[autismo-biologia] priorità nella riabilitazione

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Mar 26 Ago 2014 10:04:15 CEST


Sandro Ghezzo ha citato, condividendola, la seguente frase
"... imparerai che esistono due tipi di
persone con disabilità: quelle stressate e quelle no. Le persone stressate sono
quelle che vengono bersagliate tutto il giorno, quelle non stressate sono
quelle i cui genitori ti dicono: è come suo zio!..."
 
Queste parole hanno forse significato per altri
tipi di disabilitò, in cui la riabilitazione e la vita  sono ben distinte. Nell’autismo la vera
riabilitazione e, di conseguenza, il ruolo dei terapeuti è di tutt’altro tipo.
La priorità non è l’ambulatorio o la palestra dove si fanno delle cure
riabilitative, ma le indicazioni da dare all’intorno sociale per comprendere e aiutare
la persona in difficoltà nel suo ambiente naturale. 
L’autismo ad alto funzionamento pone poi dei
problemi e la necessità di strategie peculiari. 
Io ho trovato esemplare la strategia adottata  dall’équipe dell’ASL di Ravenna, presentata al
convegno di ANGSA Ravenna dello scorso gennaio da Alessandra Annibali, che si
puo’ ascoltare su youtube
https://www.youtube.com/watch?v=6PPwypG79yQ&list=UU4F3OB9gP1QuSpGXfuyCY8Q
 
Un ragazzo di 17 anni frequenta una scuola superiore senza diagnosi e senza
insegnante di sostegno, ma ha delle stranezze che mettono a disagio lui stesso,
gli insegnanti e i compagni.
Gli operatori dell’ASL esaminano il giovane, fanno la diagnosi di Asperger,
parlano a lungo con gli insegnanti e i compagni per fare capire lo stile di
funzionamento peculiare dei giovane con i suoi punti di forza e di debolezza. Dopo
questo intervento tutti si sentono meglio, sanno cosa devono accettare e cosa
possono migliorare, mantengono gli stessi programmi, ma sanno quali
aggiustamenti e quali strategie possono aiutare Davide. La coordinatrice, Suor
Beatrice, conclude dicendo che il buon senso e la benevolenza, che hanno sempre
usato nei confronti del ragazzo, non sono bastate. Insieme a queste le
competenze acquisite con la consulenza hanno migliorato grandemente l’efficacia
dell’insegnamento e il benessere di tutti.
Nessun centro, nessuna ora di terapia riabilitativa,nessun insegnante di sostegno, ma solo un training
alle persone, in primis ai compagni, e piccoli adattamenti dell’ambiente. 
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