci per trattare i sintomi dell’autismo 
al di là della co-presenza di condizioni psichiatriche, o che trattare 
queste condizioni così complesse sia una sfida che richiede diversi 
tentativi ed errori.

Nelle considerazioni finali gli autori ricordano che l’Accademia 
Americana di Pediatria suggerisce che i clinici dovrebbero ricercare le 
condizioni coesistenti con lo spettro autistico per scegliere 
preferibilmente un intervento comportamentale piuttosto che 
farmacologico.

Ricordano inoltre che un recente lavoro ha documentato che un numero 
relativamente basso di bambini riceve le terapie comportamentali 
raccomandate e che è urgente  procedere a ulteriori ricerche per 
determinare gli effetti della farmacoterapia nei confronti degli 
interventi comportamentali sugli outcome dei pazienti con autismo, oltre 
che necessario migliorare l’accesso ai trattamenti evidence based per 
tutti i bambini con autismo.

Tornando agli psicofarmaci gli autori dicono che la farmacoterapia pone 
forti preoccupazioni in merito alla sua efficacia nel trattamento delle 
comorbilità quando queste si manifestano nel contesto dell’autismo e 
auspicano ulteriori ricerche per comprendere quali effetti possano avere 
gli psicofarmaci nel lungo termine nelle persone con autismo.

L’articolo mi è stato segnalato dalla Dottoressa Aldina Venerosi, che mi 
ha aiutato a comprendere i dati, per me difficili da decifrare in quanto 
riferiti a situazioni assicurative americane piuttosto distanti da 
quelle italiane. Abbiamo inoltre commentato insieme  i dati e le 
conclusioni degli autori, che condividiamo laddove invitano a fare un 
trattamento integrato che anteponga i trattamenti comportamentali a 
quelli  farmacologici e a compiere ricerche  sugli effetti a lungo 
termine degli psicofarmaci nei bambini con autismo e nei bambini in 
generale.

      Daniela Mariani Cerati



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