[autismo-biologia] Qualche considerazione sul lavoro del Centro regionale autismo adulti della Regione Piemonte
daniela
daniela a autismo33.it
Gio 2 Lug 2020 18:29:17 CEST
Il 2020-07-01 13:37 rokel2003 a libero.it ha scritto:
> Allego la pubblicazione dei dati e del lavoro del Centro regionale
> autismo adulti della Regione Piemonte
> cordiali saluti
> Roberto Keller
Il quadro clinico relativo ai bambini autistici diventati adulti
descritto da Roberto Keller nell’anno 2020 non si discosta molto da
quello descritto da Leo Kanner nel 1971 (Kanner, L. Follow-up study of
eleven autistic children originally reported in 1943. J Autism Dev
Disord 1, 119–145 (1971). https://doi.org/10.1007/BF01537953)
http://www.neurodiversity.com/library_kanner_1971.html
Gli adulti con autismo oggetto dell’articolo di Keller (età media 31,7;
intervallo di età dai 18 agli 82 anni) , oltre a mantenere le
caratteristiche dell’autismo, presentano, nel 67.2% (n = 336), gravi
patologie psichiatriche e neurologiche.
Questo ci dice che dopo mezzo secolo dalla presa di coscienza della
comunità scientifica della grave prognosi dell’autismo non si sono fatti
progressi tali da cambiarne la storia naturale.
Un dato italiano che contrasta con quanto avviene nelle altre nazioni è
la residenzialità di questi adulti così gravemente disabili. La maggior
parte di essi vive con la famiglia di origine. Solo l’8.1% abita in una
struttura residenziale, mentre l’1% abita in un gruppo appartamento e
l’11% vive in modo indipendente.
Mi domando se il restare in famiglia sino ad età avanzata, con genitori
anziani e duramente provati, alle prese con un carico assistenziale
pesantissimo, sia un elemento positivo per il disabile e per i genitori.
Mi domando inoltre se lo scarso utilizzo di residenze sia dovuto al
fatto che i genitori non le cercano o al fatto che, essendo queste
presenti in numero scarso e, quando presenti, con una qualità
assistenziale troppo spesso non soddisfacente, i genitori facciano di
tutto per tenere i figli sotto le proprie ali, salvo poi scoppiare in
casi non tanto sporadici, come è accaduto a Sergio Piscitello
http://angsa.it/book/il-mondo-di-sergio/
Giovanni Marino, per dare una residenzialità dignitosa ai suoi figli, ha
costruito lui stesso non solo la casa, ma anche un modello abilitativo
di eccellenza.
Il Servizio Sanitario non puo’ aspettare che altri genitori facciano la
stessa cosa, ma deve far sì che residenze simili a quella costruita da
Giovanni Marino siano presenti in tutto il paese e che il tenere dei
figli adulti gravemente disabili nella famiglia d’origine sia una
scelta e non una dura necessità.
L’articolo di Keller è una miniera di informazioni unica nel panorama
italiano, dove la situazione sociale e assistenziale è diversa da
quella di molte altre nazioni evolute, per cui va letto ed esaminato a
fondo per evidenziare le criticità messe in evidenza, da cui partire per
migliorare la situazione, che non appare per nulla rosea.
Daniela Mariani Cerati
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