[autismo-biologia] CAA e CF
Vera Stoppioni N.P.I.
vera.stoppioni a sanita.marche.it
Sab 9 Ott 2010 12:06:02 CEST
Mi scuso di aver risposto prima di aver letto le mail del Prof. Barale e di Antonella Costantino.
E' comunque un argomento che a noi interessa molto e che staimo cercando di studiare dal punto di vista dello "strumento" linguistico e di come alcune situazioni si intersecano con disturbi del linguaggio o con disturbi prassici.
Ci piacerebbe poter condividere progetti in questo ambito.
Vera Stoppioni
----- Original Message -----
From: Prof.Francesco Barale
To: autismo-biologia a autismo33.it
Sent: Friday, October 08, 2010 12:52 AM
Subject: Re: [autismo-biologia] CAA e CF
Come al solito Stefano, con asciuttezza "british", è andato direttamente al cuore della questione, evitando di infilarsi nei fanatismi, nelle approssimazioni, negli atteggiamenti sbrigativi, nelle guerre di religione e nelle rozzezze metodologiche che su questi temi, negli anni trascorsi, hanno caratterizzato, da tutte le opposte parti, la discussione (e anche purtroppo la maggior parte dei lavori "scientifici", spesso, devo dire, piuttosto ridicoli). La questione che si pone per tutti (sottolineo "per tutti") i metodi di implementazione delle capacità comunicative nell'autismo è, come dice Stefano, proprio di confrontarsi seriamente con il deficit di intenzionalità comunicativa, di coerenza cognitiva e, aggiungerei, di organizzazione pragmatico-intenzionale, dell'autismo. Deficit importanti, reali, le cui radici neuropsicologiche cominciamo solo recentemente e solo parzialmente a capire e che nessuna "tecnica" pensata per defici "periferici" può aggirare magicamente. Questo è il problema. Sappiamo però anche che tali deficit non sono di regola né globali né statici, che sono esposti ad innumerevoli fluttuazioni contestuali, e che frammenti di intenzionalità magari non organizzata e non in grado di esprimersi in modi coerenti con i "normali" canali comunicativi pure permangono nell'autismo, talvolta anche in gravi condizioni autistiche. Come scriveva U. Frith qualche anno fa, "i defit nell'autismo non sono mai nè statici nè globali". Compresi quelli comunicativi. Sappiamo anche che la distinzione tra "deficit centrali" e "deficit periferici" nel caso dell'autismo è essa stessa altamente problematica (se non altro perchè tutti gli step che vanno dalla organizzazione ideo-motoria dell'intenzionalità, compresa quella comunicativa, alla sua espressione prassica sono in questo caso coinvolti tutti insieme). Sappiamo inoltre che, comunque, le procedure abilitative procedono di regola proprio dal "periferico" al "centrale" (anche se sono tanto più intelligenti quanto più considerano la globalità dei problemi). Sappiamo anche che proprio perchè l' intenzionalità e le capacità pragmatico-comunicative sono così fragili nell'autismo, tutti (sottolineo "tutti") i metodi di implementazione delle capacità comunicative sono esposti ai notissimi e documentati rischi di sovrapporre (più o meno inconsciamente) le intenzioni comunicativa del facilitatore o dell' implementatore a quelle, incerte, fragilissime, non organizzate, nella maggior parte dei casi non in grado di organizzarsi pragmaticamente in modo autonomo, del soggetto autistico. Non per questo la questione è meno rilevante: qualsiasi possibilità di implementare, incanalare e amplificare le capacità espressive dei soggetti, delle persone con autismo, va perseguita, con umiltà, scetticismo, spirito critico e prudenza, senza fanatismi e senza illusioni, con competenza tecnica e grande rispetto della alterità autistica, senza cercare scorciatoie, senza onnipotenti negazioni della realtà dei deficit e della complessità neuropsicologica dei problemi, sapendo bene quali sono i rischi ma anche sapendo bene, d'altro canto, quanto sia importante la posta in giuoco: anche il più piccolo frammento di verità (la possibilità di esprimere la propria soggettività) che si riesca ad ottenere, magari confuso, magari incerto, magari da districare dall'impasto più o meno inevitabile di artefatti, è assolutamente prezioso; è un compito da perseguire col massimo possibile del pessimismo dell'intelligenza, ma a cui non possiamo rinunciare.
Cordiali saluti a tutti
Francesco Barale
----- Original Message -----
From: Stefano Palazzi
To: autismo-biologia a autismo33.it
Sent: Thursday, October 07, 2010 9:58 AM
Subject: [autismo-biologia] CAA e CF
Conosco e apprezzo la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) in ambito fisiatrico e neuromotorio in particolare, dove si intende compensare un deficit "periferico" sensoriale o motorio. L'approccio ora è diffuso anche per l'autismo (vedi allegato).
Che possa occupare lo spazio riabilitativo della illusoria Comunicazione Facilitata (CF)? Il problema resterebbe quello del deficit di intenzionalità e coerenza cognitiva, che sono alla base della diversità autistica. Il partner comunicativo della persona con autismo potrebbe inferire significati che riflettono più l'orecchio e lo sguardo di chi ascolta affatto compiuti nel soggetto.
Che ne pensa il gruppo autismo-biologia?
Stefano P.
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PS: per chi legge in inglese segnalo il sito con ulteriori considerazioni sulla problematica centrale-periferico nell'autismo sotto forma di review della raccolta Autism and Blindness. Research and Reflections: http://bjp.rcpsych.org/cgi/content/full/187/3/296
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Conosco e apprezzo la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) in
ambito fisiatrico e neuromotorio in particolare, dove si intende
compensare un deficit "periferico" sensoriale o motorio. L'approccio
ora è diffuso anche per l'autismo (vedi allegato).
Che possa occupare lo spazio riabilitativo della illusoria
Comunicazione Facilitata (CF)? Il problema resterebbe quello del
deficit di intenzionalità e coerenza cognitiva, che sono alla base
della diversità autistica. Il partner comunicativo della persona con
autismo potrebbe inferire significati che riflettono più l'orecchio e
lo sguardo di chi ascolta affatto compiuti nel soggetto.
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