[autismo-biologia] R: Re: Fwd: Re: Altered gut microbiota in Rett syndrome

Antonio Calabrò a.calabro a dfc.unifi.it
Sab 27 Ago 2016 11:31:55 CEST


Il 26/08/2016 15:48, Marina Marini ha scritto:
>
> Il fatto che ci sia chi specula su questi temi senza aver fatto studi 
> specifici non deve distogliere dallo studiare al meglio, con metodiche 
> serie, il fenomeno, soprattutto se si considera che comunque ci sono 
> sempre più prove che la composizione del microbioma intestinale ha 
> grandi influenze su tanti aspetti legati al benessere in generale, e 
> in particolare alla salute e alla performance psichica e mentale. 
> Giusto perché è recentissimo, vi segnalo un interessante studio che 
> lega la flessibilità cognitiva alla composizione del microbioma 
> intestinale e alle influenze che su di esso può avere la dieta.
>
> Neuroscience. 
> <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=long+and+short+term+memory+and+microbioma#> 
> 2015 Aug 6;300:128-40. doi: 10.1016/j.neuroscience.2015.05.016. Epub 
> 2015 May 14. Relationships between diet-related changes in the gut 
> microbiome and cognitive flexibility.Magnusson KR 
> <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Magnusson%20KR%5BAuthor%5D&cauthor=true&cauthor_uid=25982560>^1 
> , Hauck L 
> <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Hauck%20L%5BAuthor%5D&cauthor=true&cauthor_uid=25982560>^2 
> , Jeffrey BM 
> <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Jeffrey%20BM%5BAuthor%5D&cauthor=true&cauthor_uid=25982560>^3 
> , Elias V 
> <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Elias%20V%5BAuthor%5D&cauthor=true&cauthor_uid=25982560>^4 
> , Humphrey A 
> <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Humphrey%20A%5BAuthor%5D&cauthor=true&cauthor_uid=25982560>^5 
> , Nath R 
> <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Nath%20R%5BAuthor%5D&cauthor=true&cauthor_uid=25982560>^6 
> , Perrone A 
> <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Perrone%20A%5BAuthor%5D&cauthor=true&cauthor_uid=25982560>^7 
> , Bermudez LE 
> <http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Bermudez%20LE%5BAuthor%5D&cauthor=true&cauthor_uid=25982560>^8 
> .
>
> In quanto alla complessità dei Disturbi dello Spettro Autistico non 
> monogenici, sono io la prima a sottolineare l'ostacolo che tale 
> complessità comporta; per superare questi aspetti è necessario un 
> approccio "intelligente", come quello che pensiamo di aver 
> identificato (ma ce ne saranno sicuramente anche altri!). Lungi da noi 
> l'idea di generalizzare dei risultati ottenuti in campi affini ma non 
> del tutto sovrapponibili.
> A tal fine, vorrei portare due contributi metodologici derivanti dalla 
> nostra esperienza diretta, che portano a due conclusioni 
> apparentemente discordi:
> - Lo studio di un numero relativamente piccolo di casi di bambini 
> affetti da Disturbi dello Spettro Autistico non monogenici ha 
> mostrato, con nostra sorpresa, dei fenotipi comuni inattesi, 
> riconducibili a una situazione, sicuramente generalizzata, di stress 
> ossidativo e/o di stato infiammatorio: questo apre la strada a 
> possibili trattamenti, deontologicamente giustificabili e aventi come 
> finalità un miglioramento dei sintomi.
> - Le alterazioni morfologiche degli eritrociti descritte nella 
> sindrome di Rett non hanno una rispondenza PUNTUALE nei Disturbi dello 
> Spettro Autistico non monogenici, anche se sono presenti, come se ogni 
> sindrome desse luogo a morfologie anomale ma diverse (nostro dato 
> ancora non pubblicato).
> L'esperienza da noi accumulata ci spinge certamente a non 
> generalizzare in maniera automatica, ma allo stesso tempo ci 
> suggerisce di approfondire gli studi per conoscere le basi 
> eziopatologiche comuni all'ASD e cercare di individuare approcci 
> terapeutici che abbiano una base scientifica.
