[autismo-biologia] R: [autismo-scuola] L'autismo al tempo del coronavirus e gli insegnamenti che "non" dovremmo trarne

mazzoni.armando a libero.it mazzoni.armando a libero.it
Gio 16 Apr 2020 15:15:25 CEST


Da ormai 12 anni leggo e ascolto quello che cerco, le risposte alle mie domande e anche quello che mi viene detto quando non richiesto e opportuno; dopo tutto questo tempo devo constatare che si gira intorno alle stesse cose ed alle parole come compassi, non si fanno passi avanti e si perde anche l’orientamento.

 

Anche nelle sue parole, prof. Hanau, Lei parla di una non-malattia che è conseguenza di malattie e malformazioni (?) genetiche…Non ho capito…

 

Ci sono diverse persone titolate a parlare e, sicuramente Prof., Lei lo è; se invece sull’Autismo chiunque può dire la sua, dalla giovane studentessa di psicologia ad una persona come me, come se la Scienza fosse campo dialettico in cui tutte le opinioni possono avere la stessa dignità, mi chiedo di chi sia la responsabilità; mi pare che ognuno ci metta del suo, il mondo accademico che non riesce/non vuole fare Accademia ed essere scientificamente censorio sull’argomento, le giustificabili crepe nella psiche dei familiari e opportunismi vari nella gestione “lifelong” della persona autistica.

 

A distanza di 20-30 anni da fondamentali prese di posizione e chiarimenti sulla natura dell’Autismo e delle sue conseguenze troviamo ancora una comunità molto grande e molto frammentata in mille idee, approcci, associazioni, incapace di esprimere una visione e degli obiettivi unitari, nonostante le inevitabili, ed in un certo senso ovvie, differenze di condizione tra le diverse persone.

 

Sicuramente è servito ed ha fatto girare pagina alla storia dell’Autismo, ma non possiamo pensare che continuare a spaccare i micron nelle definizioni (malattia, condizione, etc) e nelle categorizzazioni sintomatologiche sia la chiave del progresso. In questo sento la iper-tipizzazione (scusate il termine sicuramente improprio) generata dallo spettro e dall’ennesima definizione (gli Autismi), credo abbia contribuito ad aumentare lo stato confusionale di molti e alimentato idee strampalate.

 

Tutto ciò non riempie il vuoto di conoscenza scientifica sull’Autismo, ancora pressoché totale; tornando alle responsabilità di tanto caos, questo vuoto ne è largamente responsabile. 

 

Per voltare la nuova pagina secondo me serve la Ricerca, a volumi radicalmente diversi da quelli odierni. 

 

Continuare a fallire questo appuntamento, da parte di tutti i portatori di interessi, significherà continuare a rimanere fermi; non ci sarà nessun progresso reale solo con un DSM VI e succ. o con un ICD11 e succ. 

E non cessa di sorprendermi che a qualcuno possa risultare ancora accettabile.

 

Cordiali saluti

 

Armando Mazzoni

 

 

 

 

 

 

 

Da: autismo-scuola <autismo-scuola-bounces a autismo33.it> Per conto di Carlo Hanau
Inviato: mercoledì 15 aprile 2020 15:46
A: Autismo e Scuola <autismo-scuola a autismo33.it>
Oggetto: Re: [autismo-scuola] L'autismo al tempo del coronavirus e gli insegnamenti che "non" dovremmo trarne

 

Non vorrei ripetermi troppo volte, ma l'autismo non è una malattia ma un insieme (spesso confuso) di tante forme diverse di disabilità psichiche, più o meno gravi, più o meno concatenata fra loro, che sono conseguenze di malattie o malformazioni genetiche.

Angsa è l'associazione nazionale di Genitori di soggetti autistici nata per rappresentare coloro che non sono in grado di rappresentarsi da soli.

Altre associazioni, come Gruppo Asperger, riuniscono persone che sanno autorappresentarsi.

Confondere autismo infantile, F 84.0 della classificazione OMS ICD10 CM con Sindrome di Asperger F84.5 della stessa classificazione porta a grande confusione. I bisogni esistono comunque ma sono molto diversi. Anche la giornata dell'attenzione è diversa. Quella sull'autismo è stata fissata dall'ONU il 2 Aprile.

