[autismo-biologia] Articolo Repubblica del 25.03 - crescono a dismisura le diagnosi (spesso sbagliate)

daniela daniela a autismo33.it
Sab 3 Apr 2021 19:46:27 CEST


Il 2021-03-31 08:52 Aurelia Gargiulo ha scritto:
> CUI    PRODEST ?  Se si vuole contrastare il fenomeno Voi insegnate
> che è necessario ricostruirlo. Aurelia Gargiulo
> 
> Il giorno sab 27 mar 2021 alle ore 18:11 Enrico Toffolo
> <enrico.toffolo.67 a gmail.com> ha scritto:
> 
>> Anche Repubblica da spazio al sig. Zappella e anche ad un certo sig.
>> Novara
>> 
>> 
> https://www.repubblica.it/venerdi/2021/03/25/news/autismo_e_dislessia_i_casi_sono_tanti_anzi_troppi-292291905/amp/
>> 
>> La Repubblica del 25/03/2021
>> 
>> Autismo e dislessia: i casi sono tanti, anzi troppi
>> 
>> L’allarme del neuropsichiatra infantile Michele Zappella: nei
>> paesi ricchi, crescono a dismisura le diagnosi (spesso sbagliate) di
>> disabilità cognitiva e disturbi dell’apprendimento. Una nuova
>> forma di esclusione-
>> 
>> Negli ultimi vent'anni il numero di bambini italiani colpiti da una
>> neuro-diagnosi è cresciuto in modo abnorme. Si tratta di
>> certificazioni che attestano una disabilità cognitiva, come
>> l'autismo, o disturbi neurologici specifici dell'apprendimento, i
>> cosiddetti Dsa, tra cui rientrano dislessia, disortografia,
>> disgrafia e discalculia. I dati riportati dall'Istat sono
>> impressionanti: le certificazioni di dislessia, per esempio, sono
>> passate in cinque anni da 94 mila a 188 mila, con un tasso di
>> crescita del cento per cento; quelle di disgrafia sono aumentate
>> addirittura del 192 per cento; i casi di autismo nei bambini, in
>> vent'anni, sono passati dallo 0,3 all'1,5 per cento: il quintuplo.
>> Una delle ragioni di questa crescita abnorme - comune a quasi tutti
>> i Paesi industrializzati, Stati Uniti in testa - è di sicuro il
>> fatto che in passato certi disturbi venivano sottostimati. Detto
>> questo, qualcuno sostiene che oggi siamo caduti nell'eccesso
>> opposto: che le diagnosi siano troppe. Lo pensa, per esempio,
>> Michele Zappella, già docente di Neuropsichiatria infantile
>> all'Università di Siena, con un'esperienza clinica di oltre
>> cinquant'anni nel campo dei neuro-disturbi, in particolare dello
>> spettro autistico: il suo libro Bambini con l'etichetta, appena
>> pubblicato da Feltrinelli (pp. 176, euro 14) è un duro attacco alla
>> "strategia di definizione precoce della diversità promossa dal
>> sistema scolastico, sanitario e culturale".
>> 
>>> 
>> di Giulia Villoresi


A queste considerazioni di Zappella accosterei quanto scritto nel 
documento di ESCAP già citato (Fuentes, J., Hervás, A., Howlin, P. et 
al. ESCAP practice guidance for autism: a summary of evidence-based 
recommendations for diagnosis and treatment. Eur Child Adolesc 
Psychiatry (2020). https://doi.org/10.1007/s00787-020-01587-4) di cui 
copio la traduzione fatta da Google

“Come evidenziato in questo documento, l'autismo è una condizione 
altamente eterogenea. Sebbene, per molti individui, l'autismo si traduca 
in significative menomazioni e restrizioni sulla loro vita, altri vedono 
il loro autismo come parte della normale diversità della natura umana. 
Non desiderano essere considerati disabili, ma sottolineano invece gli 
aspetti positivi delle differenze individuali per il successo 
dell'adattamento della specie [ 81 ]. Alcune ricerche  indicano anche 
che le caratteristiche dell'autismo si trovano all'interno di una 
distribuzione continua di difficoltà di comunicazione sociale e modelli 
di comportamento ripetitivi o restrittivi riscontrati nella popolazione 
generale [ 82 , 83]. Inoltre, i criteri ICD-10 e ICD-11 stabiliscono che 
se i sintomi non causano compromissione clinicamente significativa nel 
funzionamento emotivo, sociale, lavorativo o in altre aree importanti, 
nessuna diagnosi è meritata. Tuttavia, moltissime persone e le loro 
famiglie avranno bisogno del supporto di servizi di salute mentale: 
pediatrici, educativi  per bambini e adolescenti, di  cliniche 
psichiatriche per adulti. La natura, l'intensità e l'entità di tale 
aiuto differiranno per ogni individuo e varieranno con l'età e le 
capacità, nonché l'ambiente fisico, emotivo e sociale in cui vivono”

Miei commenti
Una diagnosi è utile se a questa segue un trattamento che migliora la 
qualità di vita della persona. Se no, la diagnosi non si deve fare. Dal 
momento che esiste un continuum tra l’autismo come condizione 
disabilitante e alcune caratteristiche della popolazione che non 
alterano la qualità della vita, sta ai professionisti, medici e 
psicologi,  stabilire quando è utile fare una diagnosi e quando non lo 
è.

Non mi piace che si usi la parola medicalizzazione in senso 
dispregiativo. La medicina si puo’  interessare non solo di condizioni 
gravissime, ma anche di condizioni meno gravi, come i disturbi specifici 
dell'apprendimento. Inoltre ricordo che la riabilitazione (o 
abilitazione quando si tratta di disturbi del neurosviluppo) fa parte 
integrante della medicina, che non è solo somministrazione di pillole o 
di residenze, ma anche di consigli educativi e comportamentali, e , al 
giorno d’oggi, prescrizione  di supporti digitali, che trovano un posto 
di rilievo proprio nei disturbi specifici dello sviluppo (dislessia, 
disgrafia, discalculia ecc). Questi  supporti  possono essere 
classificati come giochi in quanto sono divertenti, ma alcuni di essi 
cominciano ad assurgere alla dignità di terapie, come si è detto in un 
articolo del gennaio scorso

https://www.superando.it/2021/01/18/terapie-digitali-nuova-opportunita-per-i-trattamenti-dellautismo-e-non-solo/

      Daniela Mariani Cerati






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