> Grazie per l'attenzione
> Marina Marini
>
> /-- //
> Marina Marini Associate Professor of Applied Biology Department of 
> Experimental, Diagnostic and Specialty Medicine- University of 
> Bologna, Italy voice (+39)0512094-116/094/100; fax (+39)0512094110; 
> cellulare (+39)3454316414; e-mail marina.marini a unibo.it/
>
>
>
>
>
> Il 25/08/2016 13:04, ccelenza a libero.it ha scritto:
>> E' per questo motivo che l'argomento mi trova sempre scettica. In 
>> questo caso non mi convince il tentativo di generalizzazione da una 
>> condizione monogenica al resto dello spettro. Ci sono secondo me 
>> anche ipotesi molto più semplici da indagare. Problemi come la 
>> difficoltà a masticare o la selettività alimentare possono 
>> influenzare la composizione della flora intestinale, senza andare 
>> tanto lontano? Esistono studi su persone nello spettro che hanno/non 
>> hanno problemi nell'alimentazione?
>> Claudia Celenza
>>
>>
>>     ----Messaggio originale----
>>     Da: "Armando Mazzoni" <mazzoni.armando a libero.it>
>>     Data: 25/08/2016 11.17
>>     A: "Autismo Biologia"<autismo-biologia a autismo33.it>
>>     Ogg: Re: [autismo-biologia] Fwd: Re: Altered gut microbiota in
>>     Rett syndrome
>>
>>
>>     Segnalo cosa ben risaputa: i disturbi intestinali (presunti) sono
>>     una dei cavalli di battaglia dei ciarlatani che propinano cure e
>>     diete, spesso non innocue; gli ambienti istituzionali, però, non
>>     sono totalmente impermeabili a questo sottobosco, come a tanti
>>     altri dell'autismo.
>>
>>     Benvenute quindi le ricerche serie con augurio di buon e utile
>>     esito per gli autistici e per le loro famiglie
>>
>>     Inviato da iPhone
>>
>>     Il giorno 19 ago 2016, alle ore 12:17, Marina Marini
>>     <Marina.marini a unibo.it <mailto:Marina.marini a unibo.it>> ha scritto:
>>
>>>
>>>     	
>>>
>>>     	
>>>
>>>     	
>>>
>>>     	
>>>
>>>     Mi complimento con gli autori di questo lavoro di grande qualità
>>>     e molto interessante!
>>>     A proposito del commento di Daniela, concordo sul fatto che lo
>>>     studio di una patologia monogenica ha il vantaggio di poter
>>>     studiare una popolazione omogenea ma richiede uno sforzo
>>>     organizzativo notevole per la rarità della sindrome. Trovo
>>>     inoltre molto utile che nel lavoro siano stati riportati anche i
>>>     dati relativi a un nutrito gruppo di soggetti sani di controllo,
>>>     in quanto ancora si sa poco del microbiota sano. Sicuramente
>>>     questo studio sarà un punto di partenza anche per future
>>>     comparazioni.
>>>     Nei Disordini dello Spettro Autistico non associati a mutazioni
>>>     monogeniche, la grande disomogeneità eziologica e clinica
>>>     potrebbe scoraggiare studi di questo genere, ma il nostro gruppo
>>>     ha elaborato una proposta che pensiamo possa essere vincente:
>>>     associare allo studio osservazionale uno studio interventistico
>>>     con un  prodotto nutraceutico che potenzialmente potrebbe sia
>>>     migliorare alcuni aspetti clinici sia alterare in senso positivo
>>>     il microbioma e/o le alterazioni epigenetiche e fenotipiche
>>>     (stress ossidativo e infiammazione). L'unico ostacolo al
>>>     progetto è il suo costo... Lo abbiamo sottoposto a diversi Enti
>>>     finanziatori e soperiamo in un esito positivo!!!
