[autismo-biologia] Le mur, film proibito, è sul web

daniela marianicerati marianicerati a yahoo.it
Lun 13 Feb 2012 20:15:45 CET


Ieri il Sole 24 ore ha parlato di autismo per una questione
che riguarda la Francia. Sophie Robert è stata condannata ad un risarcimento di
50 mila euro e il film Le mur è stato ritirato dalla Francia.
 
Ecco l’articolo
Il Sole 24 Ore del 12-02-2012

L'autismo dei lacaniani 

C'è per caso del marcio anche in Francia? Parrebbe di sì, a legger la sentenza
con cui, il 26 gennaio scorso, il tribunale di Lille ha condannato Sophie
Robert, regista del documentario Le mur - La psychanalyse à l'épreuve de
l'autisme, a risarcire per circa 50mila euro tre psicoanalisti intervistati nel
filmato, e ha messo al bando l'opera su tutto il territorio francese. Infatti,
la decisione non è solo un odioso attacco alla libertà di espressione, condotto
con argomenti che offendono la logica e la trasparenza del diritto.
Verosimilmente si tratta anche di un atto politico. Perché cade all'inizio
dell'anno in cui l'autismo è stato dichiarato dal primo ministro francese
«Grande Cause Nationale 2012».
Un modo per prender di petto la questione, dopo la presa d'atto degli scarsi
risultati ottenuti con il «Plan autisme 2008- 2010», e dopo l'azione di un
gruppo di deputati dell'Assemblea Nazionale, che ha sottoscritto un rapporto
dove si dice che i bambini che vengono al mondo con diverse forme di autismo in
Francia hanno un destino peggiore che nel resto del mondo civile. Un mondo
dove, oggi, si stima che un bambino ogni 110 sia colpito da questo spettro di
disturbi.
Già 8 anni fa il Comitato europeo dei diritti sociali e il Consiglio d'Europa
denunciarono la Francia perché non forniva ai bambini affetti da autismo e ai
loro familiari le migliori cure, visto che nei Paesi anglosassoni e nordeuropei
oltre i due terzi di questi bambini frequentano le scuole, mentre in Francia la
percentuale è limitata a poco più di un terzo.
Da cosa dipende il ritardo francese? Semplicemente dalla perniciosa influenza,
culturale e politica, della psicoanalisi. In modo particolare, degli esponenti
di una delle sette psicoanalitiche più insidiose, cioè il lacanismo. Il
documentario, che riprende nel titolo una famosa raccolta di racconti di
Jean-Paul Sartre, è stato prodotto in collaborazione con l'associazione
«Autistes sans frontières». Fu proiettato per la prima volta il 7 settembre
2011, e poco più di un mese dopo, tre psicoanalisti intervistati intrapresero
una causa legale contro la regista e la casa di produzione, sostenendo che le
loro interviste erano state tagliate e quindi manipolate dalla regista.
Lo scopo della Robert è di far luce sul perché in Francia le diagnosi di
autismo sono tardive e i trattamenti inadeguati: il che aggrava le sofferenze
di pazienti e famiglie. Le 27 interviste raccolte mettono a nudo le
insensatezze della psicoanalisi, e quindi la sua dannosità se usata per
diagnosticare e trattare un disturbo neurologico con basi genetiche, qual è
l'autismo, che dipende da un'organizzazione disfunzionale del cervello che
pregiudica lo sviluppo delle capacità di cognizione sociale. La Robert, che è
stata ringraziata dal primo ministro francese, cerca di far capire ai francesi,
soprattutto ai famigliari dei bambini autistici, che subiscono anche
intimidazioni e ricatti, che l'emergenza autismo dipende dal fatto che tra gli
psichiatri di quel Paese persistono assurde idee sulle cause del disturbo.
Ignorando persino i pronunciamenti dell'Organizzazione mondiale della sanità,
gli psicoanalisti francesi si ostinano a parlare di una psicosi causata da
un'eccessiva freddezza della madre nei confronti del bambino, già in utero e/o
dopo la nascita. Con quali prove sostengono questa ridicola tesi? Nessuna. Solo
il dogma inventato negli anni Sessanta da discutibili personaggi: si tratti di
Lacan, che spiegava l'autismo con il concetto di «madre coccodrillo», invadente
e castrante, o di Bettelheim con l'allucinatoria immagine della «fortezza
vuota», per definire i bambini autistici, e della «madre frigorifero», per
spiegare la malattia riconducendola a un disturbo del rapporto emotivo
madre/bambino, all'origine del quale vi sarebbe appunto la «frigidità» materna.
È evidente come, praticando la psichiatria con queste idee, si possono far solo
danni. Ognuno può pensarla come vuole. Ma nell'età della medicina basata sulle
prove di efficacia, un medico deve essere in grado di dimostrare empiricamente
che le sue cure funzionano. Altrimenti è un ciarlatano. E va contro il vincolo
deontologico di non far del male ai pazienti e fornire i migliori trattamenti
esistenti.
Siccome si rendono in qualche modo conto che, se vogliono mantenere privilegi e
continuare ad abusare di un ruolo terapeutico, devono evitare di confrontare le
proprie teorie e metodi con quelli in uso nel resto del mondo civilizzato, gli
psichiatri francesi fanno il possibile per evitare che si diffondano anche in
Francia spiegazioni e trattamenti clinici validi. Come quelli messi a punto
negli ultimi anni nell'ambito della ricerca neurologica e della psicologia
cognitivo-comportamentale statunitense. Del resto l'avversione diffusa negli
ambienti umanistici francesi, e quindi anche tra gli psicoanalisti, verso le
idee che maturano nel mondo anglosassone è quasi un luogo comune.
Di quello che arriva dal Nord America, la maggioranza degli intellettuali
francesi prende sul serio solo le ruminazioni delle varie epistemologie
relativiste concepite sul suolo gallico, che fanno spesso ritorno dopo aver
infettato i dipartimenti universitari stranieri e alimentato l'esercito di
zombie intellettuali che si compiace di raccontarsi favolette costruttiviste.
Tutto quello che è fondato su ricerca empirica e pragmatismo è giudicato da
costoro, come del resto accade sempre più spesso anche in Italia, espressione
di minaccioso scientismo. Con le conseguenze che si possono ben vedere!
In una democrazia liberale un'opera intellettuale può essere censurata solo se
il suo contenuto è diffamatorio verso persone o istituzioni. Da questo punto di
vista, la sentenza del tribunale di Lille non ha alcun fondamento. Chiunque può
verificarlo, confrontando le interviste complete agli psicoanalisti, messe a
disposizione dalla regista, e le versioni tagliate per far rientrare il
prodotto in una durata accettabile e trasmetterlo televisivamente.
Allora: come non vedere nella sentenza del tribunale di Lille l'ombra lunga
della censura ideologica? Di un uso improprio della giustizia, per mancanza di
argomenti, al fine di tutelare una posizione di privilegio immeritata e
dannosa?

di Gilberto Corbellini
 
Come spesso succede, il ritiro del film  e la
punizione alla regista aumentano la curiosità del mondo intero e fanno una
grande pubblicità al film che naviga tranquillo sul web

Per i curiosi ecco il link
http://www.supportthewall.org/2011/12/watch-the-wall-le-mur-by-sophie-robert/
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