R: [autismo-biologia] un modello animale di autismo che invita a fare ricerca e sperimentazione sull'uomo

mazzoni.armando a libero.it mazzoni.armando a libero.it
Gio 18 Dic 2014 11:39:18 CET


Per quanto possa essere complesso, faticoso, poco premiante nel breve, non  ricercare è  peggio di ricercare.
Credo, personalmente, che gli insuccessi nella ricerca valgano tanto quanto i successi, restringono il campo e avvalorano ipotesi successive, anche se è un processo lento (all'interno del quale, però, possono talvolta nascere brusche ed imprevedibili accelerazioni).
Colgo una certa inerzia intellettuale ed accademica intorno all'oggetto di questa mail e di altre simili, che sembra cadere nel vuoto.


Il perchè un problema, che riguarda centinaia di migliaia di famiglie solo in Italia, sia così poco interessante da tutti i punti i vista, non ultimo quello accademico-scientifico, è veramente difficile da capire.
Mi sembra che, nel suo complesso, ciò che gira intorno all'Autismo sia un mondo conservatore e autoconsistente, soprattutto nel nostro paese, dimenticando però che così si conserva tale e quale anche l'Autismo stesso.
Cordiali salutiAM



----Messaggio originale----

Da: marianicerati a yahoo.it

Data: 17-dic-2014 20.54

A: "lista autismo-biologia"<autismo-biologia a autismo33.it>

Ogg: [autismo-biologia] un modello animale di autismo che invita a fare ricerca e sperimentazione sull'uomo



