[autismo-biologia] R: Re: Fwd: Re: Altered gut microbiota in Rett syndrome
ccelenza a libero.it
ccelenza a libero.it
Gio 25 Ago 2016 13:04:03 CEST
E' per questo motivo che l'argomento mi trova sempre scettica. In questo caso non mi convince il tentativo di generalizzazione da una condizione monogenica al resto dello spettro. Ci sono secondo me anche ipotesi molto più semplici da indagare. Problemi come la difficoltà a masticare o la selettività alimentare possono influenzare la composizione della flora intestinale, senza andare tanto lontano? Esistono studi su persone nello spettro che hanno/non hanno problemi nell'alimentazione?
Claudia Celenza
----Messaggio originale----
Da: "Armando Mazzoni" <mazzoni.armando a libero.it>
Data: 25/08/2016 11.17
A: "Autismo Biologia"<autismo-biologia a autismo33.it>
Ogg: Re: [autismo-biologia] Fwd: Re: Altered gut microbiota in Rett syndrome
Segnalo cosa ben risaputa: i disturbi intestinali (presunti) sono una dei cavalli di battaglia dei ciarlatani che propinano cure e diete, spesso non innocue; gli ambienti istituzionali, però, non sono totalmente impermeabili a questo sottobosco, come a tanti altri dell'autismo.
Benvenute quindi le ricerche serie con augurio di buon e utile esito per gli autistici e per le loro famiglie
Inviato da iPhone
Il giorno 19 ago 2016, alle ore 12:17, Marina Marini <Marina.marini a unibo.it> ha scritto:
Mi complimento con gli autori di questo lavoro di grande qualità e
molto interessante!
A proposito del commento di Daniela, concordo sul fatto che lo
studio di una patologia monogenica ha il vantaggio di poter
studiare una popolazione omogenea ma richiede uno sforzo
organizzativo notevole per la rarità della sindrome. Trovo inoltre
molto utile che nel lavoro siano stati riportati anche i dati
relativi a un nutrito gruppo di soggetti sani di controllo, in
quanto ancora si sa poco del microbiota sano. Sicuramente questo
studio sarà un punto di partenza anche per future comparazioni.
Nei Disordini dello Spettro Autistico non associati a mutazioni
monogeniche, la grande disomogeneità eziologica e clinica potrebbe
scoraggiare studi di questo genere, ma il nostro gruppo ha
elaborato una proposta che pensiamo possa essere vincente:
associare allo studio osservazionale uno studio interventistico
con un prodotto nutraceutico che potenzialmente potrebbe sia
migliorare alcuni aspetti clinici sia alterare in senso positivo
il microbioma e/o le alterazioni epigenetiche e fenotipiche
(stress ossidativo e infiammazione). L'unico ostacolo al progetto
è il suo costo... Lo abbiamo sottoposto a diversi Enti
finanziatori e soperiamo in un esito positivo!!!
Marina
--
Marina Marini Associate Professor of Applied Biology
Department of Experimental, Diagnostic and Specialty
Medicine- University of Bologna, Italy voice
(+39)0512094-116/094/100; fax (+39)0512094110; cellulare
(+39)3454316414; e-mail marina.marini a unibo.it
Il 17/08/2016 21:16, daniela
marianicerati ha scritto:
E’ stato
pubblicato il 30 luglio scorso l’articolo
Altered
gut microbiota in Rett syndrome
·
Francesco Strati,
·
Duccio Cavalieri,
·
Davide Albanese,
·
Claudio De
Felice,
·
Claudio Donati,
·
Joussef Hayek,
·
Olivier Jousson,
·
Silvia Leoncini,
·
Massimo Pindo,
·
Daniela Renzi,
·
Lisa Rizzetto,
·
Irene Stefanini,
·
Antonio Calabrò and
·
Carlotta De
Filippo
Microbiome 2016 4:41
DOI: 10.1186/s40168-016-0185-y
Published: 30 July 2016
Il lavoro
affronta uno dei temi caldi della ricerca biologica: le
modificazioni del microbiota nell’ambito di possibili
alterazioni della funzione cerebrale a partenza dalle
complesse relazioni entero – cerebrali.
