[autismo-biologia] comorbilitá psichiatrica

daniela a autismo33.it daniela a autismo33.it
Dom 23 Dic 2018 17:35:30 CET


Si inquadra, almeno in parte, nel discorso della comorbilitá psichiatrica
il dato che si legge nella tabella 4 dell’articolo “Premature mortality in
autism spectrum disorder, Tatja Hirvikoski et al, The British Journal of
Psychiatry (2016) 208, 232–238. doi: 10.1192/bjp.bp.114.160192

https://pdfs.semanticscholar.org/d4ca/e0b1efaaaf1e6d4ad452636ea6a898bb7e67.pdf

Da questa tabella risulta che la morte per suicidio é 2.41 volte piú
frequente rispetto alla popolazione di pari etá  nelle persone con autismo
low functioning e  9.40 volte piú frequente rispetto alla popolazione di
pari etá nelle persone con autismo high functioning.

Gli autori cosí commentano questo dato

"Suicidality was increased in, but not limited to, individuals with
Asperger syndrome and a history of depression
In addition to psychiatric comorbidity, individuals with high-functioning
ASD may have psychological vulnerability, such as social disengagement,
which may increase the risk of suicide.
Analysis of moderators and mediators of suicidal behaviours in individuals
with ASD is an important area of future research, and should not only
focus on risk factors but also resilience.

Individuals with ASD may lack many of the protective factors that could
decrease the risk of suicide, such as a supportive social network, good
coping skills and overall life satisfaction.
The risk of suicide may also be reduced by therapeutic and supportive
contacts.
However, in individuals with ASD, difficulties in social interaction and
communication (i.e. core symptoms of ASD) may seriously reduce the ability
to seek and receive help and treatment.
Given that most individuals living with ASD today are adults, the support
and interventions need to extend beyond paediatric and early education.
Similarly, our findings may indicate a continuous need for improvement in
public health and medical care for individuals with ASD"

Questo é uno studio svedese, svoltosi in uno dei paesi piú avanzati al
mondo dal punto di vista sociale e sanitario. Non c’é motivo di pensare
che in Italia la situazione sia migliore. Ritengo pertanto valide oltre i
confini della Svezia le considerazioni finali  “Dato che molti individui
con autismo oggi sono adulti, il supporto e gli interventi devono essere
estesi oltre l’educazione precoce e pediatrica.
Similmente, i nostri dati possono indicare un bisogno continuo di
miglioramento nella salute pubblica e nelle cure mediche per gli individui
con autismo”
    Daniela Mariani Cerati


> Il problema della comorbilitá psichiatrica negli adulti con disturbi dello
> spettro autistico é gravissimo, mette in croce i soggetti che ne sono
> affetti e le loro famiglie ed é di difficile gestione per i
> professionisti.
> Da poco nella letteratura medica se ne comincia a parlare.
> Nahar A e coll.
>
> https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30316630
>
> dall’analisi delle cartelle cliniche di 33 soggetti adulti con  la doppia
> diagnosi hanno ricavato quanto segue: la patologia psichiatrica é iniziata
> mediamente a 16 anni; circa la metá dei soggetti presentava piú di un
> disturbo psichiatrico; le diagnosi psichiatriche piú comuni sono state:
> disturbo ossessivo – compulsivo 48.4%, disturbo bipolare  39.3%, psicosi
> 27.2%
>
> Una cosa ben nota, ma che finalmente viene detta a chiare lettere é
>
>  “Overall response to treatment was minimal”
>
> “Comorbid psychiatric illnesses in individuals with HFA show poor response
> to treatment.”
>
> Dunque la presenza di malattie psichiatriche coesistenti ma distinte dall’
> autismo autorizza a utilizzare farmaci, e altri approcci terapeutici,
> specifici per le malattie in comorbilitá, ma questi approcci terapeutici,
> quando é  presente anche l’autismo,  non funzionano.  Data la rilevanza
> del problema,  questa carenza di terapie efficaci dovrebbe stimolare una
> intensa ricerca biologica e clinica.
>
> Non mi risulta che ci siano linee guida sulla terapia delle comorbilitá
> psichiatriche nell’autismo. La presentazione di casi singoli, anche se
> rappresenta un timido contributo,  é pertanto molto utile. Questo é  stato
> fatto da Victoria Bell e colleghi
>
> https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6020257/#ref16
>
> e speriamo di trovare presto altri contributi non solo relativi a singoli
> casi, ma relativi a linee guida da seguire nei tanti casi di comorbilitá
> per i quali ora si va a tentativi, molti dei quali risultano fallimentari
>      Daniela Mariani Cerati
>
>
>
>
>
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