>>>
>>>     Marina
>>>
>>>     /-- //
>>>     Marina Marini Associate Professor of Applied Biology Department
>>>     of Experimental, Diagnostic and Specialty Medicine- University
>>>     of Bologna, Italy voice (+39)0512094-116/094/100; fax
>>>     (+39)0512094110; cellulare (+39)3454316414; e-mail
>>>     marina.marini a unibo.it/
>>>
>>>
>>>     Il 17/08/2016 21:16, daniela marianicerati ha scritto:
>>>>     *E’ stato pubblicato il 30 luglio scorso l’articolo*
>>>>     Altered gut microbiota in Rett syndrome
>>>>     ·Francesco Strati,
>>>>     ·Duccio Cavalieri,
>>>>     ·Davide Albanese,
>>>>     ·Claudio De Felice,
>>>>     ·Claudio Donati,
>>>>     ·Joussef Hayek,
>>>>     ·Olivier Jousson,
>>>>     ·Silvia Leoncini,
>>>>     ·Massimo Pindo,
>>>>     ·Daniela Renzi,
>>>>     ·Lisa Rizzetto,
>>>>     ·Irene Stefanini,
>>>>     ·Antonio Calabrò and
>>>>     ·Carlotta De Filippo
>>>>     /Microbiome /2016 *4*:41
>>>>     *DOI: *10.1186/s40168-016-0185-y
>>>>     *Published: *30 July 2016
>>>>     Il lavoro affronta uno dei temi caldi della ricerca biologica:
>>>>     le modificazioni del microbiota nell’ambito di possibili
>>>>     alterazioni della funzione cerebrale a partenza dalle complesse
>>>>     relazioni entero – cerebrali.
>>>>     *“*A strict relationship between the gut microbiota and the
>>>>     central nervous system (CNS) has been observed, and numerous
>>>>     studies have shown alterations of the gut microbiota in the
>>>>     heterogeneous group of neurological disorders belonging to the
>>>>     autism spectrum disorders (ASDs) [14
>>>>     <https://microbiomejournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40168-016-0185-y#CR14>].
>>>>     In addition, the gut microbiota may modulate CNS activities
>>>>     through neural, endocrine, metabolic and immune pathways [15
>>>>     <https://microbiomejournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40168-016-0185-y#CR15>]
>>>>     affecting complex physiological and behavioural states of the
>>>>     host [15
>>>>     <https://microbiomejournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40168-016-0185-y#CR15>,16
>>>>     <https://microbiomejournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40168-016-0185-y#CR16>]
>>>>>>>>     Partire da una condizione monogenica ben caratterizzata come la
>>>>     sindrome di Rett è una strada meno problematica per passare
>>>>     dalle ipotesi teoriche all’evidenza dei dati, ma un ostacolo
>>>>     non piccolo è dato dalla rarità di tali condizioni e dalla
>>>>     conseguente difficoltà ad avere campioni numericamente
>>>>     significativi.
>>>>     Questo ed altri ostacoli sono stati superati da un gruppo
>>>>     multidisciplinare e multicentrico di ricercatori italiani, a
>>>>     dimostrazione delle grandi risorse della ricerca biologica
>>>>     italiana e delle grandi capacità  organizzative che uno studio
>>>>     di questo tipo richiede.
