[autismo-biologia] pregabalin

daniela a autismo33.it daniela a autismo33.it
Gio 21 Giu 2018 14:54:00 CEST


Paolo (nome di fantasia) dopo la fine della scuola comincia a frequentare
un centro per disabili all’interno del quale opera anche un medico.
Questi rifiuta la richiesta, piú volte fatta dai genitori, di ascoltarli
in merito alla storia e alle peculiaritá di Paolo.
La cosa di cui piú i genitori vorrebbero parlare é il fatto che Paolo é un
ragazzo relativamente tranquillo e gestibile, salvo due tre giorni al mese
in cui diventa  agitato, inappetente e con una sudorazione profusa. Per
questo i genitori hanno consultato molti medici, ma nessuno ha saputo dare
spiegazioni della cosa per cui, sapendo che il brutto momento si risolve
da solo, i genitori aspettano che passi e non sottopongono il giovane a
nessun farmaco. Questo in accordo con i medici (psichiatri, neurologi e
endocrinologi) consultati.
Paolo inizia la frequenza del centro in un momento buono, poi,
inesorabilmente, giungono i tre giorni di irrequietezza e il medico
prescrive il pregabalin.
Il foglio illustrativo di questo farmaco dá come indicazioni le seguenti:
Pregabalin  appartiene a un gruppo di medicinali usati per trattare
l’epilessia, il dolore neuropatico e il Disturbo d’Ansia Generalizzata
(GAD) negli adulti.
Paolo non ha né epilessia, né dolore neuropatico. Evidentemente il medico
interpreta l’irrequietezza come Disturbo d’Ansia Generalizzata.
La risposta al farmaco é una   irrequietezza di entitá tale da rendere il
giovane  ingestibile ben oltre i due tre giorni al mese di prima. Compare
inoltre insonnia, cosa che prima non c’era mai stata.
Il genitori fanno sapere questo al medico del centro. Risposta del medico
“L’assunzione del pregabalin é condizione necessaria per continuare a
frequentare il centro. Se Paolo sospende il farmaco, non potrá piú
frequentare il centro”
I genitori  optano  per rinunciare alla frequenza del centro per non avere
piú la tortura degli effetti indesiderati del farmaco.

Il comportamento di questo medico configura chiaramente una mala pratica
che non so se sia eccezionale o diffusa, dal momento che sono venuta a
sapere questo per caso e non ho fatto nessuna indagine sistematica.

Mi domando comunque: come mai il medico che ha preso in carico un giovane
di 20 anni con un disturbo del neurosviluppo iniziato nei primi anni di
vita non ha fatto l’anamnesi coi genitori, primo atto di ogni presa in
carico diagnostica e terapeutica? Forse perché ancora oggi ci sono medici
che considerano i genitori patogeni e da tenere pertanto alla larga?

Il medico non sapeva che tutti gli psicofarmaci sono rimedi sintomatici e,
se i sintomi per i quali si danno non solo non migliorano ma peggiorano,
si devono sospendere immediatamente?

Fra l’altro, dal momento che la frequenza del centro era solo diurna,
l’insonnia la potevano constatare solo i genitori. Come mai trascurava un
sintomo cosí grave e devastante per tutta la famiglia, che era costretta
lei pure a stare sveglia tutta la notte?


Dobbiamo constatare che molti adulti con autismo assumono psicofarmaci a
tempo indeterminato. Spesso non si sa chi li ha prescritti e perché li ha
prescritti, ma nessuno osa sospenderli.
In questo modo si aggiunge al danno della patologia un ulteriore danno: la
tossicitá dei farmaci.

So che qualcosa si sta muovendo per far venire a galla questa vergognosa
realtá
Al convegno di Bologna che si terrá la prossima settimana sono in
programma due relazioni che esplorano criticamente l’uso di psicofarmaci
nei disturbi del neurosviluppo. Questi i titoli e i relatori

L’accuratezza delle prescrizioni nei Disturbi del Neurosviluppo: una
valutazione regionale. Rita Di Sarro

Novità e problematiche sull’intervento psicofarmacologico per il disturbo
dello spettro autistico. Marco Bertelli

http://www.autismo33.it/autismo_edu/sassi_nello_stagno_18/programma.pdf

Il primo passo per cambiare una situazione é farla emergere dal silenzio.
Speriamo che almeno i danni causati non dalla natura, ma dall’uomo vengano
eliminati al piú presto
     Daniela Mariani Cerati



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