[autismo-biologia] La sfida del Recovery plan per l’innovazione digitale
daniela
daniela a autismo33.it
Gio 15 Apr 2021 10:47:29 CEST
L’Associazione italiana Sanità digitale e Telemedicina (AiSDeT) ha
tenuto uno webinar il
24 marzo sul tema– La sfida del Recovery plan per l’innovazione
digitale. Quali progetti per il SSR siciliano – 16.00/18.40
Il webinar, promosso da AiSDeT in partnership con Novartis, oltre ad
essere occasione di presentazione di un paper su “Telemedicina e
Medicina di prossimità”, vuole anche sottolineare il valore
dell’innovazione digitale nei processi di riorganizzazione
dell’assistenza sanitaria, per un uso ancora più efficace delle risorse
del Recovery Plan
http://www.aisdet.it/index.php/2021/03/10/la-sfida-del-recovery-plan-per-linnovazione-digitale-quali-progetti-per-il-ssr-siciliano-24-marzo-16-0018-30/
Il webinar è in rete al link
https://attendee.gotowebinar.com/recording/4517288960985550607
E’ stato redatto un documento di sintesi da cui copio alcuni stralci
“La pandemia ha decisamente acuito quello, di cui tutti negli anni
scorsi hanno
avuto percezione: il trovarsi in un momento di passaggio e di
trasformazione dei paradigmi di salute. omissis
Siamo, oggi, in una fase di transizione da uno scenario di
specializzazione ad uno di integrazione multidisciplinare, dalla
standardizzazione delle prestazioni alla personalizzazione dei servizi
in direzione del paziente, da un’economia di dimensione centrata sulle
aziende sanitarie e sul numero dei posti letto ad un’economia di
replicabilità (se prima il paziente andava verso le strutture ora sono i
servizi che vanno verso il paziente) dalla sequenzialità
all’interdipendenza (della complessità) e, infine, dalla logica
analogica a quella digitale. omissis
La pandemia ha messo in luce il circuito vizioso, che intrappola il
nostro SSN: la debole attività di prevenzione ha aumentato la pressione
sulle strutture, che, a loro volta, raccolgono maggiori risorse, che si
riducono per la presa in carico delle persone con cronicità, disabilità
e fragilità, aumentando così la pressione sul sistema, che sta
precariamente in equilibrio, fino a quando non arriva la mareggiata…
omissis
Domanda sanitaria o di salute che punta, oggi più di ieri, sulla
prevenzione (per evitare rischi futuri), sulla cura e sull'assistenza di
continuità, sulle politiche proattive di salute, che non possono essere
più scisse dai contesti e più in generale dalle politiche ambientali e
sociali- Per una salute che non è più solo quella della persona, ma che
si prefigura come di/della comunità. omissis
i percorsi di presa in carico dei pazienti, in particolare di quelli
cronici e complessi, spingono a trasformare le positive innovazioni
digitali, in particolare di quelle di telemedicina, come la televisita,
avviate nei mesi scorsi da diverse regioni sotto l’urgenza
dell’emergenza Covid, in nuovi modelli di processo assistenziale, che
garantiscano equità di accesso e sostenibilità, implementando così nuove
modalità organizzative di erogazione del servizio sanitario. omissis
Non c’è quindi conflitto tra efficienza e implementazione di innovative
visioni strategiche e nuove architetture digitali. omissis
L’emergenza sta imponendo un debito sanitario che si accumula
pericolosamente verso le patologie non urgenti, in cui le soluzioni
digitali, in particolare quelle di telemedicina, possono garantire equi
livelli di servizio per i pazienti cronici e non acuti, che non possono
recarsi in ospedale. omissis
Non può più dunque essere elusa una decisa scelta verso la transizione
digitale, superando le resistenze al cambiamento per costruire una
sanità predittiva, partecipativa, personalizzata, dell’assistenza e
della prevenzione. omissis
Il modello a cui tendere è quello della connected-care tra paziente e
medico, che lo assiste, rapporto alla base e fondante di una nuova
architettura (digitale) della sanità.
omissis
Da chiarire, che l’utilizzo dei sistemi di telemedicina per il sostegno
verso i nuovi modelli assistenziali non rappresenta un’alternativa, ma è
complementare ed integrativo delle attività codificate di assistenza e
di equità per tutti quei pazienti che, per svariati motivi, hanno
difficoltà a raggiungere gli ospedali, costituendo così un valido
strumento di potenziamento dell’accesso alle cure omissis
Linee guida sulla Telemedicina sono state emanate dalla Conferenza
delle Regioni e dal Ministero della Salute lo scorso dicembre 2020.
