[autismo-biologia] neuromodulazione del cervelletto per soggetti autistici.

mario palma ilcameriere a gmail.com
Sab 14 Apr 2018 06:36:55 CEST


cari amici,

trascrivo questo articolo dal sito

pernoiautistici.com

ma non comprendo cosa significhi in pratica neuromodulazione e stimolazione.

Forse sono termini eufemistici per rispolverare il terribile elettrochoc?

Ciao mario

***


Sarà il 2018 l’anno dell’autismo? Ci si chiede, cioè, si arriverà 
finalmente a scoprire qualche rimedio che possa

risultare utile ed efficace a tenere a bada i piccoli grandi problemi 
che affliggono le persone adulte dello

spettro, che permetterà ai bimbi di poter comunicare i propri bisogni 
senza comportamenti disperati e magari

acquisire quelle competenze necessarie per non perdere il treno sul 
quale salgono i loro coetanei normodotati? E

renderà gli adulti più autonomi e più “animali sociali”?
Ogni anno speriamo che sia quello buono. Nel frattempo seguiamo le 
notizie che ci arrivano dal mondo della scienza.

L’ultima proviene dalla Gran Bretagna, risale a qualche settimana fa e 
riguarda uno studio del team di ricercatori

dell’ O’Donnell Brain Institute che avrebbe trovato un modo per 
ripristinare il comportamento sociale nei soggetti

affetti da autismo. Gli scienziati hanno dimostrato che le disabilità 
sociali possono essere corrette dalla

stimolazione cerebrale e ora stanno esaminando la possibilità di 
trattare i bambini autistici con la

neuromodulazione. La ricerca prova che una parte specifica del 
cervelletto, cioè la regione vicino al tronco

cerebrale specializzata nel coordinare i movimenti, è fondamentale per i 
comportamenti autistici. La ricerca

stabilisce anche un obiettivo più accessibile per la stimolazione 
cerebrale rispetto a molti circuiti neurali

correlati all’autismo che sono sepolti in profondità all’interno delle 
pieghe del cervello. “Questo è

potenzialmente un risultato abbastanza potente – ha spiegato il dottor 
Peter Tsai, responsabile della ricerca

condotta presso il Brain Institute dell’UT Southwestern Medical Center – 
Dal punto di vista terapeutico questa

parte del cervelletto è un obiettivo allettante e sebbene la 
neuromodulazione non possa curare la causa genetica

soggiacente l’autismo, il miglioramento dei deficit sociali nei bambini 
con autismo potrebbe avere un enorme

impatto sulla qualità della loro vita”.
Come si legge su Tiscali.it, i ricercatori che  hanno pubblicato il loro 
studio sulla  rivista scientifica Nature

Neuroscience hanno prima utilizzato la neuromodulazione per dimostrare 
che umani e topi hanno connessioni parallele

tra domini specifici all’interno del cervelletto e della corteccia 
cerebrale, ritenuti implicati da molteplici

studi sull’autismo. Successive fasi dello studio hanno dimostrato che 
interrompere la funzione all’interno del

dominio cerebrale ha comportato comportamenti autistici e che la 
stimolazione cerebrale ha corretto la

compromissione sociale nei topi.
Ora si aspetta uno studio che permetta di garantire un certo livello di 
sicurezza della tecnica sui bambini.

Sebbene i medici abbiano applicato senza problemi la neuromodulazione 
cerebellare a disturbi come la schizofrenia,

non è stata ancora applicata e studiata nei bambini con autismo. “Questa 
parte del cervello – ha commentato il

dottor Tsai, che ora sta pianificando degli studi presso il Centro per 
l’autismo e le disabilità della UT

Southwestern – non ha ricevuto l’attenzione che merita per quanto 
riguarda la comprensione dell’autismo”. La

maggior parte degli studi sull’autismo si è infatti concentrata sulla 
corteccia, una regione del cervello associata

alla cognizione.
Per comprendere meglio il ruolo del cervelletto nella mediazione di 
questi comportamenti, il team del dottor Tsai

ha utilizzato la neuromodulazione per dimostrare che umani e topi hanno 
connessioni parallele tra il dominio destro

crusI del cervelletto e il lobulo parietale inferiore della corteccia. 
Gli autori dello studio hanno poi utilizzato

l’imaging cerebrale per dimostrare che quelle stesse connessioni sono 
interrotte in una coorte di bambini autistici

e in un modello di topo autistico. Hanno inoltre dimostrato che 
l’interruzione della funzione all’interno di Right

Crus in topi normali ha comportato un’interazione sociale alterata e 
comportamenti anomali e ripetitivi.
Il team è andato oltre e ha cercato di verificare se la neuromodulazione 
potesse migliorare i

comportamenti. Stimolando i neuroni in questa parte del cervelletto di 
modello di topo autistico, gli scienziati

hanno dimostrato che la stimolazione cerebellare migliora i 
comportamenti sociali, ma non i comportamenti

ripetitivi caratteristici dell’autismo in questi topi. Il responsabile 
dello studio ha spiegato che gli effetti

limitati possono riflettere il coinvolgimento di parti aggiuntive del 
cervelletto o forse il periodo di tempo

limitato per correggere alcuni comportamenti. Tuttavia, ha anche notato 
che questa neuromodulazione ripristinava i

comportamenti sociali anche nei topi adulti. Questo risultato suggerisce 
che le persone con autismo possono ancora

beneficiare dei trattamenti anche se l’intervento arriva in tarda età.



Maggiori informazioni sulla lista autismo-biologia