[autismo-biologia] Uso degli psicofarmaci nelle persone con autismo

mazzoni.armando a libero.it mazzoni.armando a libero.it
Gio 28 Nov 2019 09:18:02 CET


Gentili componenti della lista,

in questi ultimi giorni si è discusso animatamente, come avviene
ciclicamente, della comunicazione facilitata; tanto trasporto è più che
giustificato, è un argomento su cui non si può tacere. Non finisco però di
stupirmi, però, di come nel mare magnum dei problemi, della mancanza di
risposte, si trattino con diversa intensità e profondità i vari argomenti.

A tal proposito, mi è rivenuto in mente un tema che ha occupato parte dei
miei pensieri durante le ferie estive: gli psicofarmaci e l’uso che se fa
nelle persone con autismo. Non parlo dell’uso teorico, ma dell’uso pratico
che ne viene fatto nelle strutture preposte, che presumo, per diversi
motivi, possa spesso discostarsi dalle buone pratiche mediche, ammesso e non
concesso che siano già state prodotte con il giusto livello di scientificità
e affidabilità.

Mi chiedo quindi perché non si dibatta altrettanto animatamente per avere
più chiarezza dalla comunità scientifica e più trasparenza da parte dei
medici dispensatori di psicofarmaci alle persone con autismo.

Al momento non ci sono evidenze che un qualsiasi medicinale, tantomeno uno
psicofarmaco, siano efficaci sui sintomi “core” dell’autismo; alcuni
psicofarmaci si prescrivono in caso di “co-occorrenze” o “comorbilità”,
termini che definiscono in modo non sempre chiaro, soprattutto in ambito
psichiatrico, la compresenza con l’autismo di altri disturbi psichiatrici in
forma grave (ad es. ansia, depressione, irritabilità).

Non sembra esserci molta letteratura, ma capisco che gli psicofarmaci, in
modo diverso secondo l’età, anche in caso di una valida diagnosi di
co-occorrenza o comorbilità, hanno potenziali ed importanti effetti
collaterali, sia sui sintomi core dell’autismo, sia come effetti paradosso
sui sintomi della stessa co-occorrenza/comorbilità (oltre ai noti non banali
effetti collaterali generici).

Questo scenario mi fa supporre che l’uso degli psicofarmaci debba essere
un’eccezione, un’ultima scelta, a fronte di accuratissime verifiche
diagnostiche, seguite da un monitoraggio dell’andamento a frequenza elevata.

Suppongo però, anche sulla base dei dati forniti dalle regioni sulle
prescrizioni, che la reale e più diffusa pratica clinica sia differente;
inoltre, pensando ad adulti con gravi comportamenti problema, non posso non
considerare che il generico effetto sedativo degli psicofarmaci possa essere
facilmente seducente per genitori e operatori di tutti i generi. 

Detto questo, non ritrovo un quadro di riferimento scientifico e di pratica
clinica che sia tutelante delle persone con autismo; mi appare molto labile
il confine tra giustificabile pratica clinica e abuso che possa creare danni
anche permanenti. Tutto ciò mi sembra molto grave e mi sembra altrettanto
grave che non sia un tema affrontato con il livello di attenzione e di
urgenza che merita.

Per approfondimenti dei non addetti ai lavori (come me) e per farsi
un’opinione allego i link a:

*	“Autism Spectrum Disorder: consensus guidelines on assessment,
treatment and research from the British Association for Psychopharmacology”
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5805024/
*	“Defining Comorbidity: Implications for Understanding Health and
Health Services”  <https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2713155/>
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2713155/, un non recentissimo
articolo (2009) in cui vengono definite le possibili e diverse interazioni
tra diversi fattori di rischio e patologie/sintomi, quadro in cui credo sia
necessaria molta ricerca per trovare una collocazione dell’autismo e delle
sue comorbilità.

Cordiali saluti

Armando Mazzoni

 

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