[autismo-biologia] ricorrenza

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Sab 11 Gen 2014 12:17:31 CET


Nello studio commentato nel mio messaggio dell'agosto 2011 la ricorrenza di
spettro autistico tra i fratelli era risultata molto superiore a quanto emerso
da precedenti studi. Abbiamo rimarcato i possibili vizi metodologici nella
raccolta dei dati che si prestavano ad una selezione dei fratellini minori con problemi
predittivi di autismo
Uno studio del 2013 (Constantino, J.N et al. Autism recurrence in half siblings: strong support for
genetic mechanisms of transmission in ASD. Molecular Psychiatry18, 137—138 (2013)) ridimensiona
la ricorrenza di autismo nei fratelli: 9,5% nei fratelli di padre e di madre; 5,2%
nei fratelli solo materni; 0% nei fratelli solo paterni
Si conferma una maggiore ricorrenza nei fratelli maschi rispetto
alle femmine.
 
The recurrence rate was 0.052 for maternal half
siblings (0.081 for males, 0.020 for females), 0.00 for the small
number of paternal
half siblings and 0.095 for full siblings (0.141 for
males, 0.050 for females).
 
Per quanto riguarda la ricorrenza zero per i fratelli solo
paterni i maligni commentano “Pater semper incertus”  Gli autori sottolineano il fatto che il numero
di fratelli solo paterni è molto minore di quello dei fratelli solo materni (55
fratelli solo paterni contro 619 fratelli solo materni) e come tale
statisticamente poco significativo
 
19 agosto 2011
E’
uscito il 15 agosto scorso l’articolo
“Recurrence Risk for Autism Spectrum Disorders:
A Baby Siblings Research Consortium Study”

L’articolo si puo’ leggere integralmente al link 
http://pediatrics.aappublications.org/content/early/2011/08/11/peds.2010-2825.full.pdf+html

Lo studio fa parte di un’ampia ricerca prodotta dal Baby Siblings
Research Consortium, un gruppo internazionale multicentrico che si è formato
per studiare la storia naturale dell’autismo fino dai suoi esordi nei primi
mesi e/o anni di vita.
Per documentare in diretta la nascita dell’autismo il gruppo ha identificato
come campione a rischio quello dei fratelli minori di bambini  ai quali è
stata fatta diagnosi di disturbi dello spettro autistico.
In questo lavoro 664 fratelli minori sono stati seguiti dall’età di meno di 18
mesi fino a tre anni. La grande maggioranza è stata arruolata a 8 mesi.
A tre anni di età tutti sono stati valutati sia clinicamente che con il test
ADOS da clinici esperti.
I risultati sono i seguenti:
“There were 132 infants (29 female)
who met criteria for ASD at outcome,
yielding an estimated recurrence rate
of 18.7% (95% CI: 13.34 –25.5). 
Of these
132 participants, 54 (40.9%) received a
clinical diagnosis of autistic disorder
and 78 (59.1%) received a clinical diagnosis
of pervasive developmental disorder
not otherwise specified”

Gli autori fanno notare che a tre anni non è possibile fare diagnosi di
Asperger, per cui questa percentuale potrebbe salire ulteriormente in una
osservazione più prolungata.

Si conferma il genere maschile
come fattore di rischio.
“The gender of the infant significantly predicted outcome, with 26.2% of male
infants receiving an ASD diagnosis versus 9.1% of female infants. The estimated
relative risk for gender was 2.8, indicating an almost threefold increase in
the risk of an ASD outcome in male relative to female siblings”

Il rischio di ricorrenza rilevato in questo studio  è superiore a quanto
rilevato in precedenti indagini.

Bisogna notare però che in 37 famiglie (6%) c’è più di un fratello
maggiore affetto da disturbo dello spettro autistico e questo ha un grande peso
sul risultato globale in quanto chi ha più di un fratello maggiore affetto ha
una probabilità del 32,2% di sviluppare la sindrome, mentre chi ne ha uno solo
ha il 13,5 %.

La differenza tra famiglie “simplex” (un solo figlio affetto) e famiglie
“multiplex” (due figli affetti) rimane statisticamente significativa anche
quando si confrontano i sottogruppi di famiglie con almeno tre figli(380 di cui
343 simpliex e 37 multiplex). 

Mi preme sottolineare questi dati perché negli echi che ho visto sulla stampa,
sinora solo straniera, i titoli, ma anche i testi degli articoli non riportano
questo dato, ma solo il rischio di ricorrenza del 18.7% con  il 26.2% per
i maschi e il 9,1 % delle femmine.

Mi pare non irrilevante il fatto che per chi ha un solo figlio affetto il
rischio di ricorrenza sia del 13,5 %, (e non del 18.7%) che diventa poi minore
per le femmine.

Lo studio ha dei punti di forza e dei punti di debolezza.
I punti di forza sono dati dalla numerosità del campione,  dalla natura
prospettica dello studio e dal rigore con cui è stata fatta la diagnosi sia del
primo figlio che dei fratellini oggetto dello studio.

Un elemento di debolezza metodologica è dato dal fatto che questi dati sono il
sottoprodotto di una ricerca nata non come epidemiologica, ma con tutt’altri
fini, come dicevo all’inizio.
Il gruppo di famiglie oggetto dello studio non è stato scelto secondo le regole
del campionamento statistico, che deve essere fatto in modo tale da essere
rappresentativo della generalità dei casi Ogni centro ha arruolato chi aveva in
cura, ha utilizzato Internet, oltre al tradizionale passa parola, e ha
reclutato altre famiglie tramite le associazioni di genitori e gli eventi ad
essi dedicati.
Questo potrebbe avere operato una selezione tra i genitori che erano più
preoccupati per lo sviluppo dell'ultimo nato e quindi avere favorito una
sovrastima dei fratellini affetti.

Il clou dello studio sono i numeri che esprimono il rischio di ricorrenza nelle
famiglie che hanno già un figlio affetto e nei sottogruppi di chi ha tre figli
o più tra affetti e non affetti. Per il sottogruppo delle famiglie numerose
(tre o più figli) gli autori hanno fatto un’ulteriore classificazione definendo
“simplex” in senso stretto quelle che hanno, oltre al figlio affetto, altri
figli non affetti, distinguendole da quelle che sono “simplex” per forza, non
avendo avuto l’opportunità di diventare “multiplex” in quanto non hanno messo
al mondo altri figli. 

Sia io che altri colleghi con cui mi sono confrontata abbiamo avuto qualche
difficoltà di comprensione. Dal momento che è molto importante per le famiglie
sapere quale è il rischio di ricorrenza, pur con i limiti dello studio in
esame, prima di inviare il presente messaggio ho scritto a Sally Ozonoff,
coautrice dell’articolo, che mi ha confermato che il numero che deve essere
maggiormente evidenziato è 13,5% e non il 18,7% né  il 20% che emerge nel
confronto tra i due sottogruppi di famiglie numerose

Tra le tante mail che ci siamo scambiate, Sally Ozonoff e io,  copio il
seguente stralcio

"the take home message is that no matter how we defined simplex (more or
less narrowly), the rate of recurrence was significantly lower than in the
multiplex families....... The
13.5% rate in the paper was based on a much larger sample, so that number is
the one I would have more confidence in. 
Sally 

Sally Ozonoff, Ph.D.
Endowed Professor and Vice Chair for Research
Department of Psychiatry and Behavioral Sciences
M.I.N.D. Institute
U.C. Davis Medical Center
2825 50th Street
Sacramento CA 95817
916/703-0259 phone
916/703-0244 fax
sally.ozonoff a ucdmc.ucdavis.edu
http://mindinstitute.org
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