[autismo-biologia] Nicoletti, facebook e i vaccini

Cristina Panisi cristina.panisi a tin.it
Ven 11 Ago 2017 13:08:42 CEST


Credo che il punto centrale della questione risieda nell’impegno per evitare un disorientamento tra il “NOI” e il “LORO”. In qualità di pediatra con una copertura vaccinale superiore alla media nazionale tra i propri pazienti, sarei la prima ad essere disorientata.

Concordo sull’importanza di basare le affermazioni sulle evidenze. Gran parte della comunità scientifica ritiene che allo stato attuale non disponiamo di sufficienti evidenze scientifiche di sicurezza e su questi temi sono previsti confronti nei prossimi mesi. La questione “sicurezza” non riguarda solamente le anomalie del neurosviluppo, ma numerose altre condizioni che stanno mostrando aumento della prevalenza con trend parallelo. L’attenzione dedicata dalla pediatria agli eventi riguardanti le prime epoche di vita è dimostrata dall’aver intitolato ai “primi mille giorni di vita” (età gestazionale e primi due anni) i convegni dell’ultimo periodo. La posizione decisamente favorevole alla vaccinoprofilassi delle società pediatriche non è in contrasto con la riflessione circa i numerosi possibili fattori di rischio che possono interagire e influire sulla vulnerabilità (e le opportunità di salute) dell’individuo. Escludere i vaccini e le modalità di somministrazione da queste valutazioni non sarebbe corretto. Non conosco evidenze scientifiche che supportino tale esclusione. Se ve ne sono, con piacere le accoglierò.


Tra i numerosi aspetti che sono oggetto di riflessione, uno dei più importanti riguarda la modalità di raccolta dei dati circa gli effetti indesiderati. Proprio questa fase della ricerca rischia di creare bias che compromettono la qualità della ricerca stessa. Pertanto la proposta di adeguare la raccolta dei dati al fenomeno che desideriamo misurare sembra coerente con il desiderio di migliorare il raggiungimento delle evidenze scientifiche.

Quella che può essere considerata una impressione “di pancia” nel mio scritto precedente, preferisco considerarla una ventennale esperienza clinica nell'ambito dell'immunoreattività, tale da consentire una valutazione critica della letteratura scientifica. D’altra parte, rispetto le opinioni espresse, continuando a ritenere che il dialogo e il confronto multidisciplinare siano le vie adeguate per rispondere alle esigenze delle persone.

Le proteste in piazza e il ricorso a "misure fai da te" sono misura del nostro insuccesso, comportamento reattivo che, meglio di altri, dovremmo comprendere e per il quale possiamo contribuire a trovare una via. 

Credo di aver espresso con sufficiente chiarezza il mio pensiero, proposta di una modalità di comunicazione e contenuti che ciascuno è libero di accogliere o meno. Troveremo sedi più opportune della mailing list per approfondire la questione, se riterrete utile farlo. 

Infine, sono grata per il riferimento a Galileo, richiamo anche per me assai caro. Non potremmo chiedere esempio più luminoso.



Un cordiale saluto

Cristina Panisi

PS La tesi di dottorato non riguarderà questi temi, bensì l’inserimento lavorativo delle persone con autismo. Ma questa è un’altra storia …

Laboratorio Autismo
Dipartimento di Scienze del Comportamento e del Sistema Nervoso Centrale
Università degli Studi di Pavia 




Il giorno 11/ago/2017, alle ore 07:21, Stefano PALAZZI ha scritto:


> Buongiorno 🤔
> Quanto scritto dalla dottoressa Cristina Parisi è gradevole, a suo modo argomentato, ma evidence-free. Non riporta dati, definizioni e risultati. Cita se stessa e quel tale Wakefield. Se non ho frainteso, la metodologia descritta è aneddotica: niente di male se si è consapevoli dei limiti che ha.  Plausibilità non equivale a causalità! Potrà dunque scrivere una tesi di dottorato in psicologia, sostenuta da bibliografia e osservazioni, meritevole di essere letta e discussa. Tuttavia se non soddisferà rigorosi criteri scientifici, con percentuali, test di significatività e analisi dei bias, rischierà di aggiungere confusione a un tema in cui le opinioni e le esperienze soggettive ignorano fatti epidemiologici documentati. 
> Credere alle "evidenze" piuttosto che alle "eminenze" ha messo nei guai parecchie persone, ad es. Galileo che dovette sottomettere la propria fede nei Fatti alla fede negli Atti. È arduo tacitare una convinzione emotiva (di pelle, di pancia, di cuore...) per mezzo di un ragionamento logico, soprattutto se vi è il consenso di una folla scontenta pronta al linciaggio.
> La polemica planetaria tra NOI vaccinisti e LORO non vaccinisti è ormai puramente ideologica. Coincide infatti - in parte - con quella tra sostenitori del modello scientifico e... gli altri. Ci sono opuscoli, libri, siti e dibattiti a raffica. Business per tutti! Diversamente dai tempi di Galileo, i sostenitori del modello scientifico una volta tanto hanno dalla loro parte l'autorità costituita - e purtroppo la motivazione di alcuni di NOI è non abbandonare il carro dei quasi-certi vincitori. Il vento potrebbe però far cambiare opinione a non pochi. LORO contano sul fatto che dopo Brexit, Trump e Costituzione Italiana, un referendum quasi-certamente darebbe loro la maggioranza.
> Si vedrà allora chi di NOI cambierà posizione, perché il cervello non crede ai "fatti", ma tende ad allinearsi al pensiero virtuale dominante - salvo che sia portatore di caratteristiche autistiche o qualcosa del genere. A partire da Aristotele - ipse dixit - molti di LORO credono che l'umanità debba essere una specie sociale, come le api, le formiche, gli stormi di uccelli neri e greggi varie. Se il pensiero intelligente questa volta pare vincere, è perché è sostenuto da un branco politico influente. Finché dura...
> 
> === Stefano P. 
> Già direttore dell'Osservatorio Autismo della Regione Lombardia (1996-2001)
> 
> On 9 Aug 2017, at 16:04, Cristina Panisi <cristina.panisi a tin.it> wrote:
> 
>> Su invito di alcuni iscritti alla mailing list di autismo-biologia, sento giusto prendere parte agli scambi degli ultimi giorni in merito alla questione riguardante la vaccinoprofilassi.
>> 
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