Riporto di seguito la recente ICD 10 CM dell'OMS  (che non è quella della società psichiatrica americana DSM 5 del 2013)

 

ICD 10 CM

*  F84 Pervasive developmental disorders Includes : Use Additional Code :Excludes2 :

*  F84.0 Autistic disorder Includes : Use Additional Code : Excludes1 :Excludes2 :

*  F84.2 Rett's syndrome Includes : Use Additional Code : Excludes1 :Excludes2 :

*  F84.3 Other childhood disintegrative disorder Includes : Use Additional Code : Excludes1 :Excludes2 :

*  F84.5 Asperger's syndrome Includes : Use Additional Code :Excludes2 :

*  F84.8 Other pervasive developmental disorders Includes : Use Additional Code :Excludes2 :

*  F84.9 Pervasive developmental disorder, unspecified

 

Il giorno mer 15 apr 2020 alle ore 14:57 Avv. Ida Iaquinta <avv.iaquinta a tiscali.it <mailto:avv.iaquinta a tiscali.it> > ha scritto:

Gentile Sonia, io insisto a riternere che la colpa di questa visione distorta è dovuta anche al messaggio che viene, ogni anno, collegato alla richiesta di fondi per la ricerca. Se ci ostiniamo a concepie l'autismo come mera "neurodiversità" anche la ricerca sarà pregiudicata. prendiamo esempio da teletho, nfacciamo vedere cos'è l'autismo.. facciamo capire che anche l'autismo è da considerare una malattia "rara" spesso invalidante per chi ce l'ha e per i propri familiari... mandiamo video di quello che accade nei centri di terapia o a casa (magari oscurando i volti se i genitori non vogliono far comparire il viso dei propri figli) facciamolo... non potrò mai dimenticare una mamma che al Bosisio Parini di Lecco con un ragazzo adulto si è rivolta a me disperata dicendomi, riferendosi a suo figlio autistico: "non possiamo dire nè fare nulla... crede che ci sia un complotto contro di lui...." o la mamma disperata  di quella bimba vicina di camera di 8 anni che tutta la notte urlava .... 

scusate se insisto su quesrto punto ma x me l'autismo non è una neurodiversità ....

----- Original Message ----- 

From: Sonia Zen <mailto:soniazen.rusticali a gmail.com>  

To: Autismo scuola <mailto:autismo-scuola a autismo33.it>  

Sent: Tuesday, April 14, 2020 8:48 PM

Subject: [autismo-scuola] L'autismo al tempo del coronavirus e gli insegnamenti che "non" dovremmo trarne

 

Gentili componenti della lista,

E apparso questo articolo recentemente che purtroppo potrebbe alimentate false idee sull'autismo.

Angsa da sempre è impegnata seriamente sulla scientificità dei trattamenti e sui diritti delle persone con autismo.

 

Nell'articolo si afferma che l'autismo non è invalidante  ed è  la società che si deve organizzare per inserirli. 

Purtroppo l'autismo è  molto invalidante in particolare nella sfera sociale. Nelle forme più gravi ci sono gravi ritardi cognitivi, solo le persone Asperger sono in grado di avere buone interazioni, ma limitate alla peculiarità dei loro interessi.

Nell'articolo si afferma che in questo periodo di confinamento a casa le persone con autismo 

Possono lavorare tramite  smart working!

Ci sarà una persona su 100 con autismo in grado di utilizzare un PC. 

Pensare un lavoro da remoto  per le persone con autismo  è fantascienza.

Facciamo molta attenzione a fare certe considerazione che alimentano idee sbagliate sulla condizione autistica alimentando stereotipi che dobbiamo combattere.

Buona lettura Sonia Zen Presidente Angsa Veneto

 

 

 

Press-IN anno XII / n. 865

Il Faro del 13.04.2020

L'autismo al tempo del coronavirus e gli insegnamenti che dovremmo trarne 

A sfatare un po' di falsi miti sull'argomento è Noemi, studentessa di psicologia che si occupa di "interventi abilitativi in contesti naturali".

Il 2 aprile si celebrava la Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo, istituita dall’Onu nel 2007 con l’obiettivo di scandagliare una realtà troppo spesso vittima di pregiudizi e luoghi comuni. Una giornata che, però, quest’anno è stata trascorsa fra le mura di casa, tra difficoltà vecchie e nuove.

Ma com’è che l’autismo convive con l’emergenza sanitaria in atto? A spiegarcelo – e a sfatare qualche falso mito – è Noemi, studentessa di psicologia che si occupa di “interventi abilitativi in contesti naturali”: si dedica, cioè, ad insegnare – attraverso specifiche strategie – delle abilità che consentano ai ragazzi autistici di poter raggiungere, idealmente, il maggior livello di autonomia e soddisfazione personale possibile. Noemi è, dunque, quella che in gergo specialistico viene definita una “facilitatrice”, ovvero una figura che funge da mediatrice fra il ragazzo o la ragazza autistici e il resto del mondo. E Noemi, che opera nel settore già da diversi anni, conosce bene le ripercussioni che il lockdown dell’intero paese sta avendo su chi è autistico: “Quanto sta accadendo nel mondo – commenta – è straordinario per i neurotipici, figurarsi per chi non lo è“.

