[autismo-biologia] dieta senza glutine e caseina
daniela
daniela a autismo33.it
Mer 28 Ott 2020 12:33:15 CET
Su questa lista abbiamo spesso parlato della dieta priva di glutine e
caseina. In un messaggio del settembre 2015 iniziavo citando un
messaggio dell’aprile 2007
http://autismo33.it/pipermail/autismo-biologia/2015-September/001825.html
Pensavo che il discorso fosse chiuso e che ci si dovesse rivolgere ad
altre ipotesi e a conseguenti altri approcci terapeutici, invece qualche
mese fa è uscito il resoconto di una sperimentazione controllata nella
quale 37 soggetti con autismo sono stati reclutati e ciascuno di loro è
stato sottoposto per sei mesi a dieta libera e sei mesi a dieta priva di
glutine e caseina, nonché a misurazione della concentrazione di beta
casomorfina nelle urine. Non sono stati documentati cambiamenti né nel
comportamento né nella concentrazione di beta- casomorfina dopo i sei
mesi di dieta priva di glutine e caseina.
González-Domenech, P.J., Díaz Atienza, F., García Pablos, C. et al.
Influence of a Combined Gluten-Free and Casein-Free Diet on Behavior
Disorders in Children and Adolescents Diagnosed with Autism Spectrum
Disorder: A 12-Month Follow-Up Clinical Trial. J Autism Dev Disord 50,
935–948 (2020).
https://doi.org/10.1007/s10803-019-04333-1
La dieta senza glutine è la cura base della celiachia e negli ultimi
anni sono emerse altre condizioni che beneficiano della dieta senza
glutine, tra cui l’allergia al grano e la sensibilità non celiaca al
glutine. Negli ultimi decenni vi è stato anche un movimento di opinione
che attribuiva alla dieta senza glutine vantaggi per la salute in
generale, ritenendola, fra le altre cose, un fattore di protezione nei
confronti delle malattie cardio vascolari, anche in assenza di
condizioni patologiche.
Questa teoria è nata al di fuori della medicina ufficiale. Ciò
nonostante è stata presa in grande considerazione ma, al di fuori di
condizioni patologiche ben precise che dovrebbero essere diagnosticate
da medici esperti e non autodiagnosticate, si è visto che essa non è un
fattore di protezione dalle malattie cardiovascolari. Al contrario uno
studio osservazionale fatto su migliaia di individui supporta il
contrario.
Si tratta dello studio di Lebwohl e colleghi (Long term gluten
consumption in adults
without celiac disease and risk of coronary heart disease: prospective
cohort study.
BMJ. 2017;357:j1892.) che ha esaminato 45303 uomini e 64714 donne non
celiaci suddivisi, mediante la compilazione di un diario alimentare, in
base al contenuto di glutine nella dieta e seguiti per 26 anni.
Gli autori hanno trovato una relazione inversa tra incidenza di malattia
coronarica e consumo di glutine. L’ipotesi avanzata dagli autori è che
il basso consumo di glutine porti con sé un ridotto consumo di cibi a
base di grano integrale, notoriamente benefico per la salute.
Vici e colleghi ( “Gluten free diet and nutrient deficiencies: a
review,” Clinical Nutrition, vol. 35, no. 6, pp. 1236–1241, 2016) dicono
che i cibi privi di glutine, quando paragonati ai cibi equivalenti
contenenti glutine, mostrano carenza: di minerali, inclusi calcio,
ferro, magnesio e zinco; di vitamine, incluse B12, folato e vitamina D,
nonchè di fibre.
La dieta senza glutine e senza latticini è stata molto utilizzata per
gli individui con Disturbo dello Spettro Autistico a partire dagli
anni’ 90 del secolo scorso.
Ha creato grandi speranze, anche se la sua realizzazione creava non
pochi problemi organizzativi soprattutto per i pasti fuori casa, come la
mensa scolastica e le festicciole tra gli amici. Forse proprio le
difficoltà favoriscono l’effetto placebo. Ma in medicina vale sempre il
principio che ciò che non fa bene fa male.
Negli anni sono stati fatti vari studi per valutarne l’EFFICACIA, fra i
quali alcuni in doppio cieco, che non hanno evidenziato una superiorità
rispetto al placebo .
Tuttavia alcuni genitori riferiscono un beneficio sull’aspetto delle
feci che risultano più formate dopo l’inizio della dieta mentre prima
riferivano sia una frequenza superiore di evacuazione, sia una vera e
propria diarrea . A questo associano anche un miglioramento del
comportamento , nel senso di minore irritabilità e ipercinesia.
Credo pertanto che quanto segnalato su soggetti adulti e sani vada
tenuto in grande considerazione, anche e soprattutto rispetto ad una
tendenza generale anche fra i normotipici ad evitare il consumo di
questa o quella sostanza , spesso con scarse prove di evidenza
scientifica .
Al tempo stesso, come ci ricordava un bel po’ di anni fa il Prof.
Reichelt , il primo ad ipotizzare un collegamento fra dieta e
sintomatologia autistica ( anni 90), si può eventualmente provare
questo approccio, come a volte richiedono alcuni genitori, ma solo per
sei mesi ( in assenza di celiachia conclamata) poiché, trascorso tale
termine e in mancanza di risultati, potrebbe essere controproducente e
comunque impegnativo rispetto alla qualità della vita familiare.
Daniela Mariani Cerati
PS L’articolo citato è stato da me discusso con un gruppo di farmacologi
e Neuropsichiatri di cui il commento contenuto nel messaggio rispecchia
le opinioni
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