[autismo-biologia] autismo e comorbilità

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Ven 22 Ago 2014 16:04:24 CEST


Armando Mazzoni ha posto il seguente quesito
Volevo chiedere quante comorbidita' dell'autismo
sono conosciute, oltre al ritardo mentale, ad es. sindrome di down, epilessia,
etc.


Al quesito di Armando bisognerebbe rispondere con un trattato, non con un
semplice messaggio.
Si potrebbe cominciare con l’indice.
1)  Condizioni biomediche ben definite associate all’autismo che
hanno un ruolo causale o concausale
2)  Sintomi cerebrali o disordini psichiatrici in rapporto con la
stessa disfunzione biologica che è causa dell’autismo
3)  Malattie extracerebrali che colpiscono le persone con autismo
al pari delle altre che vanno diagnosticate e curate anche se le persone
affette non sanno comunicare la loro soggettività
4)  Malattie extracerebrali che hanno nelle persone con autismo
una maggiore incidenza rispetto alla popolazione generale in rapporto con la
stessa causa, nota o ignota, che causa l’autismo e che potrebbero avere un
ruolo causale o concausale sulla presenza o sulla gravità dei sintomi
cerebrali? Questo ultimo capitolo è un affascinante campo di ricerca dal quale
ci si possono aspettare risvolti terapeutici importanti. Bisogna fare
attenzione a non fare voli pindarici passando da ipotesi di lavoro a terapie senza
passare attraverso ricerche serie e rigorose e sperimentazioni fatte secondo le
regole universalmente accettate.
 
1)  Condizioni biomediche ben definite associate all’autismo che
hanno un ruolo causale o concausale
 
Le condizioni biomediche associate all’autismo in modo più che casuale
(espressione usata da ricercatori molto prudenti) sono tante. Le più frequenti
e meglio studiate sono la sindrome dell’X fragile e la sclerosi tuberosa.
La sindrome dell’X fragile risulta dalla
mancanza della proteina FMRX (fragile X  
mental retardation protein), importante
per la sintesi proteica attività – dipendente nei neuroni [1]. 
La sclerosi tuberosa è un disordine autosomico dominante
nel quale crescono tumori benigni in molti organi, incluso il cervello. A
seconda della localizzazione cerebrale i pazienti presentano epilessia, ritardi
di sviluppo e problemi comportamentali, che includono evitamento sociale e
deficit nella comunicazione. Questa patologia è determinata dalla perdita di
funzione di uno o l’altro di due geni, chiamati TSC1 e TSC2, portando
all’attivazione della via di trasmissione del segnale di mTOR [2].
 
Un’altra sindrome associata all’autismo identificata più
recentemente è lasindrome di Phelan–McDermid, caratterizzata da ipotonia,
disabilità intellettiva, grave ritardo o assenza di linguaggio, lievi
dismorfismi, e tratti autistici
http://www.aisphem.org/index.php/it/sindrome-phelan-mcdermid-ita
Essa è  causata dalla perdita (delezione) della porzione terminale (q13) di un
cromosoma 22 (delezione 22q13) 
Le
caratteristiche fenotipiche della sindrome Phelan–McDermid  probabilmente dipendono dal contributo di
diversi geni inclusi nella delezione, ma l’aploinsufficienza di SHANK3 sembra essere il principale
determinante dei tratti fenotipici riconducibili a quelli osservati nello
spettro autistico, quali ritardo mentale e/o problemi nel linguaggio. Infatti,
mutazioni de novo che colpiscono
esclusivamente il gene SHANK3 (microdelezioni, mutazioni puntiformi loss of function) sono state identificate
in individui con una diagnosi di ASD. 
 
Per
approfondire lo studio del rapporto tra spettro autistico,  sindromi monogeniche e geni di suscettibilità
rimando a Lomartire S e Maestrini Elena, BASI GENETICHE DEL DISTURBO DELLO
SPETTRO AUTISTICO,  in
L’ARTE
DI VIVERE
CONOSCERE, PREVENIRE E CURARE
LE MALATTIE NEURO - DEGENERATIVE
A cura di
Lucio Pardo, Luigi Pagnoni e Carolina
Delburgo
Atti del
convegno del 23 APRILE 2012 tenuto a Bologna  in onore del 103° compleanno di
RITA
LEVI MONTALCINI sul tema 
CRESCERE,
CONOSCERE, PREVENIRE:
dal
laboratorio alla prevenzione delle malattie neuro-degenerative
info a cauterium.org
 
 
 
 
 
 
 

________________________________
 
[1]Schneider, A., et al. D. Fragile X syndrome — from
genes to cognition. Dev. Disabil Res.
Rev. 15, 333–342 (2009).
[2]Curatolo, P., et
al. Tuberous sclerosis. Lancet 372, 657–668 (2008).
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