“A
strict relationship between the gut microbiota and the
central nervous system (CNS) has been observed, and
numerous studies have shown alterations of the gut
microbiota in the heterogeneous group of neurological
disorders belonging to the autism spectrum disorders
(ASDs) [14].
In addition, the gut microbiota may modulate CNS
activities through neural, endocrine, metabolic and immune
pathways [15]
affecting complex physiological and behavioural states of
the host [15, 16] “
Partire da una
condizione monogenica ben caratterizzata come la sindrome
di Rett è una strada meno problematica per passare dalle
ipotesi teoriche all’evidenza dei dati, ma un ostacolo non
piccolo è dato dalla rarità di tali condizioni e dalla
conseguente difficoltà ad avere campioni numericamente
significativi.
Questo ed altri
ostacoli sono stati superati da un gruppo
multidisciplinare e multicentrico di ricercatori italiani,
a dimostrazione delle grandi risorse della ricerca
biologica italiana e delle grandi capacità organizzative
che uno studio di questo tipo richiede.
Per entrare nel
merito del lavoro copio il comunicato stampa gentilmente
inviatomi da uno degli autori, Antonio Calabrò dell’
Università di Firenze
COMUNICATO
STAMPA
Alterazioni
del microbiota intestinale nella sindrome di Rett
Numerosi studi,
condotti nell'ultimo decennio, dimostrano con chiarezza
che l'essere umano è a tutti gli effetti da considerare
una specie di "superorganismo" in cui una moltitudine di
specie batteriche - il cosiddetto microbiota intestinale -
quantizzabili in circa 1014, coesiste
con le cellule umane che lo compongono, superandole in
termini numerici di 10-100 volte. Una alterazione di
questo complesso ecosistema è stata chiamata in causa nel
determinismo di molteplici patologie, non solo di ordine
gastroenterologico ma interessanti anche numerosi altri
organi ed apparati. In uno studio appena pubblicato sulla
prestigiosa rivista Microbiome, un gruppo di ricercatori
dell'Università di Firenze, dell'Istituto di
Biometeorologia (IBIMET) del CNR e dell'Università di
Trento, in collaborazione con la neuropsichiatria
infantile dell'Ospedale Le Scotte di Siena e di uno staff
di biologi computazionali della Fondazione Edmund Mach di San Michele
all'Adige (TN), ha per la prima volta documentato
importanti alterazioni nel microbiota intestinale delle
pazienti con s. di Rett, un disordine neurologico
progressivo generalmente legato a mutazioni del gene methyl-CpG
binding protein 2 (MeCP2). Le
bambine affette da questa complessa patologia presentano
disturbi gastrointestinali con elevata frequenza, fino al
70-85% dei casi. L'aumento nell'abbondanza relativa di
alcune specie batteriche (bifidobatteri, clostridi) e
fungine (candida) documentato nello studio, permette di
spiegare lo stato di cronica infiammazione e la genesi
dei disturbi intestinali, in particolare della stipsi a
volte veramente ostinata, che affligge queste bambine. Lo
studio, promosso dalla Gastroenterologia Clinica
dell'Università di Firenze (Prof. Antonio Calabrò) e
brillantemente coordinato dalla Dr.ssa Carlotta de Filippo
del CNR apre importanti prospettive terapeutiche per i
soggetti affetti da questa grave malattia.
Link lavoro:
Strati et al,
Microbiome 2016
https://microbiomejournal.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40168-016-0185-y
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ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici).
Fondazione Augusta Pini ed Istituto del Buon Pastore Onlus.
Per cancellarsi dalla lista inviare un messaggio a: valerio.mezzogori a autismo33.it
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