>>>>     Per entrare nel merito del lavoro copio il comunicato stampa
>>>>     gentilmente inviatomi da uno degli autori, Antonio Calabrò
>>>>     dell’ Università di Firenze **
>>>>     *COMUNICATO STAMPA*
>>>>     /Alterazioni del microbiota intestinale nella sindrome di Rett/
>>>>     Numerosi studi, condotti nell'ultimo decennio, dimostrano con
>>>>     chiarezza che  l'essere umano è  a tutti gli effetti da
>>>>     considerare una specie di "superorganismo"  in cui una
>>>>     moltitudine di specie batteriche - il cosiddetto microbiota
>>>>     intestinale -  quantizzabili  in circa 10^14 ,^coesiste con le
>>>>     cellule umane che lo compongono, superandole in termini
>>>>     numerici di 10-100 volte. Una alterazione di questo complesso
>>>>     ecosistema è stata chiamata in causa nel determinismo di
>>>>     molteplici patologie, non solo di ordine gastroenterologico ma
>>>>     interessanti anche numerosi altri organi ed apparati. In uno
>>>>     studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Microbiome,
>>>>     un gruppo di ricercatori dell'Università di Firenze,
>>>>     dell'Istituto di Biometeorologia (IBIMET) del CNR e
>>>>     dell'Università di Trento, in collaborazione con la
>>>>     neuropsichiatria infantile dell'Ospedale Le Scotte di Siena e
>>>>     di uno staff di biologi computazionali della Fondazione Edmund
>>>>     Machdi San Michele all'Adige (TN), ha per la prima volta
>>>>     documentato importanti alterazioni nel microbiota intestinale
>>>>     delle pazienti con s. di Rett, un disordine neurologico
>>>>     progressivo generalmente legato a mutazioni del genemethyl-CpG
>>>>     binding protein 2(/MeCP2). / Le bambine affette da questa
>>>>     complessa patologia presentano disturbi gastrointestinali con
>>>>     elevata frequenza, fino al 70-85% dei casi. L'aumento
>>>>     nell'abbondanza  relativa di alcune specie batteriche
>>>>     (bifidobatteri, clostridi) e fungine (candida) documentato
>>>>     nello studio, permette di  spiegare lo stato di  cronica
>>>>     infiammazione e la genesi dei disturbi intestinali, in
>>>>     particolare della stipsi a volte veramente ostinata, che
>>>>     affligge queste bambine. Lo studio, promosso dalla
>>>>     Gastroenterologia Clinica dell'Università di Firenze (Prof.
>>>>     Antonio Calabrò) e brillantemente coordinato dalla Dr.ssa
>>>>     Carlotta de Filippo del CNR apre importanti prospettive
>>>>     terapeutiche per i soggetti affetti da questa grave malattia.
>>>>     Link lavoro:
>>>>     Strati et al, Microbiome 2016
>>>>     https://microbiomejournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40168-016-0185-y
>>>>
>>>>
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>>>>     Lista di discussione autismo-biologia
>>>>     autismo-biologia a autismo33.it
>>>>     ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).
>>>>     Fondazione Augusta Pini ed Istituto del Buon Pastore Onlus.
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In qualità di coautore, sento il dovere di rispondere alle numerose mail 
giunte in questi giorni a commento del nostro lavoro. Voglio 
innanzitutto ringraziare la Prof.ssa Marini, anche a nome di tutti i 
colleghi che con fatica hanno contribuito alla realizzazione del 
progetto, perchè credo abbia colto il senso più profondo dello  studio, 
concernente le alterazioni del micro/micobiota intestinale nella s. di Rett.
Come sottolineato da Daniela a commento del comunicato, il tema  è di 
grande interesse scientifico ed esistono ampie evidenze a sostegno del 
fatto che alterazioni del microbiota intestinale possono esercitare 
profonde influenze sul SNC. Ricordo a questo proposito che alla fine 
degli anni  '80 - ero da poco stato assunto all'Università -  fu 
organizzato a Firenze un enorme Congresso Internazionale intitolato 
"Brain-Gut Axis". Bene, pur non disconoscendo l'enorme importanza del 
cervello nel controllo delle varie funzioni digestive (secrezione, 
motilità...), è ormai evidente che oltre al "Brain-Gut Axis" esiste un 
"Gut-Brain axis" e che metaboliti prodotti nell'intestino possono 
influenzare specifiche funzioni cerebrali contribuendo, almeno in parte 
allo sviluppo di ansia, depressione... Giusto per fare un esempio, il  
triptofano presente in alcuni alimenti viene normalmente metabolizzato 
dalla 5OH-triptofano decarbossilasi a 5OH-triptamina o serotonina : 
questo è almeno in parte la ragione dell'attività anti-depressiva 
attribuita al cioccolato, ricco in triptofano. In alcuni individui, 
tuttavia, per effetto di alterazioni del microbiota, può verificarsi 
l'attivazione di un enzima, l'indolamina 2-3 diossigenasi, che 
attraverso una diversa via metabolica porta allo sviluppo di ac. 
chinurenico e chinolinico. Quest'ultimo, accumulandosi nel cervello può 
esercitare un importante azione neurotossica.