Cos’è davvero l’autismo? Facciamo un po’ di chiarezza.
Ma partiamo dall’inizio. Cos’è l’autismo? E, soprattutto, è un qualcosa che si “è” o che si “ha”? “L’autismo – spiega Noemi – è, scientificamente parlando, una condizione di neurodiversità. Parliamo, dunque, di una vera e propria differenza biologica: il cervello di una persona autistica è configurato diversamente da quello dei cosiddetti ‘neurotipici’ e, pertanto, reagisce in maniera differente agli stimoli provenienti dall’esterno. Molti attivisti autistici – continua – rivendicano la pervasività della loro condizione: desiderano, cioè, non essere considerati ‘persone con l’autismo’ – come se fosse un elemento accessorio, o una malattia -, ma ‘autistici’ in ogni aspetto della loro identità“.
“Ci tengo a sottolineare – precisa Noemi – che l’autismo non è di per sé invalidante: a renderlo tale sono, spesso e volentieri, le aspettative della società e il concetto di ‘normalità’ che questa c’impone: ma cosa vuol dire, dopotutto, ‘essere normali’? Ciò che per me è normale potrebbe non esserlo per qualcun altro: si tratta di un concetto relativo, e quindi privo di valore. L’autismo, poi, è troppo spesso confuso con il ritardo cognitivo: una condizione che può sì coesistere con l’autismo, ma che non ha alcun diretto legame con esso”.

L’autismo al tempo dell’epidemia da Covid-19.
“L’eccezionale periodo storico che stiamo vivendo – continua Noemi – porta con sé una serie di novità, non necessariamente tutte negative. L’incentivazione dello smart working, ad esempio, ha fatto sì che tanti datori di lavoro iniziassero finalmente a valutare l’ipotesi di far lavorare i propri dipendenti autistici da remoto, magari anche dopo la fine dell’emergenza: una soluzione ideale per chi, com’è il caso della maggior parte delle persone autistiche, soffre di un’ipersensibilità sensoriale tale da rendere difficoltosa la vita in ufficio. Come dimostrato da studi recenti, infatti, ciò che per noi è poco più di un semplice fastidio – l’incessante squillare di un telefono, ad esempio -, può essere fonte di vero e proprio dolore per chi è autistico, e quelli che spesso vengono scambiati per ‘capricci’ sono, in realtà, esigenze profonde che, se soddisfatte, permetterebbero agli autistici di inserirsi con più facilità nel tessuto sociale, anzich é scoraggiarsi ancor prima di provarci”.
“D’altra parte, uno degli aspetti più tragici della pandemia è, per gli autistici, lo sconvolgimento della loro routine quotidiana: com’è risaputo, infatti, la prevedibilità e la regolarità giocano un ruolo fondamentale nella vita delle persone autistiche. Ciò potrebbe causare molto stress, soprattutto nei più piccoli, che non sono ancora in grado di capire cosa stia accadendo: l’ignoto è, per gli autistici ancor più che per i neurotipici, fonte di grande ansia. Proprio per questo motivo, è normale assistere ad un aumento degli episodi di stimming: la ripetizione, cioè, di gesti tesi ad ‘autoregolarsi’, ossia ad abbassare il livello di ansia e frustrazione (e che, lo voglio precisare, sarebbe bene non tentare di sopprimere, anzi). Una cosa che facciamo anche noi neurotipici, magari mangiandoci le unghie o toccandoci freneticamente i capelli: tutte azioni che, però, vengono tranquillamente ritenute socialmente accettabili”.
“Per tutti questi motivi – prosegue -, molte famiglie si trovano oggi in difficoltà; eppure, ‘stabilizzare’ la vita in quarantena non è solo possibile, ma anche necessario: si potrebbe, ad esempio, decidere di regolarizzare gli orari dei pasti, dei compiti, e di qualunque altra attività. In questo senso, un’agenda visiva potrebbe rivelarsi di grande utilità, permettendo al bambino o alla bambina di visualizzare i momenti salienti della propria giornata. Dobbiamo, in sostanza, creare delle routine in una quotidianità che è del tutto nuova“.
“In conclusione, non posso che ribadire l’importanza di accogliere ed ascoltare le testimonianze di chi vive l’autismo in prima persona: voci rimaste troppo spesso inascoltate, e che invece ci aiutano a conoscere realtà sì diverse, ma non per questo incapaci di contribuire al benessere della nostra società. D’altronde, come ha già detto qualcuno, il mondo ha bisogno di tutti i tipi di mente, nessuna esclusa”.



 

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autismo-scuola a autismo33.it <mailto:autismo-scuola a autismo33.it> 
ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).
Fondazione Augusta Pini ed Istituto del Buon Pastore Onlus.
Per cancellarsi dalla lista inviare un messaggio a: valerio.mezzogori a autismo33.it <mailto:valerio.mezzogori a autismo33.it> 

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Prof. Carlo Hanau
già docente di Programmazione e organizzazione dei servizi sociali e sanitari
Università di Modena e Reggio Emilia e Università degli Studi di Bologna



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