Per raggiungere questi obiettivi, che possono essere a portata delle
singole aziende sanitarie regionali siciliane, con un auspicato input di
indirizzo regionale, si rende necessario avviare una progressiva
reingegnerizzazione dei processi di assistenza sanitaria di continuità
in un’ottica di sanità integrata e personalizzata, composta da:
• Progettazione dei nuovi canali di accesso alle prestazioni sanitarie
per il paziente in base alla domanda di cura;
• • Determinazione delle regole per l’erogazione delle prestazioni
sanitarie in modalità a distanza;
• • Raccolta dati, normalizzazione e trasferimento verso il Fascicolo
Sanitario Elettronico individuale;
• • Progettazione e avvio a regime di sistemi di continuità
assistenziale basati sul monitoraggio remoto e su device integrati nel
processo di cura;
• • Attivazione di procedure di procurement innovativo fondate sulle
partnership pubblico privato per la realizzazione dei progetti a più
alto tasso di complessità o per livello di capitale richiesto;
• • Creazione di basi di dati, pseudonomizzati o anonimizzati, per lo
sviluppo di modelli di ricerca e analisi con strumenti di intelligenza
artificiale
La digitalizzazione, quindi, si presenta come valida risposta,
economicamente sostenibile, alla domanda di salute di importanti fasce
di utenti del sistema ed in particolare dei pazienti fragili”
A questo punto mi chiedo quale vantaggio potrebbero trarre dal processo
sopra descritto le persone con autismo e le loro famiglie.
L’autismo interessa non solo bambini e adulti che abitano nelle grandi
città, ma tutti indistintamente, anche chi abita in paesini sperduti
sulle montagne, che hanno difficile accesso ai centri specialistici per
cui la telemedicina, rivolta non tanto direttamente ai bambini e adulti
con autismo, ma ai loro genitori per un parent coaching personalizzato e
periodicamente aggiornato, potrebbe essere molto utile e potrebbe
almeno in parte colmare il divario esistente tra l’accesso ai servizi
di chi abita in città e di chi abita in provincia.
In un recente webinar il Dottor Alessandro Ghezzo
https://www.youtube.com/watch?v=d0NrsMwsCKA&list=PLZQ1y6mMVirc1blf4YsiGnKENLO7S-4N6&index=7
ha parlato dei vantaggi della consulenza a distanza da parte del
neuropsichiatra infantile in quanto consente di vedere l’assistito nel
suo ambiente naturale e quindi di cogliere aspetti della sua vita
quotidiana che non era possibile cogliere nelle tradizionali visite
ambulatoriali, a tutto vantaggio del programma di trattamento
abilitativo.
Una cosa che in teoria si dovrebbe sempre fare, ma che in pratica si fa
raramente, è l’incontro dei diversi professionisti e dei familiari per
discutere i casi e programmare terapie integrate.
Forse l’abitudine, che è diventata routinaria a causa del Covid, ma che
potrebbe continuare anche dopo, di incontrarsi via web, potrebbe
favorire il dialogo tra la famiglia e i diversi professionisti che si
occupano di uno stesso utente.
La cosa è complicata già per i minori, ma si complica ulteriormente per
gli adulti, dove il medico neuropsichiatra viene sostituito da due
specialisti: lo psichiatra e il neurologo.
Recentemente una mamma riferiva che il neurologo, a cui si è rivolta per
l’epilessia del figlio con autismo, ha detto candidamente “Io non so
niente di autismo. Curo l’epilessia e non mi occupo minimamente
dell’autismo”
Ma i farmaci per l’epilessia non sono indifferenti sul comportamento. Lo
migliorano? Lo peggiorano? Avendone a disposizione più di uno, possiamo
scegliere quelli che sono noti per non peggiorare o, talvolta,
migliorare il comportamento? In ogni caso l’inizio di un nuovo farmaco
dovrebbe sempre prevedere un attento monitoraggio da parte di tutte le
persone che hanno a che fare con l’utente.
Quel tavolo impossibile, perché tutti gli interessati hanno sempre
qualcosa di più importante da fare , diventerebbe forse possibile se ci
si potesse sedere a un tavolo virtuale restando comodamente a casa
propria o nel proprio studio?
Daniela Mariani Cerati
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