Venendo nello specifico al nostro studio,  mi sembra opportuno precisare 
che nessuno pretendeva di trovare una causa della s. di Rett, come 
peraltro ci è stato obiettato in maniera piuttosto semplicistica da uno 
dei Referee: la causa della Rett è a tutti nota e risiede in specifiche 
mutazioni di MECP2 o, molto più raramente, di altri geni (CDKL5, FOXG1). 
Scopo dello studio era semplicemente quello di verificare se le profonde 
alterazioni esercitate dalle suddette mutazioni, in particolare di MECP2 
a livello digestivo, potessero essere associate ad una disbiosi e, in 
caso affermativo, se una modificazione nell'equilibrio tra le varie 
specie batteriche e fungine potesse  contribuire  allo stato di cronica 
infiammazione intestinale che caratterizza la s. di Rett. Faccio 
peraltro presente che nelle conclusioni viene ribadita la necessità di 
ulteriori studi, volti ad analizzare più in dettaglio le modificazioni 
dinamiche del microbiota durante le varie fasi di progressione della 
malattia in un modello animale di Rett (MeCP2-null mouse) ampiamente 
validato e riconosciuto.
Mi sembra inoltre doveroso precisare che nello studio in questione non è 
stata estrapolata alcuna conclusione sui disturbi dello spettro 
autistico, data la natura monogenica della s. di Rett che giustifica la 
sua recente enucleazione da questi ultimi. Per quanto concerne le 
possibili prospettive terapeutiche, un eventuale intervento mirato a 
correggere la disbiosi  potrebbe a mio avviso contribuire a migliorare 
lo stato di "mild inflammation" ed i  conseguenti disturbi intestinali 
che caratterizzano queste bambine, non certo a determinare la 
regressione della malattia.
Più complesso è certamente il problema delle alterazioni del microbiota 
nei disturbi dello spettro autistico, su cui stiamo peraltro lavorando. 
In uno studio recentemente pubblicato su Cell da S. Manzmanian su un 
modello animale di autismo (topi nati da mamme *MIA,* cioè con 
*M*aternal *I*mmune*A***ctivation) è stata documentata una importante 
disbiosi  e dimostrata la reversibilità delle alterazioni metabolomiche 
e dei disturbi del comportamento (difetti di socializzaione, del 
linguaggio...) attraverso la somministrazione di Bacteroides /fragilis/. 
Pur riconoscendo l'importanza dello studio, rimango dell'opinione che 
sia indispensabile acquisire informazioni più precise su bambini affetti 
da ASD, prima di pensare ad un intervento con probiotici, nutraceutrici 
e quant'altro. L'insuccesso di molti interventi volti a correggere il 
dismicrobismo intestinale ed il conseguente comprensibile scetticismo,  
sono a mio avviso da imputare al fatto che sono stati utilizzati 
probiotici "a caso", probabilmente più sotto la pressione di questa o 
quella industria farmaceutica che sulla base di chiare evidenze 
scientifiche.
Voglio infine replicare alle affermazioni di Armando Mazzoni che ha 
scritto " i disturbi intestinali (presunti) sono una dei cavalli di 
battaglia dei ciarlatani che propinano cure e diete, spesso non 
innocue". Per quanto mi riguarda non credo di essere un ciarlatano e 
francamente penso che la frase non fosse attribuita agli autori dello 
studio; sono invece ampiamente convinto, come peraltro documentato da 
numerosi lavori pubblicati su riviste autorevolissime, che i disturbi 
intestinali nella s. di Rett siano molto più frequenti di quanto fino a 
poco tempo fa si potesse immaginare e che si debba fare ogni sforzo per 
cercare di migliorare la qualità e le aspettative di vita delle bambine 
affette. Spero in ogni caso di poter incontrare in qualche occasione e 
quindi di conoscere di persona Armando, che ritengo essere una persona 
degnissima di rispetto.
Scusandomi per essermi dilungato un pò troppo,
Cordiali saluti
Prof. A. Calabrò

Antonino Calabrò, MD, Ass Prof,

Director of the School of Gastroenterology

Dept of Experimental and Clinical Biomedical Sciences
University of Florence -

Florence - Italy





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