Il Professor Giorgio Lenaz ha
letto, riassunto e commentato l’articolo Microbiota Modulate
Behavioral and Physiological Abnormalities Associated with Neurodevelopmental
Disorders Modulazione da parte
dei microrganismi intestinali di alterazioni del comportamento associate a
disturbi dello sviluppo del sistema nervoso.Hsiao E.Y et al , Cell
155:1451-1463 Questo studio di autori americani
del prestigioso California Institute of Technology, pubblicato su una delle più
importanti riviste scientifiche, dirige l’attenzione su una possibile origine o
concausa tossica dei disordini dello spettro autistico (ASD). In particolare la
composizione della flora batterica intestinale viene considerata un fattore
importante per indurre uno stato infiammatorio e per determinare il passaggio
di sostanze tossiche al circolo con conseguenze sullo sviluppo del sistema
nervoso. A mio parere questo studio non
inficia le numerose ricerche che hanno dimostrato una forte componente genetica
multifattoriale nella patogenesi dei ASD, ma danno una indicazione
sull’importanza della concomitante presenza di fattori esogeni che possono
incrementare gli effetti della componente genetica predisponente.  La maggior parte delle ricerche
sui disordini dello spettro autistico (ASD) si sono dirette agli aspetti
genetici, anche se sono stati anche presi in considerazione fattori ambientali,
disfunzioni immunitarie e contemporanea presenza di altre malattie.Tra le disfunzioni che
accompagnano gli ASD sono frequenti le alterazioni gastrointestinali, come
alterata mobilità e aumentata permeabilità. Un recente studio multicentrico di
14.000 soggetti con ASD ha dimostrato una maggior prevalenza di infiammazione
gastrointestinale rispetto ai controlli. La causa di questi disturbi non è
chiara ma potrebbe essere collegata alla flora batterica intestinale. In
effetti parecchi studi hanno riportato un’alterata composizione della flora
batterica in ASD. E’ stato riportato che i batteri commensali influenzano una
grande varietà di comportamenti sociali, emozionali e ansiosi e contribuiscono
allo sviluppo del sistema nervoso nel topo; ciò suggerisce la possibilità di
terapie basate sull’impiego di microrganismi. Pertanto gli autori hanno
utilizzato un modello animale, in particolare il ceppo murino MIA
caratterizzato da abnorme attivazione immunitaria materna con una progenie
avente molte caratteristiche comportamentali dell’autismo, allo scopo di
caratterizzare la concomitante presenza di eventuali compromissioni
gastrointestinali e alterazioni della flora batterica.I 
principali risultati dello studio sono riassunti qui sotto. La progenie di madri MIA mostra alterazioni gastrointestinali simili a
quelle riscontrate in alcuni studi su persone con autismo, in particolare
una aumentata permeabilità di grosse molecole dall’intestino al torrente
sanguigno e uno sbilancio nello spettro delle citochine a livello intestinale. La progenie di madri MIA mostra un’alterata flora batterica intestinale.
In particolare vi sono sbilanci nella composizione nell’ambito della classe
Bacteroidia e Clostridia, con particolare abbondanza nel ceppo MIA di batteri
della famiglia Lachnospiraceae, suggerendo che questa famiglia possa avere un
ruolo nella patogenesi della sindrome MIA. Il trattamento allo svezzamento dei topi MIA con Bacteroides fragilis
ristabilisce la barriera intestinale e corregge le alterazioni delle
citochine. Il trattamento allo svezzamento dei topi MIA con Bacteroides fragilis,
inoltre, corregge le alterazioni della
flora batterica intestinale, ristabilendo in parte la flora normale, anche
se B. fragilis stesso non colonizza l’intestino. Il trattamento con B. fragilis corregge le alterazioni comportamentali
correlate agli ASD. Per prima cosa gli autori hanno confermato che i topi
MIA manifestano molti sintomi caratteristici degli ASD; la somministrazione
orale di B fragilis corregge in modo significativo alcuni di questi sintomi, ma
non ristabilisce il comportamento sociale. I topi MIA hanno un alterato assetto dei metaboliti serici. A causa
dell’alterata permeabilità intestinale si ha un cambiamento significativo della
composizione in metaboliti nel siero (il 6% dei 322 composti rivelati con  cromatografia (gas e liquida) e spettrometria
di massa sono modificati in modo significativo). Il trattamento con B. fragilis corregge l’assetto metabolomico del
siero in topi MIA. In particolare il 4-etilfenilsolfato (4-EPS) di origine
microbica, aumentato 46 volte nei topi MIA, ritorna completamente alla
normalità dopo trattamento; analogo comportamento è mostrato da indolpiruvato. Questi
due metaboliti di origine batterica hanno rilevanza con l’autismo in quanto
producono effetti comportamentali. Il metabolita 4-EPS induce nei topi un comportamento ansioso. Topi
normali sono stati trattati nel periodo da 3 a 6 settimane di vita con 4-EPS: dopo questo
periodo i topi mostravano un comportamento ansioso simile a quello dei topi
MIA. Anche se il composto non riproduce tutti i sintomi collegabili a ASD,
questo studio dimostra un collegamento tra metaboliti della flora intestinale e
sviluppo cerebrale. Conclusioni. I topi MIA con iperattività immunitaria manifestano
sintomi correlabili all’autismo e in aggiunta alterazioni gastrointestinali con
aumentata permeabilità intestinale, sbilancio delle specie microbiche
intestinali e alterazioni dei metaboliti del siero correlabili all’assorbimento
di molecole derivanti dal modificato metabolismo batterico. Almeno alcune di
queste alterazioni sono state descritte da numerosi autori anche in sottogruppi
di soggetti ASD; tuttavia la presenza di queste alterazioni nei soggetti umani
autistici varia da 9% a 91% nei diversi studi. Gli autori sostengono che questa
variabilità dipende dalle differenze delle condizioni sperimentali usate e dai
criteri selettivi dei pazienti. La correzione dei difetti
intestinali da parte di B. fragilis avviene direttamente a livello delle
giunzioni serrate intercellulari (tight junctions) in modo da ristabilire la
normale permeabilità; contemporaneamente la correzione dell’assetto microbico
normale impedisce il passaggio nel sangue di sostanze tossiche di origine batterica
specifica. Di particolare interesse è la correzione dei disturbi
comportamentali da parte di B. fragilis: a riprova di ciò gli autori dimostrano
che un metabolita fortemente aumentato nei topi MIA induce modificazioni di
comportamento in topi normali. Gli autori sono fermamente convinti di una
importante influenza dei batteri intestinali sullo sviluppo del sistema nervoso
attraverso stimolazioni nervose, immunomodulazione (citochine) e passaggio di
molecole di origine batterica nella circolazione. Se confermato questo studio
può fornire un metodo terapeutico semplice e non invasivo per la correzione dei
disordini autistici.   Un editoriale di Gilbert et al  sullo stesso numero di Cell (155: 1446-1447) riassume
l’importanza del lavoro di Hsiao et al e ne rilancia le implicazioni terapeutiche
anche nel caso di altri disturbi di interesse psichiatrico.    













































































 



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