Rif: [autismo-biologia] ancora sugli psicofarmaci

Tiziano Gabrielli tgabrielli a cr-surfing.net
Ven 20 Gen 2012 18:52:07 CET


Condivido e apprezzo la lucidita' del riassunto e la preoccupazione testimoniata. 
Il grande quesito e' come uscire dall'impasse che le scontate disamine e perenni precisazioni sembrano sottendere. 
L'evidente deriva terapeutica descritta, risulta sostanzialmente comune e persino tollerata se non proprio favorita e protocollata, in nome delle peraltro oggettive difficoltà che si incontrano nella gestione degli ospiti (con DSA), specie se accolti in strutture residenziali.  Questa deriva non sembra facilmente risolvibile. Purtroppo dipende da una serie complessa di ragioni e responsabilità a piu' livelli che sarebbe opportuno dibattere. 
Tra queste, quelle che personalmente vedo:

-uno scarso livello diagnostico ma ancor più "terapeutico", in ambito neuropsichiatrico infantile,  induce i genitori ad un "fai da te" spesso accondiscendente e tutelante i meccanismi piu' retrivi e rigidi della sd. Carenza che produce cattive prassi, confusione gestionale,  problematiche nelle problematiche e avvia la richiesta di delega e lo stallo educativo (altrimenti possibile e francamente correttivo e ridimensionante gli eccessi comportamentali che andranno poi a giustificare la deriva stessa) che si riproduce a macchia d'olio, nelle diverse espressioni di presa in carico proprio a causa della ricaduta comportamentale alla non ottimale gestione (negli anni) del disabile.

- il pessimo cambio di cursore culturale, interpretativo, valutativo, nosografico e terapeutico tra neuropsichiatria infantile e psichiatra adulta (una banale e trattabilissima "stereotipia ideativa" diventa improvvisamente ed inappellabilmente "delirio psicotico" con le immediate ricadute terapeutiche; possibili brusche reazioni, al cambio improvviso e inatteso di un permanere ore senza proposte (colpevolmente abbandonati al nirvana patologico a cui sono solito dedicarsi), diventa un inaccettabile e drammatica reazione avversativa con aspetti psicotici e aggressivita' incontrollata; ecc. Che impone trattamenti adegati... Sembra assurdo, quello che in famiglia si gestiva con estrema tranquillità anche se impropriamente (dal punto di vista abilitativo) diventa improvvisamente ingestibile ( o meglio gestibile ma in altro modo) in strutture specializzate piene di specialisti ed esperti del problema. E tutto il possibile bagaglio di nozioni  e competenze (incongrue) psichiatriche si riduce a progressivi carichi farmacologici per sedare, contenere, limitare ( aprendo ulteriori se non proprio infiniti spazi a nuovo (farmacologico) vuoto di proposte, occupazioni, abilitazione.. a sua volta origine del danno che le ha avviate.  

- una propensione (apparentemente senza alternative) all'approccio farmacologico da parte della psichiatria, priva di scienza abilitativa riconosciuta (per il DPS)  e incapace di una coerenza di indagine e verifica della reale indicazione delle molecole somministrate. Determinazione a somministrare preceduta da un inclusione nosografica  della sintomatologia specifica dell'autismo che andrebbe scritta da capo, proprio  a causa della peculiarita' del funzionamento e delle profonde incompatibilità con i quadri che tipicamente descrivono i sintomi psichiatrici a cui si vogliono assimilare quelli autistici.  

Inascoltati. 
Faccio comunque appello agli scienziati che ancora amano porsi domande, quelli che credono sia fondamentale  la  lode al dubbio, impegnatevi ad osservare e distinguere attentamente i sintomi nei quadri di autismo. A vedere come lavorando questo mutino e risentano di approcci che nulla hanno a che fare con a farmacopea specialistica psichiatrica. Riscrivete la nosografia. Distingueteli da quella psichiatrica, non per bigotta pedanteria, ma per onorare la precisione della Scienza. 
Tiziano Gabrelli



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