[autismo-biologia] in merito a retrovirus endogeni ed autismo

Riccardo Alessandrelli alessandrelli.riccardo a gmail.com
Ven 1 Giu 2018 20:16:03 CEST


Sicuramente il fine più prossimo e’ questo. Tenendo però presente che si tratta di un ambito di ricerca talmente nuovo che non c’è ancora abbastanza conoscenza neanche sul livello di espressione retrovirale in popolazioni di individui sani. Aggiungo  che invece si sa che l’espressione retrovirale aumenta in modo inversamente proporzionale all’età dell’individuo ed e’ molto più alta durante lo sviluppo. Si dovrebbe quindi stabilire prima qual è il livello di espressione nei bambini e nei feti. 
Un saluto e grazie per l’interesse !
Riccardo Alessandrelli
ASL2 Abruzzo


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> Il giorno 01 giu 2018, alle ore 16:45, Sonia Zen <soniazen.rusticali a gmail.com> ha scritto:
> 
> Molto interessante.
> Potrebbe diventare un esame di laboratorio nella prassi per identificare neonati che possono  manifestare in seguito autismo?
> Cordialità Sonia Zen Presidente Angsa Veneto
> 
> 
> Il gio 31 mag 2018, 19:19 Riccardo Alessandrelli <alessandrelli.riccardo a gmail.com> ha scritto:
>> Ho ricevuto l'invito da Daniela Mariani Cerati ad esprimere la mia opinione su autismo e  retrovirus endogeni (HERV) per il fatto che ho partecipato a lavori sull'argomento.
>> Il primo lavoro  è stato pubblicato nel 2012 su PlosOne, frutto di una ricerca risalente al 2010, la mia tesi di specializzazione. 
>> Proverò a descrivere in sintesi i risultati. Il nostro primo lavoro si proponeva di studiare una popolazione di minori con diagnosi di autismo a confronto con controlli sani, analizzando il grado di espressione retrovirale o meglio, di componenti retrovirali, in linfociti vivi stimolati in vitro. Emerse che i linfociti dei pazienti autistici si distinguevano dai controlli proprio per gli elevati livelli di espressione di componenti strutturali  della famiglia degli HERV-H. 
>> Il nostro lavoro, per anni non ha destato grande interesse, tantomeno è stato citato. Solo in epoche recenti si è creato un certo interesse sull'argomento. 
>> Ciò mi ha portato a fare delle ipotesi: sicuramente l'accostamento autismo-retrovirus evocava in molti, equivoci meccanismi infettivi e patogeni,  ma in altri anche anche una fascinazione, purtroppo molto frequente nel mondo dell'autismo, che ritengo porti al rischio di snaturare il significato della comprensione di questa condizione, alla ricerca spasmodica della causa patogena.
>> Invece, la natura dei retrovirus, il loro potere patogeno e ancor di più la loro funzione utile, descrivono un fenomeno ben più complesso e, per molti versi, simile al fenomeno dell'autismo. 
>> I retrovirus endogeni originano da virus esogeni che in milioni di anni si sono integrati nel genoma delle specie. E' estremamente interessante notare che la percentuale di materiale genetico "alieno" alle specie animali proveniente dagli HERV, sia direttamente proporzionale alla filogenesi, trovando la massima rappresentazione nei primati, con all'apice l'uomo: Possediamo infatti l'8% di DNA riconducibile a retrovirus, la più alta nelle specie viventi. Questo materiale è andato in parte frammentato con le ricombinazioni, in parte si è conservato, portando alla perdita del potere infettante degli HERV. Questo materiale viene nuovamente espresso in prodotti proteici  non codificanti oppure codificanti proteine virali, in grado più elevato in  alcune patologie autoimmuni, in alcuni tumori e in disturbi neurologici e psichiatrici. Ma abbiamo anche esempi di funzioni benefiche e quindi fisiologiche, frutto dell'espressione retrovirale: è il caso della sincitina, proteina originata dall'ENV retrovirale, responsabile della protezione del feto dall'immunità materna. Altri componenti retrovirali produrrebbero protezione nei confronti di retrovirus esogeni. 
>> Esistono pertanto evidenze  che i retrovirus endogeni abbiano contribuito all'evoluzione delle specie, attraverso meccanismi stocastici ed associati pertanto a eventi negativi ma anche positivi; ed in generale, avrebbero apportato un arricchimento nella variabilità del genoma. Il tutto, notevolmente modulato dal sistema immunitario. 
>> Quanti parallelismi con l'autismo, per il quale ad oggi non abbiamo identificato il meccanismo patogeno,  piuttosto stiamo giungendo alla consapevolezza  della necessità di una emancipazione dal concetto semplicistico di rapporto patogeno-malattia, verso un'idea di "esperimento dell'evoluzione", ancor più forte nel suo significato, grazie alla maggiore conoscenza dell'autismo ad alto funzionamento. 
>> 
>> Metto volentieri a disposizione la mia tesi in italiano a chi voglia approfondire l'argomento. Allego il primo lavoro del 2012 e quello del 2016 pubblicati. 
>> 
>> Permettetemi di raccontarvi un aneddoto: l'idea di studiare la relazione tra HERV e autismo fu di Carla Arpino, mia mentore e Professore associato alla NPI di Tor Vergata. Procedevamo in cieco: io reclutavo i pazienti, Carla si occupava dello studio retrovirale e non era a conoscenza dei pazienti con la diagnosi. Ricordo con grande emozione quando, per telefono, Carla riuscì a distinguere i casi dai controlli, leggendo semplicemente il livello di espressione retrovirale linfocitaria. per la prima volta riuscivamo a identificare i casi  attraverso criteri non fenomenologici osservativi del comportamento, bensì con parametri laboratoristici. Poche settimane dopo Carla venne mancare in modo drammaticamente inaspettato. 
>> Buona serata.
>> Riccardo Alessandrelli
>> 
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>> 
>> Riccardo Alessandrelli
>> 
>> Medico Chirurgo
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>> Specialista in Neuropsichiatria Infantile
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>> Dirigente medico presso ASL2 Abruzzo
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